Partita intensa, le squadre si sono sfidate a viso aperto, c’è il rammarico per le tre occasioni mancate.
“Occasioni importanti, ma importante è stato anche l’inizio del secondo tempo: una cosa che succede spesso. È un peccato che non ci sia stata una camera all’interno dello spogliatoio, all’intervallo, perché io martello sempre su questa situazione di entrare nel secondo tempo contro una squadra che perde 1-0, che gioca in casa, che attacca la porta preferita, quella sotto i propri tifosi.
È logico che all’inizio della ripresa ci sia questo tipo di atteggiamento da parte dell’avversario e noi siamo superficiali nel modo di interpretare questi momenti della partita. Ci sono anche dei giocatori che, una volta in più, hanno perso un’opportunità”.
Aouar?
“No, non parlo di Aouar, ma dei giocatori in generale. Ci sono anche dei calciatori che sono partiti dalla panchina. E se in campionato quelli che partono dalla panchina hanno sempre una buona disponibilità, una buona concentrazione, in queste partite europee, specie fuori casa, sembra che la gente vada in panchina e, non essendo abituata ad andarci, quando entra, lo fa con un atteggiamento con cui non riesce a migliorare la squadra.
Non penso che sia un dramma giocare i playoff. Ovviamente è difficile, ma è anche una motivazione giocare contro una squadra importante che proviene dalla Champions.
Giocheremo un’altra partita europea in un Olimpico di nuovo esaurito (il mister si riferisce ai playoff, ndr), con la gente che si emozionerà. Non voglio fare di questo secondo posto un dramma, per me sono più drammatici l’opportunità persa da qualche giocatore e un atteggiamento che si ripete, soprattutto all’inizio dei secondi tempi, quando siamo davanti nel risultato”.
Ha detto una cosa importante: su una crescita a livello di mentalità, frenata da questi comportamenti.
“Veramente, non capisco. Ho disputato 150 partite di Champions, che sono molto più importanti – tra virgolette – di questa, e la mia motivazione per giocare queste partite è altissima. Sembra che ci sia gente che non ha una grande storia in Europa e che gioca queste partite in un modo che per me è un po’ superficiale.
Sono sempre gli stessi quelli che restano concentrati per 90 minuti e non ho bisogno di fare i nomi. E poi c’è gente un po’ superficiale nel modo di interpretare questo tipo di partite”.
È stato costretto a mettere Cristante in difesa: quando lo toglie dal centrocampo, perde un po’ di stabilità la squadra?
“Certo. Però, purtroppo c’è un solo Cristante. Se ce ne fossero tre o quattro, giocherebbero tutti. Ce n’è solo uno ed è un grande esempio per gli altri. È un grande esempio a questo livello. È un ragazzo che gioca con una concentrazione altissima, senza alcuna superficialità.
Davanti a lui, Paredes ha fatto un’altra partita molto seria, con grande coordinazione del gioco in fase di possesso: è un campione del mondo e gioca partite di questo livello senza superficialità. Poi c’è gente che si sente a suo agio con questa superficialità e questo si avverte nei risultati”.
Qualcuno pagherà?
“Non c’è nulla da pagare. Chi fa pagare queste cose è Guardiola, che può farlo: se non è contento di uno, arrivederci, cambia e non c’è problema. Da noi non c’è spazio per queste cose: c’è spazio per un allenatore che deve continuare a martellare, e a lavorare ogni giorno per cercare di prendere il meglio da questa gente.
Ripeto, il gruppo è fantastico, è gente buona, è gente seria, che ama la Roma e che vuol fare bene, ma un po’ è una questione di DNA, e un po’ è una questione di comfort zone. E se in casa riusciamo di solito a iniettare questa mentalità nella squadra, fuori casa è un po’ più difficile. Però, ovviamente avremmo potuto vincere anche con queste cose che non mi sono piaciute”.
Quanto sono importanti i giocatori che lei ha nominato (a fare la domanda è Bergomi, talent di Sky Sport, ndr): il fatto di essere degli esempi positivi per questi ragazzi che non riescono a trovare la concentrazione, oltre a quello che lei riesce a trasmettere a livello caratteriale.
“Bergomi sa perfettamente di cosa parla, e dell’importanza di questo profilo di giocatori. Lui è stato sicuramente uno di loro. Noi abbiamo questo tipo di gente, che definisco superficiale, con poca responsabilità nel senso di dire ‘mister, io sono qua, voglio giocare, voglio giocare di più, voglio farlo sempre’.
Hanno perso un po’ la voce: se qualcuno di loro bussa alla porta del mio ufficio e mi dice che vuole giocare di più, gli rispondo ‘ma come vuoi giocare di più, giocherai di più quando gli altri sono morti’. Perché la gente che risponde presente è sempre la stessa”.
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