Era difficile fare di più stasera, con il materiale a disposizione, o forse con un po’ più di attenzione si poteva anche vincere?
“Tante volte l’attenzione è in relazione diretta con la tua condizione fisica e mentale. Quando sei stanco, perdi anche concentrazione e coordinazione motoria. Non è facile. Abbiamo avuto in campo giocatori in grande difficoltà dal punto di vista della stanchezza, che hanno dato tutto. Per esempio Lorenzo, Mancio, Bryan: gente che sta ai limiti e che gioca con questo orgoglio che è parte del DNA di questa squadra. Sono tante le difficoltà. C’è gente che è in difficoltà, c’è gente che gioca e che non ha ancora la qualità per giocare a questo livello.
È difficile per noi. La panchina era praticamente inesistente. Sapevamo che sarebbe stata difficile, però i ragazzi hanno fatto il massimo. Il risultato è adatto alla partita. Dire che la Roma meritava di vincere, sembra che a parlare sia l’allenatore della Roma. Se dico che meritava di vincere il Monza, non penso che sia vero. Magari questo risultato si adatta. E giocare con il peggiore arbitro che abbia mai incontrato in tutta la mia carriera è dura. E guarda che ho trovato tanti arbitri scarsi.
Di solito, quando si parla di arbitri, quando l’arbitro ha un’influenza diretta sul risultato, non è un caso. Non penso che l’arbitro abbia avuto un’influenza diretta sul risultato, ma è stata dura giocare con questo arbitro. Tecnicamente orribile, dal punto di vista umano non è empatico, non crea un rapporto con nessuno. Dà un rosso a giocatore perché scivola perché è stanco morto, al minuto 96, quando la partita è morta. E dopo ci sono anche i limiti della Roma come società: non abbiamo la forza che hanno altri club di dire questo arbitro non lo vogliamo.
Io ho smesso di lavorare a venti, trenta minuti dalla fine, perché sapevo che mi sarebbe arrivato un rosso, come sempre con lui. È dura. Molto dura. Penso che la Roma debba crescere anche su questo livello. Ci sono delle squadre che dicono questo arbitro non lo voglio, e la Roma non ha questa capacità o questo DNA, o non so cosa. Però è dura. Sabato volevo stare in campo, con i pochi ragazzi che abbiamo, per giocare contro una super squadra come l’Inter e non potevo prendere il rosso. Avevo una voglia tremenda di farlo, ti dico, però ho deciso di non farlo perché sabato voglio stare vicino ai miei ragazzi”.
È per questo che è rientrato prima negli spogliatoi?“
Certo, non lo volevo nemmeno guardare”.
Come si spiegano i tanti infortuni muscolari?
"Facile. Quando tu hai una squadra con trenta giocatori uguali, tu non devi mai avere infortuni muscolari. Al minuto 60 cambi, al minuto 70 cambi. Oggi giocano Dzeko e Lautaro e la prossima Correa con Lukaku, e non siamo noi. C’è una squadra che ha fatto un percorso orribile nelle competizioni europee ed è uscita subito – ci sono squadre così -, e che giocano una partita alla settimana, e non siamo noi. Ci sono squadre che non si sono qualificate per le competizioni europee, e non siamo noi. Noi siamo l’unica squadra che non ha la rosa per stare dov’è. E siamo in semifinale di una coppa europea, abbiamo giocato un turno a eliminazione in più perché abbiamo chiuso il girone al secondo posto e abbiamo dovuto fare due partite extra con il Salisburgo, e in campionato stiamo lottando per i posti alti della classifica.
Siamo una squadra che sta facendo una cosa per la quale non ha il potenziale, e dopo c’è accumulo. Guarda quante partite ha giocato El Shaarawy tre anni fa, quante due anni fa e quante quest’anno. Guarda Smalling: quante partite ha giocato negli ultimi anni nel Manchester United, quante nella Roma con Paulo Fonseca e quante quest’anno? È accumulo. È stanchezza ai limiti. È per questo che io sono con loro fino all’ultimo minuto di questa stagione, perché questi ragazzi meritano che io sia con loro fino all’ultimo, dicendo sempre la stessa cosa. Ossia, che io provo un orgoglio tremendo nel lavorare con questi ragazzi qua”.
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