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    10 prestiti diventati punti fermi della Roma


    Con queste prime parole, Chris Smalling ha commentato il suo ritorno in giallorosso. Un trasferimento a titolo definitivo voluto da lui, dalla società e accolto dai romanisti come un figliol prodigo di nuovo a casa. Un legame cementato rapidamente nel corso della stagione scorsa. Un colpo di fulmine, sbocciato in quel Roma-Atalanta del 25 settembre 2019 che, nonostante la sconfitta, segna il debutto ufficiale dell’ex Manchester United.

    Da allora, non è più uscito di squadra. E Chris è diventato un beniamino. Non un fatto inedito per un calciatore arrivato con la formula del prestito. Che, per definizione e formula stessa dell’operazione, dovrebbe suggerire di non affezionarsi troppo per poi restare delusi in caso di mancata conferma. Un esempio su tutti? Pietro Vierchowod. One shot nel campionato 1982-83, prestato dalla Sampdoria giusto in tempo per laurearsi campione d’Italia e poi salutare la compagnia.

    Non è stato il caso di Smalling e nemmeno quello di altri giocatori arrivati prima a titolo temporaneo, ma poi confermati. Ne abbiamo selezionati 10, arrivati negli ultimi 25 anni...

    Marco Delvecchio (1995-2005)

    Entra a far parte della Roma nel 1995, a 22 anni, nel mercato di novembre. In prestito, appunto. Con la squadra giallorossa e con Carlo Mazzone allenatore è amore a prima vista. Inizia a segnare con continuità, arrivando al termine della stagione a 10 gol in 24 partite. Per i tifosi è un nuovo idolo. Il coro allo stadio è: “Comprace Delvecchio, presidente comprace Delvecchio”. Sensi lo riscatta quasi a furor di popolo, Marco diventa Supermarco e resta nella Capitale per dieci anni, identificandosi totalmente con la città. “Sono un romano nato a Milano”. 300 presenze.

    Nicolas Burdisso (2009-2014)

    Preso negli ultimi giorni del mercato dell’estate 2009, viene dato in prestito dall’Inter alla Roma per affiancare Juan e Mexes al centro della retroguardia. L’operazione è ufficializzata il giorno stesso del debutto in campionato contro il Genoa. Va in campo subito. Si narra che la sua maglia nemmeno era in lista, tocca a un paio di dirigenti precipitarsi a Roma per recuperarne una con il numero 29. In quell’annata si sfiora lo Scudetto, grazie anche a lui. “Il bandito”. Poi, è rimasto alla Roma fino al gennaio 2014. 131 presenze.

    David Pizarro (2006-2012)

    La trattativa per convincerlo a firmare per la Roma è lunga ed estenuante. Un tira e molla che poi viene sbloccato da una telefonata di Francesco Totti, in una notte d’estate, quando le notizie non sembrano positive. Il Pek, però, fa la cosa giusta. Sceglie il giallorosso. E si presenta a Rieti il giorno dopo per un’amichevole della Roma di Spalletti. Diventa in fretta un faro del centrocampo. “Uno scoglio su cui ci poggiamo quando non sappiamo che fare con il pallone”, parole di De Rossi. Rilevato dall’Inter in comproprietà, ben presto si innamora del club e della città. Tanto da arrivare a collezionare 207 presenze.

    Mirko Vucinic (2006-2011)

    Oltre a Pizarro, è l’altro acquisto di punta dell’estate 2006. L’attaccante montenegrino ex Lecce è un talento cristallino, veloce, capace di andare in gol e di mostrare numeri di qualità. La formula dell’operazione è complessa: arriva in prestito, l’anno successivo la Roma lo acquista in comproprietà dal Lecce fino a diventarne l’unica proprietaria nel 2008. Le sue prestazioni ingolosiscono gli altri club, che provano a più riprese a prenderselo fino a quando è coinvolto anche il Lecce nella proprietà del cartellino. Ma nulla da fare. 203 presenze.

    Radja Nainggolan (2014-2018)

    Acquistato dal Cagliari nel gennaio 2014 con una formula complessa composta da prestito oneroso, diritto di riscatto in comproprietà e poi con possibilità di acquistare l’intero cartellino. Si impone subito come uno dei migliori centrocampisti d’europa: lottatore di qualità con attitudine al gol. Le prestazioni positive ne mettono in pericolo la permanenza, con quella comproprietà sempre in bilico tra Roma-Cagliari e altri club pronti a rilevarne una parte. Non accade, però. Radja diventa tutto della Roma. In tutti i sensi. 203 presenze.

    Emerson Palmieri (2015-2017)

    Ingaggiato dal Palermo nel 2015, non ha subito un impatto positivo. La sua prima da titolare è Roma-Spezia di Coppa Italia, persa clamorosamente ai rigori, non per sue colpe. Con il tempo e con Spalletti allenatore comincia a prendere confidenza sulla fascia sinistra, tanto che il tecnico toscano ne chiede la conferma tra lo scetticismo generale. Viene accontentato, passa anche per Roma-Porto 0-3 (rosso diretto), ma poi Emerson si consacra in un derby del 2016: Lazio-Roma 0-2 (Strootman, Nainggolan). 47 presenze.

    Diego Perotti (2016-2020)

    Il suo trasferimento si concretizza l’ultimo giorno del mercato di gennaio del 2016, in prestito con diritto di riscatto. Arriva dal Genoa, dove in due stagioni era diventato rapidamente il numero 10. Il primo febbraio sbarca a Fiumicino, il giorno dopo è in campo da titolare a Sassuolo, nel ruolo di falso nove. La sua prestazione è sontuosa, tanto da contribuire con un assist vincente per il gol del definito 2-0 di El Shaarawy. La società lo riscatta non appena ne ha la possibilità. 138 presenze.

    Federico Fazio (2016-oggi)

    Ad agosto 2016 la Roma rinforza la difesa con l’argentino Fazio, in prestito dal Tottenham, e con il belga Vermaelen dal Barcellona sempre a titolo temporaneo. Tra i due, viene accolto con più aspettative il secondo. Ma la storia emana un altro verdetto, consegnando a Fazio le chiavi della retroguardia romanista. Il riscatto è diventato poi inevitabile. Il “Comandante” è stato titolare nella Roma degli 87 punti del 2016-17 ed era uno dei pilastri di Roma-Barcellona 3-0. Ovvero, in due passaggi cruciali della storia recente. Ha pure segnato nel derby del 2018. 158 presenze.

    Henrikh Mkhitaryan (2019-oggi)

    Come Smalling, arriva nell’estate del 2019 in prestito ma dall’Arsenal. Giocatore affermatissimo a livello internazionale, si era fatto notare nello Shakhtar Donetsk, poi nel Borussia Dortmund, Manchester United e – infine – nei “gunners”. Stesso anno di nascita di Smalling, 1989. Anche lui ha un impatto scintillante con la Roma, tanto da andare in gol al debutto contro il Sassuolo. In una radio un tifoso gli dedica una canzoncina sulle note di “Felicità” di Al Bano e da lui stesso ripostata sui social: “L’armeno che va come un treno è Mkhitaryan”. 30 presenze.

    Chris Smalling (2019-oggi)

    Ha firmato fino al 2023, per altre tre stagioni. Classe 1989, leader carismatico, ha già collezionato 37 presenze nella prima stagione. Veloce nell’uno contro uno, potente, determinato il giusto. Tornerà a vestire la maglia numero 6, quella che nella Roma è stato a lungo di un altro grande difensore, Aldair.