Di questa partita, però, se ne comincia a parlare parecchi giorni prima, soprattutto per una dichiarazione: “Il derby è una partita come le altre, per me non è una cosa a parte”. Questo lo dice Zdenek Zeman, allenatore biancoceleste. Frase che non passa inosservata e scatena diverse polemiche.
La squadra dell’allenatore di Praga gioca un calcio d’attacco, spettacolare, ricalcando alla lettera i suoi principi che a Foggia avevano stupito l’Italia intera. “Zemanlandia” è sulla bocca di tutti per il pallone sempre in profondità, i tagli degli attaccanti esterni, i terzini in sovrapposizione per arrivare al cross e servire gli attaccanti e gli attaccanti stessi a capitalizzare decine di occasioni a partita. Il tutto, al netto dell’attenzione difensiva, non così maniacale rispetto a quella offensiva, con i centrali costretti a giocare alti e ad accettare spesso l’uno contro uno.
Al termine della decima giornata di campionato, del 20 novembre, gli umori della città si segnalano opposti. I giallorossi impattano 0-0 a Brescia, in un pomeriggio dimenticabile anche per altri motivi. I biancocelesti vincono in casa per 5-1, rimontando l’iniziale vantaggio di Pippo Maniero. La situazione in classifica vede la Roma quinta a 17, la formazione di Zeman seconda a parimerito con la Fiorentina di Claudio Ranieri a 21.
La situazione in vista della stracittadina è ai vertici della tensione. Sportiva e non. Qualche organo di informazione lo definisce “derby d’alta classifica”. Inoltre, nella settimana che porta alla partita, diverse cronache raccontano di possibili problemi di ordine pubblico. Tanto che il Prefetto della Capitale, Luigi Vitiello, dispone di trasmettere la partita in televisione su Rai 3 solo per la Regione.
All’Olimpico sono attesi oltre 75mila spettatori. 42.150 i biglietti venduti al botteghino, 33.149 gli abbonati della squadra di casa. Circa duemila gli agenti di sicurezza allertati per l’evento. In più, c’è anche Cavallo Pazzo – al secolo Mario Appignani – che intende invadere pacificamente ancora una volta un terreno di gioco di uno stadio italiano, con “un’azione fantasmagorica” (tra le tante iniziative, due anni prima aveva fatto irruzione all’Ariston nel bel mezzo del Festival di Sanremo condotto da Pippo Baudo).
Zeman si dichiara tranquillo in conferenza stampa e quasi si fa sfuggire che “sarà una partita facile. Non penseremo alla Roma che farà una gara difensiva, noi contiamo sul nostro gioco”. Carlo Mazzone, il tecnico della Roma, parte più scaramantico affermando che “gli avversari sono favoriti”. E a qualche cronista rivela off the record come ha motivato i suoi, attaccando sul muro dello spogliatoio la pagina del Corriere dello Sport in cui viene decretata la superiorità biancoceleste in tutti i reparti.
La Roma non vince un derby dal colpo di testa vincente di Rudi Voeller al Flaminio: 18 marzo 1990. In più, deve riscattare la sconfitta subita nel precedente confronto della stagione precedente deciso da Signori e da un rigore sbagliato da Giannini (che poteva significare pareggio).
La mattina del 27 novembre 1994 sui quotidiani campeggia la notizia che Umberto Bossi salirà al Quirinale per una verifica “dura e seria” con il Presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, sulle prospettive dell’esecutivo di Silvio Berlusconi. “Non sono previste crisi”, assicura il Senatur, ma sono i primi cenni di cedimento del Governo.
E per chi intende andare al cinema ed evitare lo stress della sfida Capitale (c’è gente che lo fa…), nelle sale può avere solo l’imbarazzo della scelta, con diverse pellicole che saranno premiate agli Oscar: Pulp Fiction, Forrest Gump, Il postino, Il corvo, Quattro matrimoni e un funerale, Il mostro, Speed, True Lies, Priscilla la regina del deserto.
Il calcio di inizio è previsto per le 14.30. La squadra di casa si presenta in campo con il canonico 4-3-3 boemo: Marchegiani, Negro, Bergodi, Chamot, Favalli, Winter, Di Matteo, Fuser, Rambaudi, Boksic, Signori. La Roma con un più prudente 4-4-2: Cervone, Aldair, Petruzzi, Lanna, Carboni, Moriero, Piacentini, Giannini, Cappioli, Balbo, Fonseca.
Lo stadio è praticamente esaurito. La coreografia della Curva Sud è suggestiva e passa subito alla storia per l’impatto visivo e anche la semplicità del messaggio situato in basso, sopra lo striscione del Commando Ultrà Curva Sud: “C’è solo l’AS Roma”. Al centro del settore lo stemma della tradizione con il monogramma ASR. E nel botta e risposta pre-gara degli striscioni, un altro passaggio eloquente dei sostenitori giallorossi: “Per il mondo, Roma siamo noi”. La Roma è in tenuta completamente rossa, con bordi gialli. Gli altri, anche, con la divisa casalinga. L’arbitro è il signor Robert Antony Boggi di Salerno, vestito completamente di nero.
Calcio d’inizio, la Roma attacca verso la Sud. E appena due minuti è subito gol. Lo segna Balbo, di testa, su assist di Fonseca. Gianni Cerqueti in Rai la racconta così: “La Roma, la Roma, solo due minuti”. 1-0. Tutti sotto la curva, compreso il diciottenne Francesco Totti in panchina (colui che aveva segnato il primo gol della Roma in quel campionato, contro il Foggia).
Da quel momento, “c’è solo l’AS Roma”. Al 24’ arriva il raddoppio. Moriero semina il panico, supera un paio di uomini e mette in mezzo per Cappioli che, di destro, gira al volo e batte Marchegiani. Nel secondo tempo, nel contesto di una prestazione immensa di Giuseppe Giannini, il capitano trova anche modo per fornire un assist vincente per il terzo: cross pennellato per Fonseca sul secondo palo, l’attaccante schiaccia di testa a porta vuota per il tripudio finale, segnando sotto la Nord. Proprio come aveva profetizzato un biondo ragazzo romanista in un’intervista trasmessa da Rai 2 prima della partita: “Vorrei che segnasse Fonseca, sotto la Nord, cor balletto…”.
Il balletto, la festa vera, si consuma davanti alla Sud al triplice fischio. I giocatori si abbracciano, esultano, lanciano maglie ai tifosi. Arriva il grande Giorgio Rossi in tuta a supportare i suoi ragazzi. Cervone, che aveva litigato con Boksic durante la partita, è felice e incontenibile. Cappioli resta in mutande, raccoglie una sciarpa e se la mette. Giannini con la scritta del CUCS sul collo, urla con le braccia al cielo, indicando il tre con le dita. Il 3-0 della Roma. Ad un certo punto, poi, dalle retrovie arriva di corsa Mazzone sbattendo le mani ed esultando con la sua gente. È la sua rivincita al cospetto di un ridimensionato Zeman.
In città non si parla di altro. La sera stessa, a Goal di Notte, l’attore Claudio Amendola si presenta in studio nonostante non avesse avuto un invito dal conduttore Michele Plastino: “Se la Roma vince, vengo qui quando me pare…”. Il giorno dopo sui banchi di scuola tanti bambini, che avevano visto la partita in tv, si presentano con qualche vessillo giallorosso addosso e scrivono sui banchi “0-3! W Roma”.
Una vittoria generazionale, sulla quale verranno realizzati vhs, poster, interviste, articoli, si racconteranno storie e leggende, persino una musicassetta celebrativa con i gol di Alberto Mandolesi, intitolata “La curva più bella del mondo”. Un vero e proprio romanzo, popolare e giallorosso, che almeno una volta l’anno – da 30 anni a questa parte – viene raccontato.
L'ultima vittoria per 3-0 sulla Lazio era questa del 1994-95 💛❤️#ASRoma pic.twitter.com/OPyk3AfSYy
— AS Roma (@OfficialASRoma) March 21, 2022
Confermo di aver preso visione della privacy policy.
© 2018/2024 Soccer S.r.l. – P.IVA 09305501000 - tutti i diritti riservati. I nomi AS Roma, i loghi e le immagini sono marchi registrati o non registrati di Soccer S.r.l. Tutti gli altri marchi possono essere di proprietà dei rispettivi titolari.