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    Di Francesco: "Ci è mancato il desiderio di reagire"


    Ecco le dichiarazioni di Eusebio Di Francesco al termine del match.

    Oggi avete cominciato bene, ma non avete avuto pazienza e perso le distanze: con il rigore è cambiata la partita, cos’è successo?

    “È arrivato il calcio di rigore. Io ero contento di quello che stavamo facendo nel primo tempo, ci è mancato l’ultimo passaggio, non c’è stata qualità nei cross ed è venuta meno la determinazione nel cercare il gol. La squadra aveva la partita in mano prima del vantaggio della SPAL e si vedeva: loro non avevano mai calciato in porta, noi difendevamo bene, alti, ma non c’è stata la qualità dell’ultimo passaggio. Il rigore ha cambiato il match e poi nella ripresa siamo stati troppo frenetici, frettolosi, non abbiamo capito cosa bisognava fare con loro in dieci. Questa cosa, in particolare, mi fa diventare matto: dovevamo creare superiorità e sfruttare le situazioni di vantaggio sugli esterni. La palla buttata non ha senso, abbiamo reso facile vita facile alla SPAL che ha fatto la sua partita, ma nel primo tempo meritavamo di stare sopra. Nella preparazione non si può sbagliare niente, io sono arrabbiato perché serve maggiore attenzione e applicazione da parte di tutti. Voglio che stiano tutti sul pezzo. Questo ambiente ti fa appagare con troppa facilità. Per fortuna c’è un impegno subito martedì, per far capire che non siamo quelli del secondo tempo. Nei primi 45 minuti siamo stati bravi e non siamo riusciti a concretizzare la mole di gioco”:

    Il rigore c’era?

    “Luca ha qualità importanti, ma è stato un po’ ingenuo: non so fino a che punto abbia toccato effettivamente Lazzari. Credo che l’avversario sia andato giù con molta facilità”.

    Forse è mancata la scossa nell’ora successiva al gol?

    “Sono pienamente d’accordo. Non meritavamo quel risultato nei primi 45 minuti, il problema è che non devi abbatterti ma continuare, questa squadra deve avere la capacità e la forza di reagire. Magari in questo momento nelle difficoltà non diamo il meglio e ci viene il braccino corto: non deve accadere, soprattutto per la qualità dei giocatori che abbiamo. Non siamo stati bravi nella gestione dei 45 minuti successivi alla gara. C’è stata una grande occasione di Dzeko e poi abbiamo preso gol, tutto questo ti taglia le gambe: ma noi dobbiamo continuare a giocare, mostrando la capacità di venirne fuori. Il marchio di fabbrica della squadra deve essere questo, lo scorso anno in queste situazioni ne venivamo fuori alla grande”.

    Dzeko non ha sfruttato grandi occasioni.

    “Sì, ne ha avute di importanti non sfruttate al meglio, ma nell’ultimo periodo ha concretizzato con più facilità. Lui c’è sempre, è un attaccante molto pericoloso: oggi non è riuscito a far gol, ma non possiamo basare tutto su di lui, è importante ovviamente, ma tutto quello che gira attorno all’attaccante doveva girare meglio. Serviva maggiore lucidità”.

    La squadra ha troppe insicurezze? Fa fatica in certe situazioni a camminare da sola?

    “Non posso dire il contrario, chi fa calcio sa che nelle difficoltà non bisogna abbattersi. Ci è mancata determinazione, cattiveria. Spesso dopo una gicoata sbagliata ci siamo allungati e questo non deve accadere, nelle difficoltà non bisogna fermarsi e restare compatti. Forse siamo abituati a reagire quando prendiamo robaccia addosso, forse la squadra non dà il meglio di sé quando non è sotto tensione. Dei ragazzi sono mancati in settimana per gli impegni internazionali, ma i concetti c’erano: forse in campo mancavano il desiderio e la cattiveria per cercare le giocate”.

    Dopo nove partite avete subito il doppio dei gol rispetto alla scorsa stagione. Oggi anche da palla inattiva: Manolas è imprescindibile in certe situazioni?

    “Le situazioni di gol sono differenti dalla presenza o meno di Manolas: con lui in campo abbiamo perso a Bologna e a Milano. Diventa riduttivo pensare solo a lui. Certo, è bravo nei calci piazzati. Lì c’erano Fazio e Dzeko, degli ottimi saltatori. In quella palla si poteva fare meglio a livello di posizione, ma a volte la bravura degli altri conta. Non abbiamo perso la partita sull’angolo del secondo gol, ma negli atteggiamenti, nella crescita, nella voglia di continuare a giocare nelle difficoltà. Se giochiamo con palla lunga e non in ampiezza significa che non abbiamo capito niente, soprattutto quando loro erano in dieci”.