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    Historic XI: Roma-Broendby 2-1


    Oggi, 30 anni fa, la Roma compiva una delle imprese più belle della propria Storia, battendo in casa il Broendby nel ritorno delle semifinali di Coppa Uefa

    Roma, 24 aprile 1991. Alle 19:00 è in programma Roma-Broendby, ritorno delle semifinali di Coppa UEFA.

    Per la seconda volta in sette anni lo Stadio Olimpico è teatro di una semifinale europea. Il 25 aprile del 1984, infatti, i giallorossi di Liedholm conquistavano l’accesso alla finale unica di Coppa dei Campioni con il Liverpool rimontando gli scozzesi del Dundee UTD, vincendo 3-0 (all’andata era finita 2-0 in trasferta). Stavolta la storia è diversa. E anche l’avversario.

    A contendere il passaggio del turno ci sono i danesi in maglia gialla, guidati dal portierone Schmeichel – nelle stagioni successive diventerà un monumento del Manchester United – e da altri tre elementi che un anno dopo si sarebbero laureati campioni d’Europa con la Danimarca con modalità inaspettate e clamorose (Olsen, Jensen, Vilfort). Sulla panchina giallorossa siede Ottavio Bianchi, la squadra è radicalmente cambiata rispetto a quella che fece l’impresa in Coppa Campioni, eccezion fatta per Sebino Nela.

    La partita è tirata, disputata su un terreno di gioco fangoso, in alcuni punti ai limiti della praticabilità. Si comincia dallo 0-0 maturato a Brøndbyvester 14 giorni prima.

    Un buon risultato, ma che non mette al riparo da eventuali – sgradevoli – sorprese. La Roma parte un po’ impacciata, il Broendby sembra più libero mentalmente, sfiorando il gol in apertura. Al 33’, però, la svolta: è Ruggiero Rizzitelli a dare la scossa segnando la rete del vantaggio. L’azione parte da una bordata di Nela dalla distanza con il mancino, Schmeichel respinge corto servendo involontariamente Di Mauro, il centrocampista è defilato, mette palla in mezzo per il numero 11 che, a porta vuota, insacca di testa.

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    Al 63’ Bryan Jensen mette in mezzo dalla destra con un tocco di esterno sinistro, Cervone tenta l’uscita ma è anticipato maldestramente da Comi che indirizza verso la propria porta, il pallone è destinato in fondo alla rete, Nela cerca di salvarlo e spazzarlo, ma l’intervento alla disperata non riesce e il 3 non può far altro che ribadire dentro, entrando – suo malgrado – nel tabellino dei marcatori.

    L’1-1 qualifica gli ospiti. All’87’ ecco che si materializza il gol decisivo. Stefano Pellegrini mette in mezzo, Berthold la piazza al centro facendo la torre, la palla viene rilanciata dalla difesa danese, irrompe Desideri con un tiro di controbalzo, Schmeichel si oppone come può, ma davanti alla porta ci sono sia Rizzitelli, sia Voeller.

    È il tedesco a risolvere la questione con un tocco sottomisura. Il boato dell’Olimpico è fragoroso, tra i più forti mai avvertiti dentro l’impianto. La Roma tutta è stremata, eloquente è il frame di Nela dopo il gol vittoria, ma il 2-1 finale è suo. Risultato che vale la finale di Coppa UEFA.

    A 30 anni di distanza, ricordiamo gli undici giallorossi schierati in partenza da Ottavio Bianchi.

    Giovanni Cervone: portierone nato a Brusciano, in Campania. Ha difeso la porta della Roma per otto stagioni. Non difettava certo per personalità e capacità tecniche, quando usciva alzava il ginocchio per intimorire gli avversari, a volte difettava per continuità. Ma è stato un degno successore di Franco Tancredi. 246 presenze tra il 1989 e il 1997.

    Stefano Pellegrini: solo omonimo dell’altro Stefano Pellegrini, che segnò il primo gol della storia giallorossa in Coppa UEFA contro il Dunav Ruse nel 1975 e giocava come attaccante. Lui era difensore ed era il terzo di tre fratelli calciatori dopo Luca e Davide. Lui inizia l’azione che porta al gol di Voeller nella semifinale di ritorno. 71 presenze, 1 gol.

    Sebino Nela: l’unico giocatore della storia della Roma ad aver disputato due finali europee. Nel 1984 in Coppa dei Campioni con il Liverpool, nel 1991 con l’Inter. Ma, soprattutto, campione d’Italia nella Roma di Liedholm del 1982-83. Difensore arcigno, veloce e potente, iniziò da terzino e concluse la carriera da centrale di retroguardia affidabile. 397 presenze, 19 reti.

    Thomas Berthold: due stagioni nella Roma dopo aver vestito in Italia la maglia del Verona. Calciatore versatile, capace di giocare a difesa o a centrocampo. In giallorosso si laureò campione del mondo del 1990 con la sua Germania insieme a Rudi Voeller. 87 presenze, 5 gol.

    Aldair Nascimento Santos: tra i migliori difensori nella storia del calcio e, ovviamente, nella storia della Roma. Incedere dinoccolato, tecnica sopraffina, senso dell’anticipo spaziale. Un top player nella categoria dei centrali. 13 anni di appartenenza alla Roma. 436 partite, 20 gol.

    Antonio Comi: difensore, centrocampista e iniziò la carriera da attaccante. Nella Roma vinse una Coppa Italia nel 1991, disputando pure la finale di Coppa UEFA nello stesso anno e quella di Coppa Italia sfortunata con il Torino del ’93. In quella stessa stagione segnò un gol in sforbiciata al volo contro l’Ancona all’Olimpico. Uno dei suoi 5 sigilli in 135 presenze complessive.

    Stefano Desideri: centrocampista di forza, il numero 7 della Roma di inizio anni 90 nell’immaginario dei giovani tifosi, dotato di un gran tiro dalla distanza. Proprio da una sua conclusione dal limite, nasce il gol della vittoria nella sfida con il Broendby. Romano, uscì dal settore giovanile giallorosso. 190 presenze, 32 gol.

    Fabrizio Di Mauro: mediano di qualità, numero 8 spesso sulle spalle, giocava spesso con delle fascette bianche sulle caviglie. Anche lui – come Desideri – espressione del vivaio romanista. 132 presenze, 9 gol. P.S. Peccato per la stagione 1993-94 passata alla Lazio.

    Rudi Voeller: il “tedesco volante” sulle note della canzone “La notte vola” di Lorella Cuccarini. Il 9 dopo Roberto Pruzzo. Voeller trascinò la Roma in finale di Coppa UEFA nel 1991 dopo 10 reti in 12 partite disputate. L’emblema della sua carriera, il gol. Nella Roma ne fece 68 complessivi in 198 gare ufficiali.

    Giuseppe Giannini: capitano, in una parola. Leader (romano) designato dopo Agostino Di Bartolomei, “è un principe che ha preso sottobraccio la sua Roma” in più di un’occasione. Alza al cielo la Coppa italia del 1991, avrebbe potuto farlo anche nel 1993 se un palo non si fosse messo di mezzo in finale (dopo tre gol segnati da lui stesso su rigore, in finale col Torino). Così come nella sfortunata doppia finale con l’Inter di Coppa UEFA sempre del ’91. Il poster in camera di tanti giovani romanisti, anche quello di Francesco Totti. 437 partite, 75 gol.

    Ruggiero Rizzitelli: “Ruggiero bomber vero”. “Rizzi-Rizzi go’”. Arrivato dal Cesena, in giallorosso ha conquistato la ribalta nazionale e scoperto l’amore per questi colori. Ancora oggi rivendica il suo essere tifoso con orgoglio. Diede una scossa decisiva ai compagni nella semifinale di ritorno di Coppa UEFA del 1991 con il Broendby, non solo per il gol segnato. Oggi casa sua a Cesena è una memorabilia romanista. 211 presenze, 55 gol.