Volendo dare qualche numero, si potrebbe riassumere così il suo trascorso qui: 102 partite in totale da tesserato giallorosso. 6 sul campo, 96 in panchina (con 53 vittorie ottenute, 20 pareggi e 23 ko). Dunque, è vicino alle 100. E, a questo punto, diventerà il quindicesimo a tagliare questo traguardo.
Prima di lui, in ordine cronologico: Barbesino, Foni, Pugliese, Herrera, Liedholm, Eriksson, Bianchi, Mazzone, Capello, Spalletti, Zeman, Garcia, Fonseca, Mourinho.
Lui, a differenza di Troisi nell’omonimo film, non ricomincia da tre perché solo tre cose gli sono venute bene nella vita. Anzi. Ricomincia da tre, da qui. Dal suo “c’era una volta” nel calcio. Da dove è iniziata la storia. Da Roma e dalla Roma.
Cinquantuno anni fa. Anno 1973, lui ventiduenne debutta il 4 novembre in Serie A con la maglia giallorossa sotto la guida di Manlio Scopigno. La sua carriera da giocatore si sviluppa, poi, tra Catanzaro, Catania e Palermo. Calabria e Sicilia. E sempre al Sud parte la vita da allenatore. Su quei campi dove nessuno ti regala mai nulla. A Lamezia e Pozzuoli. È il 1986 quando appende gli scarpini al chiodo e si veste da tecnico per la prima volta.
La sua ascesa da manager è rapida, i successi e i titoli arrivano presto, ma il senso per Roma e per la Roma non se li scrolla mai di dosso. In diverse esternazioni pubbliche ammette che prima o poi arriverà ad allenare quella che è sempre stata la squadra del suo cuore, oltretutto che lo aveva allevato e lanciato nel professionismo.
Il momento buono arriva a fine estate 2009, dopo le dimissioni di Luciano Spalletti arrivate in seguito alle prime due sconfitte in campionato contro Genoa e Juventus. È il punto più basso per il toscano nella Capitale, tanto da arrivare a sbattere le mani sul tavolo della conferenza stampa dell’Olimpico a ripetere “il tacco, la punta, il titolo, il gol, gli equilibri… Se non ci son gli equilibri, se non si fan contrasti ‘e nun si vincano le partite”. Un discorso diventato cult, ma che fa da preludio al commiato alla Roma.
È il momento per ripartire e quale uomo migliore se non Ranieri? Lui, appena liberato dalla Juventus dopo due anni piuttosto positivi, in cui arriva terzo e secondo, riportando subito i piani alti alla squadra bianconera, facendo dimenticare rapidamente il “purgatorio” in Serie B (anche se l’addio alla Juventus è burrascoso e anticipato di due giornate, per colpe non sue…).
Ranieri è già tecnico navigato, di esperienza. Serie A, Liga, Premier League, Champions League, Coppa UEFA. Non gli manca nulla. “Mi mancava la Roma, mi mancava allenare la mia squadra”, dice nella prima conferenza stampa a Trigoria. Quella che sembrava una stagione “di lacrime e sangue”, in realtà diventa un’annata storica: 24 risultati utili consecutivi, andando a sfiorare uno scudetto sfumato sul più bello, il 25 aprile 2010, quando gli ostacoli più duri erano stati superati (Inter di Mourinho e Lazio).
La prima parentesi si chiude nel febbraio 2011, con un primato: 4 derby disputati, 4 vittorie. Percorso netto. Meglio di chiunque altro dal 1927. E anche qualche battuta memorabile in conferenza stampa, rispondendo ad alcuni cronisti biancocelesti, risentiti al momento.
La sua ultima stracittadina a Roma è datata 19 gennaio 2011, in Coppa Italia. Vinta, ovviamente. Non ne affronterà altre nel terzo capitolo della saga romanista, quello del 2019. Quando subentra a Di Francesco e deve gestire la parte finale di carriera da calciatore di Daniele De Rossi. In questo caso arriva in seguito al miracolo con il Leicester del 2016, quella Premier League vinta contro ogni pronostico o aspettativa, suscitando le attenzioni e i complimenti di tutto il mondo. Il 26 maggio 2019 è il giorno di Roma-Parma: non solo è l’ultima di DDR con la Roma, è anche la partita più recente di Ranieri con questa divisa.
Da allora, da quell’addio che poi è stato un arrivederci, sono trascorsi 2000 giorni (la cifra tonda si raggiungerà il 15 novembre, il giorno della conferenza stampa di presentazione). In mezzo c’è stato altro calcio e anche una cartolina memorabile. In qualche modo, anche lui è entrato nella Conference League vinta nel 2022. Stadio Olimpico, Roma-Leicester 1-0.
Ad un certo punto, in tribuna, spunta l’inquadratura su Sir Claudio. Viene applaudito e omaggiato da tutte e due le tifoserie. Lui, commosso, ringrazia con la mano, alzandosi in piedi per pochi secondi. La Roma vince ed è in finale a Tirana. È tornato Claudio Ranieri “de noantri”. E ricomincia da tre.
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