All’andata ci sono stati degli episodi sfortunati, ma c’è stata anche la prestazione: si riparte da questa consapevolezza, domani?
“Assolutamente sì. Sappiamo che abbiamo fatto un’ottima partita, anche se il risultato è stato negativo. Dobbiamo continuare su quella strada, facendo ancora meglio, portando a casa la partita”.
Ogni estate sembra che tu debba scivolare come comprimario, invece sei poi quello che gioca più partite di tutti. Cosa ti rende così insostituibile?
“La domanda è sempre quella. Vado forte, do il meglio che posso, sempre. Se piaccio agli allenatori, mi fanno giocare. Cerco di dare sempre il mio contributo alla squadra. E faccio quello che devo fare”.
Come stai?
“Abbastanza bene”.
Sei pronto per giocare?
“Sì, sì”.
Cosa spinge adesso i grandi giocatore a venire nella Roma, rispetto a quando sei arrivato tu?
“Innanzitutto, in questo momento c’è una grande società dietro. L’arrivo della nuova società ha sistemato…”.
Prima non c’era?
“Prima era sicuramente un periodo di transizione. Un periodo diverso. Io sono arrivato quasi alla fine di Pallotta, c’è stato il periodo transitorio in cui si sapeva che il Club sarebbe stato venduto, finché non sono arrivati i Friedkin, che stanno creando un grande Club. Ci vuole tempo, ma stanno facendo grandi cose, sicuramente. Hanno preso un grande allenatore, uno dei più importanti in Europa. Penso quindi che l’insieme delle cose porti a questa crescita societaria”.
Tu sei un veterano, sei qui da cinque anni: cosa è cambiato a livello di gruppo? Da fuori, sembrate una squadra molto unita. C’è un segreto?
“Penso che, innanzitutto, ci siano un po’ di ragazzi che siano riusciti a restare a Roma per un po’ di anni consecutivi. E più calciatori giocano insieme per più stagioni, più il gruppo si unisce. Poi, chi è qui da più anni è stato bravo a far entrare tutti bene nel gruppo, accogliendoli nel modo migliore possibile”:
Questa squadra è più da tappa che da Giro? Si concentra più nell’incontro secco, trovando meno continuità nel percorso lungo? E se sì, perché?
“Non credo. Penso che sia più una questione di numeri, di rosa. Tante volte siamo arrivati a fine stagione con tanti infortuni, con rose magari non ampissime e, quando si arriva alla fine, e tutte le partite sono decisive sia in coppa, sia in campionato, magari inconsapevolmente in qualche gara si dà qualcosina in più e in qualcun’altra qualcosina in meno. In questo momento, in cui siamo tutti, senza troppi infortunati, stiamo riuscendo ad avere continuità in entrambe le competizioni”.
C’è stato un periodo all’inizio della stagione dove, giocando tu e Matic come coppia, facevate fatica a coprire tutto l’arco dell’ampiezza del campo, soprattutto in fase di non possesso. Poi c’è stato un miglioramento evidente. Cosa è cambiato?
“Come ho detto prima, più partite si giocano insieme, e più si riesce a trovare un’intesa, dei meccanismi che vengono in automatico. C’è più semplicità nel gioco, ci si trova con maggiore facilità con il compagno. È una questione legata al numero di partite giocate insieme, che ha aiutato un po’ tutta la squadra a giocare con più semplicità”.
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