Un pareggio che sa di sconfitta: dopo i due gol nel primo tempo firmati Cristante e Kolarov, nella ripresa la Roma cede al Cagliari, che trova il pareggio in pieno recupero, giocando in nove uomini.
Ecco le parole di Eusebio Di Francesco al termine del match.
Il gruppo sembrava intimidito dall’ambiente: è così?
“Questa squadra ha provato a chiudere la partita per 70 minuti e mi arrabbio quando riguardo degli errori da parte di alcuni ragazzi che hanno il desiderio di far gol e magari non la passano a un compagno, facendo scelte sbagliate, portando a situazioni come questa. Sono situazioni assurde. Non voglio nemmeno parlare di tattica. Oggi c’erano giocatori in campo di una esperienza tale, per la quale non dovresti mai prendere un gol del genere. Devi chiudere la partita, mettendo la palla dove la devi mettere, senza osare o rischiare come è successo. Queste cose minano le certezze e vanno al di là del senso tattico. In nove contro undici devi avere la capacità di leggere certe situazioni, tenere la palla lontana e difendere un risultato veramente importante”.
Sono tutti limiti caratteriali?
“Nelle partite si può soffrire, ci sono sempre degli avversari di fronte a noi. Avevamo concesso poco o niente a loro, abbiamo rischiato di fare il terzo gol e in certe situazioni potevamo essere più bravi. L’abbiamo dominata, poi negli ultimi venti minuti sono subentrati la rabbia e il nervosismo degli avversari. E noi non siamo più riusciti a tenere. Ho modificato qualcosa perché ho visto che non riuscivano più a tener palla, eravamo poco lucidi, ci sono mancati i riferimenti. Abbiamo anche cambiato marcando a uomo, però prendi gol se non c’è l’attenzione giusta”.
Come si ricomincia ora?
“Quest’anno abbiamo fatto bastone e carota. Oggi non avevo la possibilità di cambiare tanto. Avevo tutti ragazzini in panchina e Pastore e Perotti non sono ancora in condizioni ottimali. Nel loro pareggio avevamo la difesa in campo con 5 giocatori, tutti di grande esperienza. A volte l’allenatore risulta relativo nello spiegare certe cose. Io, però, devo prendermi le mie responsabilità. Sono veramente amareggiato per questo risultato. Avevamo la partita in mano. Per me è una partita assurda: in undici contro nove il pareggio negli ultimi trenta secondi non si può prendere”.
Però non è la prima volta che accade una cosa simile…
“Le cose vanno analizzate a 360 gradi. I problemi caratteriali nelle partite questa squadra li ha sempre dimostrati. Dopo aver preso il gol si è visto il timore di tenere la palla in attacco, cercando di addormentare la partita. Queste cose facciamo fatica a trovarle. La situazione è questa, ci sono tanti giocatori che sono fuori. Il nostro leader, De Rossi, sono 40 giorni che è fuori: spesso in gare come queste poter comunicare con certi giocatori determinate situazioni è un vantaggio. Servirebbe un time-out per far capire certe cose. Certi concetti nell’intervallo erano passati, perché nel primo tempo non avevamo finito benissimo, mentre nella ripresa siamo ripartiti molto bene. Dal 70’ in poi, però, siamo stati troppo fragili dal punto di vista mentale nell’andare a leggere certe situazioni di gara”.
Ci spiega i cambi effettuati? Sono state tre scelte che ha arretrato la squadra. Sentivi la necessità di fare quelle sostituzioni: il Cagliari non si è avvicinato troppo in area di rigore così?
“L’identità della squadra rimane sempre quella. Ho messo Pellegrini perché non avevo tanti giocatori, Santon in settimana non si è allenato tantissimo. Ci sono tante situazioni da leggere, nei sistemi di gioco. Se andiamo a vedere i fantasmi in certi momenti, non serve. Con la Lazio ho messo un difensore in più e abbiamo trovato il 3-1. Loro stavano spingendo e hanno alzato i terzini, ho cercato di dare protezione a un due a zero, che sembrava sufficiente per una squadra che ha determinate caratteristiche come le nostre. Abbiamo dimostrato di avere dei deficit mentali importanti, però: la prossima volta se ho la possibilità di fare qualche cambio in più lo faccio”.
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