È rimasto seduto a lungo perché ha una fiducia così alta nei suoi giocatori o perché le piaceva tutto quello che si vedeva in campo?
“No, perché ho paura dei cartellini rossi. Perché tante volte vado lì con un po’ di emozione e qualche volta uso delle parole più dure. Non sono un santo, però mi fa paura, non mi piace stare fuori.”
E che opinione si è fatto di quello che ha visto in campo?
“Partita difficile, loro sono un’ottima squadra. Anche l’anno scorso qua in dieci è stata una partita molto difficile: allenatore bravo, giocatori di grande qualità tecnica, che anche in dieci sanno gestire la palla e la partita. E noi, con le nostre qualità, abbiamo difeso bene, siamo sempre stati in controllo, non abbiamo avuto delle situazioni difficili da gestire.
Però, mi piacerebbe un po’ più di qualità, mi piacerebbe più gente con la voglia di avere la palla. Dal punto di vista dell’organizzazione tattica, dal punto di vista emozionale, posso dire non bene, ma benissimo dei miei giocatori. Ma con la palla abbiamo bisogno di più qualità, di un po’ più fiducia. Però giochiamo con le qualità che abbiamo e diamo tutto quello che abbiamo”.
Questa qualità la può avere dagli uomini a disposizione o gliela può dare chi magari potrebbe arrivare?
“No, non mi aspetto che arrivi qualcuno. Il direttore è stato molto onesto, molto diretto. Ha usato delle parole, nel corso di un’intervista, che di solito a un allenatore non piace sentire”.
Cosa non le è piaciuto di quella intervista?
“Guardi, tutti gli allenatori vogliono sentire di avere tanti soldi a disposizione, e che possono comprare A, B, C, D… che possono fare una squadra incredibile. Questo è il sogno di tutti gli allenatori. Io ho avuto già situazioni così, con club praticamente senza limiti. Ci sono più club con questo profilo, che non è il nostro. È così. Lavoriamo, diamo tutto. Lavoriamo con le qualità che abbiamo.
La verità è che, dopo la sosta, abbiamo fatto tre partite qua - Bologna, Genoa e Fiorentina - e il fatto di non prendere gol ci dà una buona possibilità di vincere la partita, perché siamo una squadra che non segna tanto”.
Lo sapeva fin dall’inizio che questa fosse una società con dei limiti, diversa da quelle di cui parlava prima, o è una cosa che è cambiata nel corso di questo anno e mezzo?
“No, no, non voglio parlare troppo di questo. Voglio semplicemente dire che i problemi personali con il direttore sono una bugia totale. Non ho alcun problema con lui. Fra di noi esiste onestà. E non si può criticare nessuno, per essere onesti”.
Torniamo al campo. Quanto le fa piacere che due giocatori come Kumbulla e Bove si siano fatti trovare pronti? E poi: secondo lei, si può migliorare questo giro palla da dietro?
“Meno male che non abbiamo una camera su di me, che può far vedere le mie reazioni. Era quello che dicevo: giochiamo con le qualità che abbiamo. È così. Ci sono allenatori che hanno la possibilità di fare un calcio di super qualità e ci sono altri allenatori che hanno difficoltà a farlo.
Noi cerchiamo di trovare un equilibrio tra le nostre qualità, i nostri problemi e risultati che possiamo prendere. Abbiamo giocato contro un’ottima squadra, contro ottimi giocatori, guidati da un allenatore che mi piace tanto. Ma quando sei in 11 contro 10, di solito tu hai più palla.
Noi abbiamo controllato la partita, ma non con la palla: l’abbiamo controllata perché difensivamente siamo molto organizzati e abbiamo gente molto disponibile: Bove - spero che la gente mi interpreti correttamente – lo chiamo cane malato, con tutto l’amore che ho per lui. Perché lui è uno che morde, è uno che corre, che lavora, che gioca. Sta imparando tanto, è molto intelligente, e mi fa molto piacere. E così pure Zalewski, Volpato, Tahirovic… Sono tanti.
E Marash (Kumbulla, ndr) è un professionista vero. Se si può parlare di una gerarchia, in questo momento è il quarto centrale, ma ha fatto due partite di grandissima qualità. Una squadra che di solito gioca a tre, e che ha solo quattro difensori centrali, è una squadra che va sempre in difficoltà, mentre in questo caso Marash ha fatto molto bene, senza Ibanez. Un giorno sarà senza Smalling, un altro sarà senza Mancini, e Marash darà sempre una riposta positiva. È un ragazzo che lavora molto bene. E anche giocando poco, ha la possibilità di fare bene”.
A me questa Roma è piaciuta di più quando Abraham ha dato la profondità. E poi vorrei parlare di Dybala: è tornato dal Mondiale più consapevole che può essere il trascinatore di questa Roma?
“Anche se non me lo hai chiesto, lasciami dire qualcosa che Paulo si merita che si sappia. All’inizio, Dybala aveva chiesto di tornare il primo gennaio, ma io gli ho detto: Senza di te, dubito che possiamo vincere contro il Bologna, e dobbiamo riuscirci. Voglio che torni il 29 dicembre. Lui mi chiama il 27 per dirmi che sarebbe partito quello stesso giorno, per allenarsi il 28. Questo è Paulo, che non è solo un giocatore che 'si vede': è anche un ragazzo speciale.
Quanto a Tammy, mi è piaciuta questa profondità. Ma dopo Matic. Perché Nemanja sa gestire molto bene la palla e con lui abbiamo avuto più palla, più circolazione. Abbiamo avuto un giocatore in più che ama la palla e questo è stato importante per noi, per gli ultimi venti minuti, quando la Fiorentina sembrava che arrivasse con più pericolosità.
Però è vero, la profondità di Tammy è stata importante, per dare uscita, per prendere falli laterali, al di là degli assist per i gol. Però la squadra (con l’ingresso di Matic, ndr) in quel momento è cambiata, ed è migliorata.
Vorrei poi poter dire una parola su Lorenzo (Pellegrini, ndr), che ha fatto uno sforzo straordinario per giocare. Si era infortunato tre giorni fa: non stava bene, ma ha fatto di tutto per esserci. Stamattina non sapevamo anche se avrebbe potuto giocare. Gli ho chiesto uno sforzo e lui ha fatto uno sforzo di 75 minuti. Grazie mille per questo”.
Dove può trovare questa squadra la crescita nella qualità con la palla, per poter alzare il livello?
“Facendo crescere i bambini. Tahirovic ha questa qualità. Ha bisogno di tempo per crescere. Ha avuto dei minuti, ha giocato titolare con il Bologna, ha fatto 30 minuti a San Siro, ha giocato di nuovo oggi. È un esempio di un calciatore che ci può aiutare a crescere, perché a centrocampo ha queste qualità.
Tra i quattro difensori, trovarne uno che sappia gestire meglio la palla. A dire la verità, penso che Kumbulla sia quello che lo faccia meglio, ma dal punto di vista difensivo in questo momento il vero animale è Ibanez, perché è molto, molto veloce e si mangia tutto quello che c’è nello spazio. Dobbiamo trovare delle soluzioni. Non possiamo comprare Modric per cento milioni”.
La soluzione può essere anche un cambio di sistema di gioco?
“No, perché c’è tanta gente qui che non può giocare a quattro. Devo nascondere i nostri problemi e non farli capire agli altri”.
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