Parto dalla sua esultanza, bellissima, anche un po’ liberatoria, per una partita che sembrava stregata.
“È stata velocissima, perché dopo volevo parlare con i giocatori: la partita non era finita, c’era ancora qualche minuto da giocare e la squadra era sbilanciata.
Noi oggi abbiamo sposato la vecchia filosofia che perdere per uno o per dieci gol, è uguale: negli ultimi dieci minuti avremmo potuto perdere per due o per tre reti. E in quel momento lì, la squadra era sbilanciata. Abbiamo finito giocando con cinque calciatori offensivi, con Belotti quinto a destra.
I ragazzi sono stati straordinari e lo è stato anche il pubblico, perché di solito, quando la squadra di casa perde 1-0 a dieci minuti dalla fine e la sconfitta è molto, molto vicina, non è normale questa passione, questa connessione tra i tifosi e i giocatori. Hanno meritato loro: i giocatori e i tifosi.
Nel primo tempo, non dico che la partita poteva già essere finita, ma sicuramente il risultato avrebbe potuto essere dalla nostra parte. E se lo meritano per questo finale, perché hanno avuto cuore e hanno risposto a una situazione di grande rischio.
Il Lecce non ha tradito le mie aspettative, ossia quello che dicevo ieri in conferenza stampa. Avevo detto che è una squadra molto bene allenata e organizzata, con quei tre attaccanti super veloci in contropiede. Mi dispiace per loro, perché hanno fatto un lavoro straordinario. E mi dispiace per Falcone, perché - abbiamo già scherzato un po’ insieme - dice di essere un grande romanista, però quando gioca contro la Roma para praticamente tutto”.
Non può più essere un caso che questa squadra nel finale porta via tanti punti: è questione di cuore, di carattere, di mentalità? Come descrive questa situazione?
“La descrivo parlando di cuore, mentalità e principalmente questa connessione con i tifosi. Io ho allenato sei, sette squadre e non mi ricordo di casi in cui, perdendo in casa, negli ultimi minuti la gente abbia continuato a giocare per te. Credo che la ragione sia questa connessione.
Poi, gli allenatori fanno questi cambi, ma la verità è che la squadra si è totalmente sbilanciata. Ok, avevamo in campo della gente che può segnare e un accumulo di attaccanti che può generare delle difficoltà, creando qualche volta del caos difensivo nell’avversario. Ma la verità è che loro avrebbero potuto segnare il 2-0. Hanno avuto questa possibilità. È stata una partita pazza, che alla fine è venuta dalla nostra parte. E ovviamente sono tre punti molto importanti”.
Ha tenuto in campo Dybala per 97 minuti. E più ha giocato, più ha giocato bene. È stata una sorpresa positiva la sua condizione.
“Ha fatto delle cose bellissime nel primo tempo. Dybala è importante per noi. Ma non penso che quello che abbiamo visto oggi sia la verità sulla condizione di Paulo: ha giocato con il sapore dell’emozione, con il sapore di una squadra che è tale anche nelle difficoltà. E lui ha fatto troppo. Ma sorprendentemente - ho parlato adesso con lui, per dirgli che forse sarebbe meglio che lui restasse a Roma e non viaggiasse con la squadra per Praga, per preparare il derby – Paulo mi ha detto che vuole venire e vuole giocare”.
In vista la prossima partita, questa vittoria e il fatto di essere davanti alla Lazio dà una spinta in più?
“Il problema non è essere davanti alla Lazio, lo è che nello stesso fine settimana tante squadre top della classifica abbiano perso punti. Abbiamo parlato di questo nello spogliatoio, all’intervallo: hanno perso la Lazio, l’Atalanta, il Milan e una fra la Fiorentina e la Juventus, o pareggiano e perdono due punti entrambe. Non è normale. Di solito, nessuno perde punti.
Questa è quindi una situazione che non potevamo sprecare. Questi tre punti sono veramente importanti per noi, perché adesso siamo più vicini a tutte queste squadre che hanno come obiettivo la parte alta della classifica”.
Cosa c’è in quel bacio a Lukaku, che ha segnato dopo avere sbagliato il primo rigore in Italia?
“Il primo in Italia e il secondo con me (il mister sorride, ndr): ne sbagliò uno con il Chelsea, in Supercoppa Europea con il Bayern Monaco. I rigori li sbaglia solo chi li tira. Io non sono mai triste nei confronti di un giocatore che li sbaglia.
La decisione di non far tirare il rigore a Paulo è stata dettata dal fatto che Paulo non si sentiva a suo agio nel calciare il pallone da fermo. Il suo legamento soffre un po’ con la potenza del calcio da fermo: niente calci d’angolo, né punizioni dirette, né rigori. Per questo ha tirato Romelu, un calciatore verso il quale nutriamo una grandissima fiducia e che ieri in allenamento aveva fatto molto bene.
Il problema è che Romelu è un ragazzo ultra-emotivo: io lo conosco meglio di tutti, perché l’ho allenato in tre squadre diverse. È un ragazzo molto sensibile: quando sbaglia un rigore all’inizio, il suo cuore e la sua anima piangono e lui soffre.
Avere avuto quindi la possibilità di realizzare il gol vittoria, per me non poteva essere meglio, perché ha significato la vittoria della squadra e ha permesso a Romelu di dormire un po’ meglio, svegliandosi con il sorriso, perché è davvero un ragazzo dal cuore grande”.
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