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Krol: "Napoli e poi Ajax, due grandi sfide per la Roma"


Ruud Krol è stato uno dei giocatori simbolo della mitica Olanda dell’Arancia Meccanica, capitanata da Johan Cruyff e allenata da Rinus Michels.

Faceva parte di quella squadra, quel movimento rivoluzionario, che cambiò la concezione del gioco del calcio. Senza quell’Olanda (e quell’Ajax), probabilmente, non ci sarebbero stati il Milan di Sacchi, il barcelonismo iniziato da Cruyff e sublimato da Pep Guardiola, ma nemmeno tutti quegli allenatori che da quel “calcio totale” hanno tratto la propria filosofia.

Krol, si diceva. Difensore elegante, uno dei primi interpreti del ruolo di libero a pensare calcio con una vocazione moderna. Particolarmente abile a uscire testa alta palla al piede e diventare il primo a impostare il gioco. Giocò nel Napoli per quattro anni, dal 1980 al 1984.

Nell’immaginario romanista, oltre ad essere stato uno dei calciatori più forti della sua epoca, è anche ricordato per un Roma-Napoli dell’8 marzo 1981. Non tanto per il risultato finale di pareggio (1-1), quanto per la chiave tattica che impedì all’olandese di fare il suo solito gioco. Liedholm, seguendo un suggerimento di Falcao, mise il “Bomber” Pruzzo in marcatura su Krol, limitando la pericolosità e l’imprevedibilità della manovra azzurra.

Ricorda quella partita di 40 anni fa?

“Certo. Si trattava di una partita da scudetto, perché sia noi, sia la Roma eravamo in corsa per il titolo. Segnò prima Pruzzo e poi Speggiorin siglò il gol dell’1-1. Ricordo uno stadio Olimpico pienissimo, si respirava l’aria del campionato da vertice. Tanto che la Roma contese lo scudetto alla Juventus fino all’ultimo. Prima della gara io e Falcao scattammo una foto. E pensare che il destino di noi sarebbe potuto essere diverso…”.

In che senso?

“Falcao arrivò alla Roma in quella stessa stagione, nell’estate del 1980. Ma prima di lui, oltre a Zico, la Roma cercò il sottoscritto. Eravamo due giocatori diversi, io e Falcao. Agivano in posizioni diverse del campo, ma all’epoca si poteva tesserare un solo straniero. E le frontiere per il campionato italiano riaprirono proprio nel 1980. Pensi che parlai anche con Liedholm…”.

Sembrava una trattativa avviata.

“Sì, la Roma mi voleva davvero. Quando nel maggio del 1980 venne negli Stati Uniti per una tournée (Transatlantic Challenge Cup, ndr), io la affrontai in una partita di quel torneo. Giocavo, in quel periodo, nei Vancouver Whitecaps. Dopo la partita, che finì in pareggio pure quella, ebbi questo colloquio con Liedholm. Sembrava fatta, ma qualche tempo dopo la Roma decise di ingaggiare Falcao. E io andai a Napoli”.

Le sarebbe piaciuto venire alla Roma?

“A chi non piacerebbe giocare in una squadra come la Roma, in una città meravigliosa come la capitale d’Italia? Quella poi era una grande Roma, che avrebbe vinto lo scudetto nel 1983 e che arrivò in finale di Coppa dei Campioni nel 1984. A me, comunque, andò benissimo l’esperienza nel Napoli”.

Ma non ebbe l’occasione di far parte del Napoli di Maradona.

“No, diciamo che ci fu una sorta di passaggio di testimone. Io andai via nel 1984 e Diego arrivò a Napoli in quello stesso anno. La società preferì prendere altri stranieri e io andai in Francia a chiudere la carriera. Peccato, mi sarebbe piaciuto giocare con lui, anche se avevamo undici anni in più di lui. Lasciai Napoli che avevo compiuto 35 anni. E tra quattro giorni ne compirò 72”.

Auguri in anticipo, allora.

“Grazie. Oggi vivo in Spagna, nei dintorni di Marbella. Si sta bene qui, anche se il momento per tutto il mondo è critico. Io, per fortuna, fino ad ora non ho avuto problemi”.

Prima di un Napoli-Roma del 2016, che i giallorossi vinsero 3-1, fu ospite della società partenopea e fu omaggiato con una maglia celebrativa.

“Sì, fu un bel momento. Eravamo stati invitati io e Gianfranco Zola. Hamsik, il capitano di quella formazione, ci consegnò le maglie proprio al centro del campo, con tanti tifosi sulle tribune. La mia era la 5, il numero che ho portato in tante partite con il Napoli”.

Vedrà la partita di domani sera?

“Sì, senza dubbio. Guardo sempre le partite del campionato italiano. Credo sarà una sfida molto combattuta. La Roma viene da un ottimo risultato in Europa League ed è rimasta l’ultima squadra italiana in corsa per un titolo europeo, un dettaglio non da poco, il Napoli ha vinto a San Siro con il Milan e sarà motivato a ricercare continuità di risultati. Ecco, una cosa particolare che ho notato in questa Serie A, tanto condizionata dal Covid, è stato il rendimento altalenante di tutte le protagoniste. A parte l’Inter, che però prepara una sola partita a settimana con tanti calciatori forti in rosa”.

A proposito di Europa League, la squadra di Fonseca se la vedrà con il suo Ajax nei quarti di finale.

“Sarà un’altra grande sfida. Si affrontano due filosofie di calcio diverse. La Roma gioca bene, lo stesso fa l’Ajax con concetti differenti. La Roma ha giocatori giovani e d’esperienza, l’Ajax sta lanciando altri talenti molto interessanti. Sicuro sarà una partita impegnativa per la Roma, contro un’avversaria pericolosa”.

Da olandese, non le sarà sfuggito il rendimento di Karsdorp.

“Sta diventando partita dopo partita un terzino sempre più affidabile. Dopo essere tornato dal prestito in Olanda, sta trovando quella continuità che gli era mancata in passato. Ed ora è uno dei punti di forza della Roma”.