Ecco le parole dell’attaccante, classe 1987.
Cosa ti ha convinto a venire alla Roma quando eri ancora al Chelsea?
“Avevo diverse offerte sul piatto. Alle fine ho scelto di venire alla Roma, perché avevo voglia di giocare in un campionato diverso, di giocare in un altro paese. Conoscere un'altra cultura, imparare una nuova lingua. Sotto questo aspetto, la Spagna e l'Italia sono paesi molto simili. Come ho detto, volevo mettermi alla prova in un campionato diverso. Non avevo mai giocato in Serie A. Sono contento della scelta che ho fatto, per diversi motivi. Oltre a questo, avevo parlato anche con l'allenatore e avevo molta voglia di fare parte di una squadra vincente e di fare qualcosa di importante con la maglia della Roma. Un altro motivo che mi ha fatto scegliere la Roma è il fatto che è qualche tempo che la squadra non vince. Spero che assieme ai compagni potremo competere fino alla fine, come stiamo facendo ora, per cercare di vincere qualche titolo. Sarebbe molto positivo per questo club”.
Come ti sei ambientato a Roma? Assomiglia alla Spagna? E hai potuto goderti la città, nonostante le restrizioni in corso?
“È difficile, perché stiamo attraversando un momento complicato. Ci sono molte restrizioni, ogni giorno si verificano nuovi casi. Per questo motivo è difficile potersi godere al meglio la città. Ho avuto comunque la possibilità di camminare per il centro, di conoscere un po' Roma e di vedere i suoi luoghi principali. È una città fantastica, conosciuta in tutto il mondo. E con una storia incredibile. Inoltre, sin dall'inizio, da quando sono arrivato, le persone mi hanno accolto benissimo. Sono sempre stato trattato benissimo. Quando sono entrato in un negozio o sono andato al ristorante al supermercato, sono sempre stato trattato benissimo. Questo mi ha consentito di adattarmi velocemente. Come sappiamo, il primo anno spesso presenta delle difficoltà. Si arriva in un posto nuovo, non si capisce la lingua, non si conosce il campionato... Sono stato fortunato perché i compagni mi hanno subito accolto benissimo. E sono felice di questo”.
Come descriveresti Fonseca? Quali sono le sue caratteristiche?
“È un allenatore vincente, perché prepara sempre le partite con l'intento di vincerle. In settimana può cambiare qualcosa in termini di come portare il pressing o di come giocare contro un determinato avversario e questo dimostra la sua voglia di voler vincere sempre. È un allenatore che lavora molto bene a livello offensivo. Questo mi piace molto, perché per gran parte della carriera ho giocato portando un pressing molto alto e cercando di recuperare subito palla per arrivare velocemente alla porta avversaria. È modo di vedere il calcio che a me piace molto. Quindi per me è più facile lavorare con lui”.
Ti senti un leader all'interno dello spogliatoio? E come la tua esperienza europea può aiutare questa Roma?
“Non so se sono un leader all'interno dello spogliatoio. Di certo ho accumulato una buona esperienza, ho giocato in diverse squadre. In squadre forti e di livello europeo, come il Barcellona e il Chelsea. E poi anche a livello di Nazionale. Gioco da molti anni, ho disputato molte partite e questo fa sì che quando parli in spogliatoio i compagni ti ascoltino. Come ho detto, restando uniti e con questa mentalità dobbiamo continuare a lavorare per ottenere un giorno dei risultati importanti”.
Con così tanti trofei vinti, quando sei andato via dal Chelsea hai mai avuto voglia di tornare alle Canarie a goderti i tuoi trofei al sole, a rilassarti?
“No, non ci ho pensato a essere sincero. È vero che gli anni passano e purtroppo ogni cosa finisce. Purtroppo non giocherò ancora per molti anni. Ma proprio per questo volevo venire qui, per provare a vincere trofei nuovi e farlo in un club come la Roma in una città in cui si vede come la gente voglia che questa squadra torni a vincere qualcosa. Speriamo di riuscirci. So che è una grande sfida, e una sfida difficile allo stesso tempo. Ma lavoriamo tutti per poter vincere questa sfida”.
Pensi che la Roma possa vincere l'Europa League quest'anno?
“Sì, certo che possiamo vincerla. Sappiamo che ci sono grandi squadre e che ogni partita sarà difficile. Come ho detto, il Braga sarà un avversario complicato da affrontare. Sarà un confronto difficile, soprattutto in casa loro. Dovremo prepararla bene e giocare con intelligenza. Credo sia molto importante, dato soprattutto che si gioca sui 180 minuti. In questo modo potremo cercare di passare il turno e arrivare in fondo. Il percorso è ancora lungo, dobbiamo affrontare una cosa alla volta. Ma possiamo certamente arrivare in fondo con la squadra che abbiamo”.
Parlando della tua esperienza nelle competizioni europee, cosa deve avere una squadra per poter vincere a livello europeo?
“È importante che il gruppo lavori bene. Bisogna giocare con intelligenza, perché sono partite in cui devi anche saper gestire il tempo, e cercare di non subire gol. Questo è portante nelle fasi a eliminazione diretta dell'Europa League e della Champions League. Bisogna essere solidi, non subire gol e sfruttare le occasioni da gol che ti possono capitare. Questo, alla fine, è quello che ti consente di andare avanti. Ma la cosa importante è pensare a una partita alla volta. Pensare a un turno alla volta”.
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