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    Mourinho: "La partita con il Verona presenta una difficoltà extra"


    Il tecnico in conferenza stampa alla vigilia della trasferta della Roma allo Stadio Bentegodi di Verona

    Alla vigilia di Verona-Roma, quarta giornata di campionato, mister Mourinho ha incontrato i giornalisti a Trigoria.

    Queste sono state le parole del tecnico in conferenza stampa.

    C'è un gruppo che ha recepito la sua filosofia di calcio e un altro no?

    "No, per niente. È stata una partita. Sarebbe troppo facile per me dire che abbiamo vinto 5-1 e siamo stati perfetti. Non voglio andare in questa direzione con la mia squadra. Dopo tutte le partite, analizziamo quello che pensiamo di avere fatto bene e i problemi che abbiamo avuto. In questo senso, abbiamo le condizioni per fare meglio. Non dico per quanto riguarda il risultato, perché non me lo aspettavo così ampio, ma meglio dal punto di vista della qualità del gioco e della performance difensiva. A inizio gara, e all'avvio del secondo tempo, loro hanno avuto dei momenti di controllo della partita".

    Vuole mandare un messaggio al futuro Sindaco di Roma per velocizzare l'iter dello stadio?

    "Prima di tutto, io sono un allenatore, faccio quello che mi piace fare da tanti anni e non voglio essere niente di più che un allenatore. Un tecnico che ha un legame molto forte con il Club, con i tifosi, con la città, senza dubbio. Ma sarò sempre un allenatore. Senza dubbio, uno stadio di proprietà determina tante cose positive per una società. Ho letto con grande soddisfazione quello che la signora Raggi dice della Roma e dei suoi proprietari. Si avverte un rispetto molto grande. E si vedrà in futuro. Ma al momento non voglio dire molto di più".

    L'ha soddisfatta Ibanez come terzino? E cosa sta succedendo a Villar?

    "Non capisco. È successo lo stesso prima della partita con il Sassuolo, quando praticamente non abbiamo parlato del Sassuolo: qui, ancora non abbiamo parlato del Torino. Sembra che voi cerchiate delle altre cose. Questa è una conferenza pre partita, non è post partita. Nel post, l'altro giorno ho detto delle cose e non ho potuto dire di più perché la UEFA aveva organizzato le cose in un certo modo".

    "Pensavo che avremmo parlato di più della prossima partita e meno di questo. Non so come risponderti. Su Vina e Mkhitaryan è facile farlo: hanno due piccoli problemi, però piccoli, e con la qualità tremenda del nostro dipartimento medico e in quello Sport Science, mi aspetto sempre delle cose positive. Per questo, sto aspettando per avere i giocatori disponibili".

    "Non capisco la domanda su Villar. Perché? Perché l'anno giocava titolare e quest'anno no? Cosa posso risponderti? Paulo aveva o ha una visione e delle opzioni diverse dalle mie e il prossimo allenatore le avrà diverse dalle mie, e qualche giocatore super titolare con me magari non lo sarà con il prossimo: non c'è alcun problema con Villar. Semmai, il suo problema è che Cristante e Veretout stanno giocando molto bene. E questo non è un problema di Villar, ma una cosa molta buona per la squadra".

    "E parlare di titolari e non, nel nostro modo di stare qui dentro non ha molto senso: come hai visto con il CSKA, abbiamo cambiato tanti elementi, perché ci fidiamo di tutti. Ibanez? Non è un terzino, è ovvio che non lo sia. Non è un terzino che può giocare alto, che può arrivare al cross. Può occupare quel ruolo in una situazione di emergenza, ma non sarà mai un terzino".

    Che Verona si aspetta domani? In Serie A, i presidenti danno poco tempo ai loro allenatori?

    "Non mi piace parlare di casa d'altri. Sono loro che devono spiegare perché hanno deciso così. Per me, da lontano, posso solo dire che mi dispiace tanto per due colleghi che sono stati esonerati molto presto. Però le ragioni non sono affari miei e non posso dire molto di più. Sono felice del ritorno di Mazzarri, abbiamo giocato insieme in Italia e in Inghilterra. Se Tudor cercava un'opportunità per tornare in Italia, l'ha trovata adesso e sono felice per lui. Ovviamente, mi dispiace per Eusebio e Semplici. Mi auguro che possano tornare presto".

    Il suo staff, peraltro molto giovane e sempre aggiornato, è uno dei segreti del suo successo?

    "La verità è che oggi non c'è nessuno del primo staff, quando venti anni fa ho iniziato ad allenare. Ma un'altra verità è che per tanti anni siamo rimasti gli stessi. Quello che è da più tempo con me è Lalin, che mi segue dal 2010, dai tempi del Real Madrid. Tutti gli altri sono cambiati. Alcune volte per loro scelta - per fare carriera - altre è stata una scelta mia, per prendere qualcuno con altre qualità. Per esempio, qui alla Roma ho preso due preparatori atletici: uno per lavorare direttamente con la squadra, un altro per lavorare sulle individualità, sul recupero. Il mio staff è molto, molto bravo".

    "Sono arrivato con quattro uomini e oggi siamo 14, 16... Perché qui c'era gente di qualità, aperta a imparare il mio modo di lavorare. E oggi tutta questa gente è il mio staff. Sono arrivato con una piccola Hyundai con quattro collaboratori e oggi ci muoviamo su un pullman, tutto per il mio staff. Uno staff che un giorno apparterrà a chi verrà dopo di me. Questo per me è molto importante: costruire uno staff, ma soprattutto una base di lavoro. E lavoriamo tanto come staff. E festeggiamo insieme".

    "E quando verrà un momento negativo, saremo insieme ancora di più. Mi piace lavorare con gente che pensa, che analizza, che ragiona ventiquattrore su ventiquattro. Ci chiamiamo anche a mezzanotte. Mi piace la gente che sta nel calcio con passione. Quello che sta succedendo adesso".

    Ha mai pensato ad adottare una difesa a tre? E in questa ottica, ha mai pensato di reintegrare Santon?

    "No, ho pensato a Tripi, che sarà convocato. E se domani avrò qualche problema, Tripi ha fatto la pre stagione con noi, ha lavorato con noi per più di un mese, ha imparato il nostro modo di pensare, è un ragazzino intelligente che può ricoprire tutte le posizioni della difesa. Anche a centrocampo, se c'è bisogno. Non ha esperienza, ma ha un cuore super romanista e ha l'intelligenza per giocare. Non penso a reintegri. Possiamo giocare a tre come a quattro. Non l'abbiamo fatto ancora, però non posso dire che non lo faremo. È una situazione aperta. Ci sono tante squadre che giocano a tre e potrebbe capitare che il modo migliore per battere sia giocare a tre".

    Quanto conta nel suo gioco l'aggressività dei suoi attaccanti? Può essere una chiave per domani?

    "Dipende. Se il piano di gioco prevede un pressing alto, non si può giocare con una linea alta senza aggressività sui difensori che portano palla. Ovvio. Se la strategia è giocare con le linee più basse, no. Nelle ultime due partite, abbiamo cercato di pressare alto".

    "La partita di domani ha una difficoltà in più. Quella naturale è la qualità dei giocatori avversari. Quella extra è un nuovo allenatore, per il quale non abbiamo riferimenti per sapere quale sarà il suo gioco. Possiamo guardare al suo passato. Cercherà di ripetere i suoi principi o li ha cambiati? Ha calciatori diversi e magari giocherà in modo diverso? Ci sono tante domande per quali non abbiamo risposte, e questo rappresenta una difficoltà extra. Non immaginiamo la loro proposta di gioco".

    Nelle gerarchie, cosa manca a Borja Mayoral per rientrare nel giro degli attaccanti?

    "Che la Fifa non permette di giocare in dodici. Potendo giocare in undici, giocano in undici. È un modo scherzoso per risponderti. Non gli manca niente: è un bravo giocatore, è un bravo ragazzo, lavora tantissimo. Per come lavora, è solo da ringraziare. È un fantastico professionista. Sarà importante per noi. Al 100%. Mi piace più oggi di quando sono arrivato, due mesi fa. Tammy sta molto bene, Eldor - come avete visto - anche. Possiamo giocare con due punte".

    "L'ultima volta che abbiamo messo Tammy con Mayoral, è successo perché possiamo giocare con due punte. Ma non possiamo giocare con due punte se non abbiamo tre attaccanti. Mayoral ha qualità, intelligenza, è freddo sotto porta. Ma mi piacciono anche Shomurodov e Tammy. Lui ovviamente vuole di più, ma il suo momento arriverà".

    Come si affrontano le squadre che vengono a prenderti a tutto campo?

    "Abbiamo pensato a questa possibilità, se Tudor romperà con il passato di questa squadra. O magari non cambierà questa dinamica. L'anno scorso il Verona, con Juric, giocava in modo simile e sembra che le idee non siano molto diverse. Magari, Tudor andrà in questa stessa direzione. È difficile affrontare squadre che giocano così: si è visto quanto ha faticato ieri il Sassuolo contro il Torino".

    "È una proposta diversa di calcio che va accettata. Se sarà così, sarà difficile. Però abbiamo lavorato un po' pensando anche a questa possibilità, perché loro poi sono bravi anche in uscita, nella proiezione dei terzini, facendo arrivare la palla in zona pericolosa. Hanno anche profondità. Il Verona mi piace. Hanno zero punti in tre partite, ma avrebbe potuto fare punti con l'Inter e con il Bologna. Concluderà il campionato in una zona tranquilla".