“Mio padre ha detto che dovevo rimanere all’Ajax un altro anno? Non sono d’accordo e credo nemmeno che volesse lanciarmi un messaggio di questo tipo, ma resto convinto di aver fatto la scelta giusta”: queste le parole di Justin Kluivert nella lunga intervista rilasciata dall’olandese al settimanale ‘Sportweek’ in edicola oggi con la Gazzetta dello Sport.
“Credo che una svolta positiva per me ci sia già stata da un mese a questa parte” ha proseguito il numero 34 giallorosso. “Sapevo che qui non sarebbe stato facile perché mi sarei confrontato con una cultura e uno stile di vita a cui non ero abituato, ma giocare a Roma è anche un modo per esplorare il mio potenziale di uomo e di calciatore e la mia libertà”.
Qui di seguito un estratto delle parole di Justin Kluivert a ‘Sportweek’.
E’ difficile sentirsi tranquillo giocando nella Roma?
“Ha molto a che fare con la fiducia. Io la sento se mi riesce il primo dribbling, per esempio. Ma è anche legata all’immagine di me che riesco a trasmettere ai compagni, di positività di brillantezza. In questo senso i miei modelli sono Cristiano Ronaldo e Neymar”.
Chi preferisci tra i due?
"Ronaldo. Mio padre è stato un idolo, ma Ronaldo rappresenta il mio modello di calciatore".
Pensavi sarebbe stato più facile adattarsi alla Serie A?
"Mi sono confrontato con un calcio più tattico rispetto a quello cui ero abituato. Devo essere più esigente con me stesso perché so che posso tirare fuori molto di più. E devo imparare a togliermi qualche pressione da dosso".
Quanto incide sul tuo carattere il fatto di chiamarti Kluivert?
“Zero. Per me è normale essere come sono, affrontare il calcio e la vita cercando di migliorami e di fare felici le persone che mi stanno intorno".
Cosa avresti fatto nella vita se non il calciatore?
“Non ci ho mai pensato. Avrei continuato con la scuola probabilmente. Negli anni del liceo ho seguito pure un corso di cucina, che ho superato brillantemente”.
Tu curi molto il tuo look?
"Fuori dal campo scelgo un modo di vestire giovane, fresco. Quando vengo all’allenamento preferisco un outfit più comodo, sportivo; di sera mi piace indossare una giacca abbinandola a camicia e pantaloni giusti. Un abbigliamento non troppo formale, quasi sempre senza cravatta. In campo sento di essere elegante quando riesco ad esprimere il mio stile di gioco. Per riuscirci devo sentirmi comodo, a mio agio".
Qual è la reazione di uno che per la prima volta si trova davanti a una città come Roma, così straordinariamente ricca dal punto di vista architettonico e artistico?
“Anche questo aspetto ha inciso nella scelta di venire a giocare qui. Per me è importante vivere bene, in una città bella, elegante, culturalmente ‘alta’. Ho fatto un giro in Vaticano, notevole”.
In campo hai paura?
“Se scendi in campo avendo la paura addosso non riuscirai mai ad esprimerti al meglio. Altro discorso sentire il giusto livello di tensione, quella non deve mai mancare. Nella vita cosa mi fa paura? Il mostro sotto al letto”.
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