Queste sono state le parole del nostro tecnico.
Le volevo chiedere se ha recuperato tutti, a parte Cristante. E poi ci dà un aggiornamento sulle condizioni di Hummels? La seconda questione riguarda l'Everton, che adesso è dei Friedkin: a gennaio, come accade tra Watford e Udine, c'è la possibilità di spostare qualcosa a seconda delle esigenze della squadra?
“A parte Cristante, Hummels è rientrato. Ha fatto il primo pseudo allenamento e vedremo domani che disponibilità mi darà. Ancora non lo so, dipende da quanto sia debilitato. Dopo la rifinitura, ci parlerò. Dell’Everton non ne abbiamo parlato, a dire il vero, ma adesso guarderò l'Everton con altri occhi, naturalmente"
Il Parma è un avversario ostico: come lo affronterà la Roma?
“Con la determinazione che ci ha contraddistinto da quando sono arrivato io. Non voglio vedere quel secondo tempo di Como, perché onestamente mi ha scioccato. Non riesco a nascondere le delusioni, sono sincero. È una squadra vivace, che gioca verticale, con attaccanti tutti bravi. È una delle squadre che ha perso meno palla nella propria metacampo, perché proprio non ci gioca: gioca verticale. Alcune volte fanno un 4-2-4 con grandi movimenti là davanti, per cui dovremo farci trovare attenti sulle prime e sulle seconde palle”.
Perché Ndicka rende più sul centro-sinistra piuttosto che al centro della difesa?
“Non lo so. Evidentemente si trova più a suo agio sul centro sinistra. Ho visto che in quella posizione mi crea una superiorità numerica importante, mi porta palla, sa mettere la palla. Per cui l’ho voluto rimettere lì e non bloccarlo centralmente”.
Hummels e Paredes sono molto importanti per lei…
“Sono imprescindibili. Sono due monumenti per me”.
Per qualità tecniche ma anche per leadership…
“Sì”.
È soddisfatto del carattere di tutta la squadra o si aspetta di più da qualche giocatore? Per il mercato di gennaio, cercherete dei calciatori che possano essere importanti anche personalità e leadership?
“Naturalmente, uno capisce quanto uno sia leader solamente quando ce l’ha, quanto si è ambientato, quanto sia un leader indiscusso anche per i compagni. Io cerco il massimo da tutti. Voglio il massimo del carattere, il massimo della determinazione. È un bagaglio che noi uomini abbiamo o non abbiamo. Io come allenatore posso portarti al tuo 100%, che magari è un 50% per un’altra persona, ed è un 50% che a me può non stare bene.
E io non posso fare qualcosa: se non ce l’hai, io non te lo posso dare. Mi posso arrabbiare, ti posso stimolare, ma più di quello tu non riesci a darmi. Per cui, sì, noi guardiamo tutto. Quello che cercheremo di fare è di provare a portare a Roma giocatori da Roma. Non sarà facile, ve lo dico subito, perché già è difficile nel mercato estivo: in quello invernale è ancora più difficile.
Andremo a cercare quei ragazzi che possano darci una mano e che possano essere il futuro della Roma. Poi magari ci criticheranno: ‘Hai detto così e poi su questo giocatore non potremo contare prima di 5 anni…”. Ma vabbé, fa parte delle difficoltà del mercato. Cercheremo di fare il meglio per la Roma, per far sì che riprenda il suo cammino e si avvicini il più possibile ad alti livelli”.
In vista di gennaio, quanti difensori servono alla Roma: uno o due?
“Non li ho contati, sono sincero. Celik può fare anche il braccetto nei 3, anche se la parola ‘braccetto’ non mi piace. Vediamo… Se c’è qualcosa per migliorare, miglioreremo. Ma io non voglio prendere in giro nessuno, tantomeno me stesso. Poi, chi fa sbaglia”.
Se le chiedessero di restare un altro anno in panchina, lei accetterebbe?
“Sai che non ci abbiamo pensato, né io né la Proprietà? Io cerco di fare il mio meglio per far venire a Roma un buonissimo allenatore. Questo è il mio scopo del mio ritorno alla Roma. Io cercherò di dare tutto me stesso, qualsiasi cosa mi chieda la Proprietà. E lo faccio perché sono tifoso: qualsiasi cosa mi chiederanno, cercherò di portarla in porto, nel modo migliore possibile”.
Con la Samp tre gol sono arrivati da tre cross: nell’ottica di servire meglio Dovbyk, possiamo vedere due ali invece che due trequartisti? E poi una domanda sul suo futuro dirigenziale: la figura di Balzaretti l’ha scelta lei o Ghisolfi?
“I crossi per Dovbyk sono necessari. È la sua forza e dobbiamo sfruttarla anche in questa maniera. A prescindere dal sistema di gioco, dobbiamo cercare di dare questi palloni. Chiunque sia – non importa se il quinto o l’ala - è importante che arrivino sugli esterni dei giocatori che sanno crossare. Con Balzaretti parlavo spesso, lo conosco da una vita. Quando prendiamo qualcuno, è perché ne abbiamo parlato insieme. Li ho fatti incontrare, si sono parlati, si sono capiti, e sono molto contento perché è una persona seria e molto preparata”.
Sulla gestione Dybala, c’è un’influenza legata alle voci di mercato o sta pensando semplicemente al campo?
“Io penso per il 90% al campo e a quello che mi aspetta, così come ho pensato al Braga, al Como, alla Sampdoria, e ora al Parma, una squadra molto difficile. Sarà una partita piena di gol, lo dico chiaramente. Dobbiamo fare una grande partita”.
Ogni allenatore che è venuto ha iniziato a 4 e poi è passato a 3: che motivazione si è dato?
"Non mi sono mai innamorato dei sistemi di gioco, perché non sono vincenti: quelli vincenti sono i giocatori. Io cerco di dare un equilibrio alla squadra. Ho visto che la squadra con la difesa a 3 si sente più protetta. Per proteggerla di più dovrei giocare con 3 centrocampisti, però poi perdiamo qualcosa in avanti in brillantezza. Ci saranno delle partite nelle quali giocherò con tre centrocampisti, ma mi sembra che, se la Roma gioca con determinazione, può proseguire così. Ma così come la Samp dopo mezzora loro hanno cambiato e si sono messi a 5, nel primo tempo io ho cambiato e mi sono messo a 4. Ma è fluido: i ragazzi sanno come muoversi, per cui basta alzare o abbassare un quinto o abbassare un quinto per giocare a quattro o a tre”.
Le scelte di mercato di gennaio terranno conto anche del nuovo allenatore?
“Dal momento che non abbiamo il nuovo allenatore, cercheremo di prendere giocatori buoni per la Roma di adesso e del futuro”.
Le volevo chiedere di Zalewski: l'intenzione della società è di puntare su di lui in futuro? E su Balzaretti: adesso il quadro dirigenziale, a livello sportivo, è completo?
“Di completo non c'è mai nulla, c'è sempre da migliorare. Se possiamo farlo, abbiamo le braccia aperte per gente che sa di calcio e ci può dire qualcosa che non sappiamo.
Per quanto riguarda Zalewski, adesso non ci sto pensando perché di queste cose pratica se ne occupa Ghisolfi. È un giocatore della mia rosa e quando lo reputo opportuno lo faccio giocare, perché per me è un buonissimo calciatore. Lo vedo molto più libero quando gioca con la sua Nazionale. Lo vorrei vedere sempre così, libero di pensieri”.
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