Questa è una squadra che ha valore: questa serata lo ha confermato?
“Io penso di sì. Magari qualcuno ha opinioni diverse. Secondo me, la squadra ha giocato benissimo. Era una partita difficile da giocare, difficile da gestire. La situazione di Dybala, che gioca o non gioca, non ha aiutato a preparare la partita. L’infortunio di Wjinaldum non ha aiutato a gestire una gara così, perché mi ha mangiato un’opportunità di cambiare, quando sapevo che per mettere Paulo dentro dovevo sempre avere una sostituzione di protezione, nel caso in cui Paulo non potesse farcela.
Era molto, molto difficile da gestire, però i ragazzi hanno giocato con concentrazione, con coraggio, anche con l’intelligenza di gestire quando era da gestire e di attaccare con forza quando era da attaccare con forza. Hanno fatto una grande partita, contro un’ottima squadra. Però, noi siamo stati superiori”.
In serate come queste si capisce cosa significa cosa avere uno come lei in panchina.
“Lo si capisce perché ho tanti capelli bianchi, mentre Slot (il tecnico del Feyenoord, ndr) è un pelatone (il mister sorride, ndr): io ho tanti capelli bianchi e, non so, 150 partite alle spalle in competizioni europee. Ho visto di tutto. L’avevo detto anche ieri ai giocatori che oggi sarebbe stato diverso, che non sarebbe stata come con il Salisburgo o il Bodo/Glimt, che non avremmo ammazzato subito la partita. Avevo detto loro che magari l’1-0 al 90’ sarebbe stato perfetto, e che l’importante sarebbe stato avere testa, tranquillità.
Poi con i miei ragazzi, con Salvatore, con Michele, con gli analisti, abbiamo gestito una partita difficile da gestire, perché il cambio di Wjinaldum mi ha creato grandi problemi: quando ho fatto il cambio di Dybala, ho dovuto fare in simultanea gli altri due, perché la terza finestra sarebbe stata per la sostituzione di Dybala, nel caso di infortunio. Dopo abbiamo atteso i supplementari, che mi avrebbero fornito un’altra finestra ed è andata bene. È un modo di gestire la partita, però io non gioco: sono loro che giocano, sono loro che corrono, sono loro che si sacrificano. E sono molto, molto per i ragazzi”.
Abbiamo uno studio Sky pieno di campioni, immagino che abbiano delle curiosità.
“Non c’è Cassano là, no? (il mister sorride, ndr)”.
Quanto sei orgoglioso del percorso che stai facendo a Roma, dove ha creato questa identità, questa compattezza?
“Ovviamente, ho l’esperienza sufficiente per capire il lavoro che sto facendo. Ma sono equilibrato. Come ho detto tempo fa, sono in una fase della carriera dove i giocatori sono più importanti, i tifosi sono più importanti: io sono l’ultimo. Quello che cerco di fare è dare gioia ai tifosi e mettere i ragazzi nelle condizioni di crescere, di migliorare. Sono orgoglioso di questo. Penso che oggi, al di là di vincere o meno, per quello che abbiamo fatto sono sicuro che i tifosi sarebbero andati a casa tristi in caso di sconfitta, ma felici per la squadra che siamo, per quello che mettiamo in campo.
Abbiamo dei limiti, ma andiamo sempre là. Paulo era in dubbio fino all’ultimo minuto, c’è gente che si è sacrificata, Gini e Smalling che si infortunano, gente che entra, gente che risponde: io non sono mai arrabbiato con loro, neanche quando si perde, neanche quando non si gioca bene. Questa squadra è veramente una famiglia. Hanno dei limiti, ma io sono con loro. Ora dobbiamo riposare e dobbiamo pensare con tranquillità alla partita di Bergamo, che è la prossima. Dobbiamo dimenticare l’Europa League”.
Credo che Dybala avesse un po’ perso fiducia, lo pensi anche te? E se sì, come sei riuscito a fargliela ritrovare? Sta facendo con te una stagione fantastica.
“Tu saprai meglio di me com’è stato l’ultimo anno alla Juventus (a fargli la domanda è Del Piero, ndr). Ma la mia sensazione è che cercasse, più che la fiducia, la gioia persa. E l’ha trovata qua. Ha trovato un bel gruppo, un allenatore che lo capisce, ha trovato un pubblico che lo ama, ha trovato uno spazio in campo dove assieme ad altri calciatori di grande carattere, tipo Lorenzo, Bryan e Mancini, ha trovato questa leadership per la sua qualità, per la sua personalità di bravo ragazzo, che tu conosci bene. È un po’ tutto questo.
Lui sicuramente penserà che ha delle qualità per giocare nelle squadre più forti al mondo e ha ragione, ma magari qui ha trovato uno spazio di grande gioia e di grande amore. E questo si vede anche in campo. Lui ha rischiato, gli avevo dato completa libertà di entrare e di uscire due minuti dopo. Gli ho fatto sentire questa protezione. Gli ho detto entra, prova, senti, vedi se l’adrenalina aiuta e se devi uscire esci. Alla fine ha fatto 25 minuti, più i supplementari e mi sembra che abbia finito bene”.
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