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    Mourinho: “È fantastico avere ancora lo stadio pieno. Abbiamo bisogno di tutti i tifosi”


    José Mourinho ha parlato in conferenza stampa a Trigoria alla vigilia di Roma-Salernitana, prima giornata di Serie A.

    Ecco le parole del tecnico giallorosso sull’esordio in campionato dei giallorossi.


    Come arriva la Roma a questa sfida di domani con la Salernitana? E quali sono le ambizioni della squadra? Si aspettava più rinforzi in attacco dopo l’infortunio di Abraham?

    “Abbiamo lavorato bene. Io direi molto bene. Arriviamo con 40 giorni di lavoro, dove praticamente tutti i giocatori hanno fatto il cento per cento del lavoro o molto vicino. Abbiamo avuto pochissimi problemi, nemmeno quelli piccoli da pre stagione, arriviamo con nessun giocatore fuori per infortunio. Abbiamo due giocatori importanti fuori, per squalifica. Però arriviamo bene.

    Approfitto anche dell’opportunità per ringraziare tutti, staff e giocatori perché abbiamo lavorato molto bene in questo periodo. Abbiamo migliorato diversi aspetti del nostro gioco. Questi due ragazzi che sono arrivati in settimana possono aiutare sì, perché sono giocatori di qualità, ma essere preparati per giocare con noi, per giocare da squadra, conoscendo i nostri principi e le nostre dinamiche, no.

    La situazione dell’attaccante è una cosa che tutti noi sappiamo. Per me venire qui a piangere, con tante parole, non vale la pena. Non è che non lo sappiamo. Sappiamo tutti che dal momento che abbiamo perso Tammy a giugno, da tanto tempo, non abbiamo ancora fatto niente per compensare questa situazione.

    È una cosa che tutti noi sappiamo. E ovviamente direttore e società fanno il possibile per trovare una soluzione. Io alleno i giocatori che sono a disposizione. E chiedo una volta in più ai nostri tifosi, che giochino loro da attaccanti. Abbiamo bisogno di loro, abbiamo il problema dei nostri due giocatori che non possono stare con noi e che sono fondamentali. Abbiamo lavorato bene in settimana per arrivare alla partita. I tifosi possono aiutare, dare qualcosa in più. Lo stadio pieno a metà agosto, con il caldo, è una cosa incredibile. Chiedo anche a quelli che sono un po’ arrabbiati per il fatto delle bandiere, che vogliono entrare con 10 minuti di ritardo, io dico: “Dai ragazzi, andiamo, con bandiere o senza”. Abbiamo bisogno di tutti. Mi fido dei ragazzi, domani ci saremo”.

    Prima gara ufficiale della stagione: che partita si aspetta dalla Salernitana?

    “È una squadra con potenziale per arrivare in Europa. Ha un ottimo allenatore e una rosa di grande esperienza. Lo scorso anno hanno ottenuto risultati positivi. Non hanno vinto tanto, ma hanno perso pochissimo. Mi aspetto una partita difficile. Ma qual è la partita della Serie A che posso aspettarmi facile? Nessuna. Non si può mai dire. Ripetere che manca Lorenzo e che manca Paulo è ripetere qualcosa che noi sappiamo, il mondo del calcio qualche volta mi stupisce perché siamo ancora tanti anni indietro.

    Iniziare una competizione, dove l’obiettivo è portare la competizione il più alto possibile e a livelli di qualità altissimi, con giocatori squalificati per una somma di ammonizioni della stagione scorsa mi sembra una cosa demodé. Se è una sanzione per un’espulsione, ovviamente sì. Ma passare da una stagione all’altra, lasciare giocatori fuori per somma di gialli, mi sembra un po’ demodé, ma è così”.

    Che cosa possono dare Paredes e Renato Sanches? E sull’addio di Matic che cosa può dire?

    “È il signor Matic deve dire qualcosa, se vuole dire qualcosa. Dopo aver sentito le parole del direttore sportivo del Rennes, Florian Maurice, non abbiamo bisogno di altro. Lui ha detto che parlava con Nemanja da più di un mese, che negoziava da più di un mese. Non c’è niente da dire.

    Sono contento di Paredes, per non dire molto contento. È un giocatore che mi piace da tanto. Lo scorso anno non ha avuto una stagione positiva alla Juventus, pur vincendo il Mondiale, il massimo per un giocatore. Però alla Juventus non è stata una grande stagione per lui. Pre stagione inesistente, ha lavorato con un piccolo gruppo a Parigi. Senza lavoro di gruppo, senza lavorare con la palla, senza partite di preparazione. Ma è arrivato in una condizione positiva, soprattutto mentale, può darci una mano domani. Inizierà dalla panchina ma sono convinto che ci può aiutare domani, non con tanti minuti, ma con la sua esperienza, con il suo modo di pensare calcio, ci può aiutare”.

    Abbiamo scritto fiumi di inchiostro sui vostri rapporti interni e sul progetto della Roma con lei, sul possibile rinnovo del contratto, su un incontro estivo con il Presidente in Portogallo. Vi siete parlati? Aveta pianificato qualcosa? Si è sentito rassicurato da questo confronto? Avrà quello che desidera? L’abbiamo lasciato dopo il Siviglia che diceva che merita di più, la squadra merita di più. Ha avuto quello che pensa di meritare? 

    “Speriamo alla fine del mercato di poter valutare in modo globale quello che è stato il mercato. È difficile valutare adesso questa globalità. Però tante cose sono state fatte e sono state fatte bene. Direi anche molto bene. Fare quei 30 milioni velocemente a giugno, sotto pressione, velocemente, il direttore e la società lo hanno fatto bene. Non mi metto da parte, ho dato un contributo importante con quei giocatori che avevano un valore vicino a zero, e un anno o due dopo sono stati i giocatori che hanno aiutato la società a salvare una situazione al limite. Ma grande lavoro fatto dal direttore e dalla società.

    Con le limitazioni che noi abbiamo come Club dal punto di vista economico e legale è stato fatto un ottimo lavoro. È molto difficile fare meglio con tutte le difficoltà. Nell’analisi vostra, a volte molto critica, a volte ultra positiva, direi che un po’ di equilibrio farebbe bene. Paredes, Renato Sanches e Aouar sono tre giocatori che mi piacciono.

    Però Aouar quanto ha giocato lo scorso anno? Un anno in cui praticamente non ha giocato perché era in scadenza e aveva problemi con il Lione. Paredes non viene da una stagione top, non ha svolto il ritiro e con una pre stagione in cui ha fatto poco. Renato nell’ultima stagione ha avuto una serie di infortuni che non gli hanno permesso di giocare con continuità. Sono giocatori che piacciono, ma sono giocatori su cui c’è bisogno di lavorare. Devono essere preparati e tutelati.

    Non facciamo paragoni con altri Club che hanno fatto investimenti enormi su giocatori molto bravi in situazioni diverse. Su Llorente e Ndicka sono contento. Llorente abbiamo capito lo scorso anno che era al livello della Roma. Ndicka deve imparare a giocare con noi, non sa ancora giocare con noi. Ma una volta in più la Società ha fatto bene con lui.  

    Mi fa male al cuore leggere certe analisi su Ibanez. È troppo facile parlare di Ibanez e dire che ha sbagliato un paio di partite importanti, che la gente non dimentica. Ma è molto più onesto dire che Ibanez è stato un giocatore fantastico per noi. Il più veloce dei nostri difensori, il più pericoloso nelle palle da fermo, il più affidabile nelle pressioni alte per la sua agilità e i suoi recuperi. A volte leggo che i giocatori che sono andati via non fossero importanti, ma di nuovo, al di là dell’attaccante, la società e il direttore Tiago hanno fatto un bellissimo lavoro.  

    Non posso dire di essere super contento, il campionato inizia domani, non il 29 o il 31 di agosto. Ovviamente è difficile però io rispetto, sono tranquillo, non sono arrabbiato, non litigo con nessuno, cerco di essere sempre positivo qua dentro. E sono positivo anche perché i giocatori hanno bisogno della mia positività.  

    Sono convinto che direttore e società vogliono le stesse cose che voglio io, non siamo a due lati opposti del fiume, siamo insieme. La verità è che l’allenatore sono io e domani quando entriamo in campo, Stefano Rapetti sarà in panchina per aiutare i ragazzi, ma anche quando entreremo in campo domani l’allenatore sono io”. 

    Con i Friedkin c’è stato questo confronto progettuale? 

    “Io penso che il signor Friedkin non sarebbe contento se parlassi del rapporto con lui. Quante volte mi ha chiamato, ma ha incontrato, se è andato in Portogallo si o no, se ci siamo trovati a Lisbona o a casa mia a Setubal. Essendo una persona ultra riservata, che non ama i riflettori, io sono un suo dipendente, come posso commentare il rapporto con la proprietà?”.

    Le è stato spiegato il motivo per cui non è stato ancora preso un calciatore o le è stato detto che verrà fatto un investimento da qui alla fine del mercato?

    “Ci sono dei numeri che non ho capito molto bene. Questa situazione del FFP, l’accordo che la Roma ha firmato con la UEFA, ci sono dei punti che non ho capito ancora molto bene. Principalmente quando si fa il paragone con altri club, anche loro sotto FFP. Per non parlare di altre squadre, che giocano a un universo completamente diverso del nostro.

    Però dal punto di vista legale, non è compito mio da allenatore cercare di capire tutto o commentare su questo. Come dicevo prima, lavoro con i giocatori che ho a disposizione. Mi devo fidare delle parole del direttore e della società, che non finiremo il campionato senza trovare una soluzione.

    In un’intervista che ho rilasciato qualche settimana fa, scherzando, ho detto che se arriva Mbappé il 31 agosto, arriva in ritardo. Parlando del migliore attaccante al mondo. E siamo in ritardo. È una cosa che sappiamo, i giocatori lo sanno, i dirigenti lo sanno, la proprietà lo sa. Se non è stata trovata ancora una soluzione, significa che non hanno potuto e non hanno avuto lo stesso successo con altri giocatori in altre posizioni. Io posso aspettare, ma più che aspettare, devo giocare domani. Fidandomi della gente che sta in panchina e nello spogliatoio. Sono preparati benissimo per fare il loro ritardo. È qualcosa che facciamo dall’inizio della pre stagione. In qualche partita non sono andato in panchina, in qualche partita non sono stato nello spogliato, in qualche partita sono stato in panchina senza parlare. Abbiamo preparato la gente il meglio possibile.

    I giocatori si sono preparati bene, molto bene. Mi concentro su domani. E vediamo se la prossima settimana succederà qualcosa. E se non succederà, andremo a Verona con la stessa mentalità, siamo un gruppo unito, consapevole del nostro potenziale, dei nostri potenziali. Andiamo là, andiamo là domani”.

    Il nuovo modo di giocare della Roma quali vantaggi potrà dare più stabilità a centrocampo o più possibilità in avanti? E nel posizionamento dei tre giocatori di centrocampo, Pellegrini può giocare con Aouar?

    “Possono giocare, sì. Tutto dipende dal momento, da come stanno loro, dall’avversario, al di là dei giocatori nuovi che sono arrivati, abbiamo giocatori che ci danno soluzioni diverse. A centrocampo abbiamo elementi multifunzionali. Non ce n’è uno che può fare una cosa sola. Bryan da 6 o da 8 senza problemi. Aouar e Lorenzo da 8 e da 10. Renato è più un vero 8, Paredes pivot, Bove 8 e pivot. Abbiamo diverse possibilità”.

    È un’impressione mia, magari sbagliata, ma sembra che lo scorso anno ci sia stato più un problema politico piuttosto che di campo con Mourinho. Quest’estate è stata fatta qualche valutazione da parte tua sul rapporto con le istituzioni calcistiche?

    “Una cosa è la Roma e un’altra cosa sono io. È molto semplice: se è politico o no, non voglio entrare. Se è istituzionale o no, non voglio entrare. A me interessa una cosa: campo, partita, arbitri, quarto arbitro, rettangolo di gioco, panchine. L’unica cosa che mi interessa a me è uguale per tutti. L'onestà.

    Se io non piaccio a qualcuno, non mi interessa. Io, nella partita, come arbitro guardo Mourinho, guardo Paulo Sousa, guardo la Roma, la Salernitana, tutti uguali. E faccio una piccola sfida a voi domani. Guardate la mia panchina e guardate la panchina della Salernitana. A fine partita faremo i complimenti agli arbitri, che avranno visto le due panchine allo stesso modo. È gioco, arbitro, quarto arbitro, terreno di gioco, stesse possibilità per tutti, tutti uguali. Che la panchina della Roma sia uguale alle altre. Se saremo così, avremo la stagione perfetta”.

    La cessione di Matic ha un po’ rinforzato l’unità della squadra? I nuovi acquisti come si sono inseriti a livello di gruppo?

    “L’uscita del signor Matic era una cosa che non ci aspettavamo. La Roma ha avuto una risposta immediata, fantastica. Nemanja Matic ha giocato per noi 50 partite, il 75% delle gare complessive, grandissimo giocatore, molto molto importante per noi. Lo abbiamo perso, ma al suo posto sono arrivati Paredes e Renato, non Peppino e Tonino. Il problema è se non arriva nessuno al loro posto. Qui abbiamo due giocatori che ancora non sono pronti al massimo, ma sono due che se possiamo recuperare fisicamente e mentalmente, sono due di grande qualità. Non è che perdiamo qualcosa.

    Il gruppo è sempre stato fantastico. La gente che va via, va via piangendo. Il contatto fra la squadra e me con Sergio Oliveira, con Veretout, con Diawara, con Felix, con Volpato, con Tahirovic, non dico che li contatto di ogni giorno, ma siamo ancora famiglia. Ne sono arrivati altri, benvenuti a loro, che possano capire subito la nostra dinamica di gruppo. Andiamo insieme, domani si inizia”.