La Roma travolge 4-1 l'Atalanta e si porta a -6 proprio dai bergamaschi, terzi in classifica!
Così a fine partita il nostro mister José Mourinho ha commentato la goleada romanista!
È stata la più bella Roma della stagione, è d’accordo?
“Penso di sì. Spirito fantastico. I calciatori sapevano che contro l’Atalanta non avrebbero mai potuto essere in controllo della partita per 90 minuti e che ci sarebbero stati dei periodi di sofferenza in cui avrebbero dovuto difendere con un blocco basso, perché non sarebbe stato sempre possibile pressare alti o a metà campo.
La squadra è stata veramente forte sotto tutti i punti di vista. Un arbitro bravissimo, perché per come gioca l’Atalanta - aggressiva, con intensità, i duelli individuali e un pubblico fantastico nel sostegno e nella pressione – oggi c’era bisogno di un direttore di gara di questo livello, di questa esperienza. È stato molto, molto bravo. Anche noi siamo stati bravissimi: sui duelli dentro l’area, con grande consapevolezza dei pericoli. E poi abbiamo interpretato bene il modo di uscire e di fare male a una squadra che, quando perde 1-0, 2-0, prende tanti rischi. Siamo stati bravi a interpretare la partita.
Complimenti ai ragazzi. Uno come Karsdorp aveva i parastinchi completamente distrutti ed era in grande difficoltà, ma sapeva che in panchina non c’era qualcuno che potesse ricoprire il suo ruolo. Questo è il tipo di sacrificio di cui la squadra ha bisogno. E dopo aver sentito da quanto tempo la Roma non vinceva contro una grande squadra, lasciatemi dire adesso che sono solo venti minuti che la Roma non batte una squadra da top-5”.
Dopo questo successo, la Roma può guardare ora chi la precede?
“Possiamo guardare. Ma possiamo anche guardare la nostra panchina, possiamo guardare il livello di giocatori giovani e inesperti. Una cosa è fare cambi per migliorare la squadra e un’altra è fare cambi di emergenza. Abbiamo bisogno di recuperare i giocatori infortunati.
Ma per i giocatori deve essere importante comprendere la mentalità avuta oggi, perché quando giochi contro squadre di questo livello - e non parlo dell’Inter, perché il suo livello non si può paragonare con nessun’altra squadra in Serie A, ma mi riferisco ad Atalanta, Napoli e Milan - per fare punti contro di loro non basta l’organizzazione tattica, non basta il lavoro nel prepartita: c’è bisogno anche di un certo tipo di carattere che oggi i giocatori, veramente, hanno avuto. Prima della partita, scherzavo con loro, dicendo che io non avevo sentito il terremoto di Bergamo: perché dovevamo essere noi a venire qui e a sorprendere tutti. Ogni giorno ci ricordavano che da 19 mesi la Roma non vinceva con una big, ora sono 22 minuti e mezzo”.
Abraham ha qualità incredibili: può arrivare a fare 20 gol l’anno?
“Certo, certo. Era quello che faceva in Inghilterra, e ovviamente i gol sono la cosa più difficile. Però io dei gol non sono stato mai preoccupato: lo ero che Tammy interpretasse lo spirito di una squadra che non domina il campionato. Perché non siamo una squadra che domina tutte le partite. E lui viene da una cultura dove la sua squadra ha sempre la palla, dove la sua squadra è sempre superiore e lui gioca bene e fa gol.
Da noi, un attaccante per giocare bene non deve solo fare gol ma deve fare anche tante altre cose. Per esempio, quando oggi eravamo in un blocco difensivo basso, i giocatori sapevano che non potevano rischiare in prima fase, perché l’Atalanta pressa da matti (in modo positivo) e per noi era importante avere un riferimento che andasse dall’altra parte, che utilizzasse il fisico e che vincesse duelli con gente come Palomino, Djimsiti, Toloi. È cresciuto tanto in questa dimensione di gioco. Se farà più gol, questo non mi preoccupa, perché so che li farà sicuramente”.
Mi ha colpito Veretout: si sganciava e faceva il terzo uomo d’attacco e lo ha fatto alla grande.
“Fantastico. Perché Mkhitaryan aveva una missione difensiva più difficile di quella di Jordan. Perché per pressare nel primo tempo i tre difensori, Miki doveva saltare Toloi e poi doveva continuare a pressare, qualche volta arrivando al terzino destro. Mentre Jordan dall’altro lato aveva Zaniolo che qualche volta usciva, ma faceva questa pressione sul terzo di sinistra. Così, la loro freschezza era diversa. E Jordan ha utilizzato molto bene questo tipo di movimento per inserirsi e creare problemi. Mi è piaciuta davvero la squadra, perché non si sentiva bene - e ora posso usare l’imperfetto - nei momenti di sofferenza della partita.
E quando tu non sei la squadra più forte, o anche se lo sei, ci sono dei momenti in cui devi soffrire. E noi nei momenti di difficoltà non eravamo bravi. A poco a poco siamo cresciuti e oggi è stato fantastico avvertire questa evoluzione e il modo in cui siamo riusciti a soffrire e come siamo entrati nel secondo tempo dopo il gol subito al minuto 46. In passato, saremmo rientrati in campo già in sofferenza e invece siamo entrati forti, difendendo molto bene, con grande concentrazione, uscendo bene per il contropiede.
Abbiamo giocato veramente, veramente bene. Ovviamente avevamo bisogno dei tre punti, ma questa vittoria significa avere fatto un grande passo avanti a livello di mentalità della squadra”.
E che significa ha per Zaniolo una prestazione così?
“Penso importante. Io vado sempre nelle cose che qualche volta sembrano piccole, ma che per me sono importanti. Lui ha preso un giallo veramente presto e un Nico senza testa, senza equilibrio, troppo emozionale, sarebbe stato espulso o avrei dovuto fare un cambio al 45’. Invece ha saputo stabilizzarsi, ha saputo uscire in contropiede, ha interpretato molto bene la partita. Più del gol, mi è piaciuta la sua stabilità emozionale. Il modo in cui ha saputo controllare le sue emozioni”.
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