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    De Rossi: “Mi piace vincere soffrendo, ma potevamo gestirla meglio”


    La Roma supera anche il Torino e resta in piena corsa per un piazzamento Champions!

    Queste sono state le parole di mister De Rossi, che ha centrato con i granata la sua quinta vittoria in sei partite di campionato.


    Per come si era messa, si poteva soffrire un po’ meno? Perché la gestione poi nel secondo tempo, quando la Roma è passata in vantaggio, è stata buona. 

    “Sì, mi è piaciuta quella ventina di minuti di gestione: sapevamo andare, ma anche rallentare e respirare un pochino. Al nostro gol avevo Rasmus vicino a me, e gli dicevo: ‘Guarda che questi non mollano mai, il loro allenatore non molla mai, non è finita’. E infatti non hanno mollato. 

    Abbiamo sofferto fino alla fine. Mi piace vincere soffrendo fino alla fine, ma per il nostro gioco, per il nostro cuore, per la nostra testa, queste sono partite da dover uccidere, se posso usare il termine. Anche perché loro, che ci avevano pressato per tutta la partita fortissimo, avevano smesso di farlo con quel ritmo. Quindi, potevamo gestirla fino alla fine un po’ meglio”.

    La sensazione è che ci fosse un grande equilibrio, e poi è venuto fuori il talento del campione.

    “Sì, sul talento del campione abbiamo avuto la tua stessa sensazione: i campioni sono decisivi in qualunque sport, nessuno dovrebbe mai mettere in discussione la cosa. 

    Penso che ci sia stato equilibrio nel primo tempo, perché loro sono una squadra che se la gioca alla pari con tutti, non solo con noi: hanno giocato molto bene con la Lazio, tirando tantissime volte in porta. Hanno giocato bene altre partite con le big. Sono una squadra forte, bene allenata, costruita con una fisicità importante, e ti pressano fortissimo a tutto campo. Sapevamo che sarebbe stata dura, specialmente dopo la fatica di giovedì sera.

    Ma penso che abbiamo fatto anche delle cose buone. Ho visto qualche dato: le occasioni. Il palo colpito a porta vuota dopo pochi minuti avrebbe potuto cambiare subito la partita.

    La cosa bella è stata fare gol al 40’ e subire il pareggio immediatamente dopo, che avrebbe ammazzato chiunque. Invece, siamo ripartiti molto bene nel secondo tempo”.

    Come si evitano i gol subìti?

    “Il primo mi è sembrato un grande gol dell’attaccante. A volte parliamo tra noi e ci diciamo che dobbiamo difendere in una certa maniera. Se poi l’attaccante salta a tre metri d’altezza, la colpisce sul palo e la manda in porta, bisogna battergli le mani, è stato bravo lui: c’è Dybala che sposta la palla e tira a giro da trenta metri e ci stanno gli attaccanti avversari. 

    Se analizzi tutti i gol, possono essere tutti evitati, ma sai che noia se tutte le partite finissero 0-0. Ci sono i giocatori forti e questo tipo di gol si prenderanno sempre. 

    Penso che il secondo gol, con un pizzico di attenzione in più sulla chiusura bassa di quel cross, sulla quale stiamo lavorando… Potevamo non far passare quel tiro cross”.

    Ci hai sorpreso con la posizione di Mancini. L’ho visto molto alto, con Kristensen ancora più alto. Lo hai fatto anche per le caratteristiche del Torino?

    “Sì, assolutamente. Costruivo a quattro perché volevo portare fuori i loro quinti, per creare un po’ di spazio alle spalle dei quinti e far fare loro una scalata lunga. Sul fatto che si alzasse molto Mancio, la stessa cosa l’avevo chiesta a Evan Ndicka, ma fondamentalmente anche a Chris Smalling. 

    Queste sono squadre che ti pressano a uomo e i loro centrocampisti sono sempre molto attenti a mantenere questa marcatura a uomo, mentre i loro attaccanti, da buoni attaccanti quali sono, si dimenticano un po’ di seguire l’uomo. Vedendo le loro partite, come quella con l’Udinese, ci eravamo accorti che i loro attaccanti lasciavano partire i loro uomini (che avrebbero dovuto marcare, ndr), e quindi potevamo creare la superiorità così”.

    Altre due buone notizie: i 78 minuti in campo di Smalling e l’ingresso in campo di Lukaku: che mezz’ora che ha fatto e che scambi con Dybala…

    “Io sono contento anche che ha rigiocato Renato. Sono felice per Chris, lo stavamo aspettando: un infortunio così lungo va anche gestito, dal punto di vista fisico, dal punto di vista dei carichi, dei minuti e anche delle emozioni che gli dai, decidendo in quale partita farlo rientrare. 

    Smalling è un ragazzo eccezionale. Ho trovato un grandissimo professionista, con aveva voglia di dimostrare quello che sa fare benissimo. E l’ha fatto. Anzi, pensavo che durasse anche di meno.

    Quanto a Romelu, è entrato alla grande, come solo lui sa fare. Mi è piaciuto moltissimo Azmoun, ma in quel momento, uomo a uomo, ci lasciavano tantissimo campo e avevo bisogno di un uomo come Romelu che tenesse palla, che li facesse allungare e che vincesse questi uno contro uno. Devo dire che è entrato davvero bene”.

    Cosa ti aspetti dalla sfida del Brighton, cosa temi di loro?

    “Temo una squadra forte, con la costruzione di una rosa equilibrata. Ci sono giocatori che pensano molto, giocatori che hanno grande gamba, giocatori che hanno grande estro. Per me, De Zerbi è uno degli allenatori più forti che abbiamo in Italia e forse in Europa. 

    Temo un po’ tutto. Temo e rispetto tutti quanto. Se poi guardo le rose, la Roma non ha nulla da temere, ovviamente. Dobbiamo rispettare questa squadra, ma penso che noi siamo una squadra altrettanto forte. 

    Sicuramente, altre partite le prepari bene ma con meno tempo. Il Brighton mi leverà qualche notte di sonno, perché è complicato: se li vai a prendere, sanno giocare lungo; se non li vai a prendere, non te la fanno mai prendere; se li aspetti a metà strada, apriti cielo. È una squadra per la quale devi trovare le giuste dimensioni. Ma penso che anche Roberto (De Zerbi, ndr) non sia felicissimo di questo sorteggio e penso che sa che, quando abbiamo la palla tra i piedi noi, è difficile anche per loro”.

    Mi sa che stavolta non glieli passa, i dati...

    “Ci siamo scritti il primo giorno, ma poi per correttezza non lo possiamo fare più. Ci vogliamo bene, abbiamo già raccontato il fatto dell’amicizia tra le nostre figlie, che vivono insieme a Londra.

    Ormai ho memorizzato tutto. Cerco di scopiazzare sempre dai più bravi e lui è uno dei più bravi”.