Ecco le parole del tecnico giallorosso.
Come stanno Pellegrini e Dybala? Possono far parte della partita?
“Pellegrini si sta allenando bene, questo per me è molto importante. È sereno, deve continuare così e deciderò di volta in volta. Dybala, l’intensità no. Ma per come ha giocato no. Lui non è uno di intensità, ma è uno di qualità. Si deve far trovare tra le linee al posto giusto, al momento giusto e deve soddisfare il volere dell’allenatore e della squadra. Adesso inizia il campionato, dicembre ci dirà chi siamo e dove vogliamo andare. Non ci sono partite facili, il Lecce sta cercando la quarta salvezza. Ha vinto a Venezia, ha pareggiato con la Juventus, non molla mai, ha giocatori validi, che sanno lottare, un allenatore che li vuole far giocare a calcio. Dovremo essere furbi, intelligenti, determinati, ogni palla sarà importante”.
È una Roma che deve essere brutta, sporca e cattiva o che abbia la consapevolezza della superiorità?
“Io voglio una squadra che vada in campo senza conoscere il nome dell’avversario e faccia il suo gioco, lottando su ogni pallone. Così come abbiamo fatto con il Napoli, a Londra e con l’Atalanta. Questa è la Roma che io voglio. Determinata ogni volta. Se c’è un pallone, lo dobbiamo conquistare ogni volta. Se ce l’abbiamo noi, dobbiamo farlo girare e giocare con velocità. Dovremo essere bravi, contro una squadra che è brava a fare il suo gioco. A chiudersi, a ripartire, a tenere palla quando la vuole tenere a giocare uno-due, è una buona squadra, con buoni giocatori. Non dobbiamo vedere una squadra, il Lecce. Dobbiamo vedere un mese, dicembre. Questo mese ci dirà: “Roma, chi sei? E che vuoi fare?”. Questo è”.
Torno un attimo su Pellegrini, per capire il suo progetto di recupero. Contro l’Atalanta lo ha fatto scaldare durante il secondo tempo, quindi ritenendolo adatto per giocare. Poi non è entrato e a fine partita ha detto che non aveva un centrocampista box to box come Pisilli da mettere. Allora volevo capire le due cose come si legano.
“Lorenzo è un giocatore splendido da metà campo in avanti. Ha invenzioni, tiro, senso del gol, senso dello smarcamento, ha passaggi gol e tutto. Si allenano tutti insieme perché io possa avere durante la partita la possibilità di scegliere qualunque giocatore. Non l’ho messo perché avevo bisogno di un giocatore box to box che potesse lottare con i giocatori dell’Atalanta. Pellegrini lo reputo più un centrocampista da metà campo in avanti”.
È il mese della verità. Ha visto in questi giorni la determinazione giusta della squadra per approcciarsi a questo periodo? E, in vista del Lecce, sta pensando ad una difesa a quattro?
“Potrebbe essere, ma sicuramente non lo dico per non dare vantaggi all’avversario. L’intensità della squadra, per quanto abbiamo visto in campo sia a Londra, sia con l’Atalanta, quella è l’intensità che io voglio e con la quale si deve giocare. Quando abbiamo degli allenamenti in cui dobbiamo spingere, è quello che chiedo. Oggi hanno fatto un gran bell’allenamento, hanno spinto, stanno entrando nelle mie idee. E io, come vedete, non ho avuto tantissimi allenamenti a disposizione. Non è facile quando dico che hanno cambiato 3-4 allenatori diversi in un anno. I giocatori sono delle spugne, ma non dei computer che cambi una cosa e metti l’altra. No. C’è chi reagisce subito, chi ha bisogno di più tempo per capire. Per me se ti alleni, ti giochi. Tutti gli allenamenti sono a mille all’ora. Piano piano riusciranno a farlo anche in campionato. Piano piano, ma ci dobbiamo sbrigare. Per questo dico “dicembre, chi siamo? Dove vogliamo andare?”. Noi per primi dobbiamo darci queste risposte”.
Dovbyk come l’ha visto in questi giorni? Anche dal punto di vista mentale, visto che non segna da qualche partita.
“Il ragazzo, tranne la fase d’attacco in cui poteva essere più cattivo nell’uno-due con Dybala, per il resto ha fatto una lotta greco-romana con il suo marcatore. E devo dire che di duelli ne ha vinti tanti, riuscendo ad appoggiare palloni ed essere un punto di riferimento. Non sta bene, il ragazzo non sta bene è influenzato, è riuscito a giocare con l’Atalanta. Non so se ce l’avrò con il Lecce, così siamo limpidi e chiari. Sicuramente dovrò pensarci, non so se domani si allenerà e come starà”.
Molto brutalmente: la Roma deve lottare per salvarsi?
“Io dico sempre che la classifica è lo stato attuale di tutte le squadre. In questo momento stiamo lì, lottiamo per uscire dalle parti basse della classifica. Questi sono giocatori abituati a stare nelle parti alte della classifica, io sono abituato a stare di qua e di là, in ogni caso io voglio che la squadra lotti sempre. Non mi sembra difficile. Ma per questo ho messo dicembre: “Che vogliamo fare?”. Io sono convinto che i miei giocatori risponderanno colpo su colpo, alla grande. Ma io sono San Tommaso: voglio toccare e credere”.
Come stanno Hummels e Cristante? E Hermoso? Inoltre, in un’eventuale difesa a quattro, è possibile vedere Mancini terzino?
“Io credo che il calcio sia una materia in continua evoluzione, involuzione, a volte si va avanti e magari si torna anche indietro. Io penso che quello che fa Mancini a destra, lo fa Ndicka a sinistra. Perché no? Io non escludo nulla. Avete visto che per 5 minuti, non di più, Angelino è tornato a giocare a tre? Io non perché volessi questo, ma perché Samardzic si accentrava e andava lì. Poi, dopo gli altri cambi, siamo tornati a quattro. Per cui, tutto può accadere in una partita. Penso che i ragazzi possano fare tutto. Hummels si è allenato, tutto bene. Hermoso si è allenato, tutto bene. Cristante ancora la caviglia che si sta drenando, è blu, vediamo domani”.
Che tipo di giocatore è Le Fée per lei?
“Le Fée è un giocatore di ottima qualità, in questo momento lo vedo da metà campo in avanti, ma sono convinto che possa fare come hanno fatto Ancelotti da giovane, Pirlo da giovane, partire da metà campo in avanti e poi diventare un buon play. Lui ha qualità, deve sfruttare questo anno di conoscenza e sono sicuro che ci darà una mano durante il campionato”.
Condivide le parole di Ghisolfi al Corriere dello Sport sui torti arbitrali ai danni della Roma?
“Io credo che se facciamo un’intervista a tutte le squadre, tutte le squadre si lamentano. La cosa più difficile in Italia è fare l’arbitro, per cui bisogna saperli rispettare, è la cosa più importante. Poi è giusto che una squadra alcune volte dica: “Ci sembra che”, ma rispettando. Sono persone come noi e possono sbagliare. Quando giocavo io, sbagliavano ancora di più. Non correvano come corrono adesso. Non avevano la preparazione che hanno adesso, in più c’è il var. E sicuramente sbaglia anche il var. Ma se confrontiamo le due epoche, ringraziamo Dio per il livello a cui si è arrivati. Ci si può lamentare, ma sempre rispettandoli”.
A centrocampo, la coppia Paredes-Koné sembra dare più garanzie. Ci saranno altri cambiamenti in mediana?
“Vediamo… Tutti stiamo vedendo che Paredes è un gran campione, lo vediamo tutti. Io mi auguro che possa stare sempre su questi livelli, ha fatto due partite strepitose, per cui non vedo perché debba cambiare per il momento. Poi, sicuramente quello che dice un allenatore adesso, domani può cambiare. Il calcio è uno sport in continua evoluzione, non esistono dogmi. Dobbiamo stare con gli occhi aperti e vedere cosa è meglio per la squadra. In questo momento la squadra con loro due si muove bene”.
Lei ha parlato dell’importanza del mese di dicembre, faccio un passo indietro. A Londra si è vista la tigna della squadra, quanto è importante vedere questo atteggiamento?
“È importantissimo, per me basilare. Io non sono stato un gran campione, ma mettevo sempre tutto in campo. Potevo sbagliare partita, ma non potevo sbagliare l’impegno. È quello che ho detto ai ragazzi il primo giorno: “Tutti possiamo giocare bene, ma poi dentro di noi sappiamo se siamo andati bene o no. Non si sa, tante volte come capitava a me, ma può capitare anche voi, fate una partita splendida perché è il calcio. Invece in altre occasioni vi sentite bene e invece girate a vuoto. Questo fa parte della tecnica, della tattica, del momento, ma una cosa non potete non controllare voi. La volontà di mettere tutto sul campo. Dovete lottare fino all’ultimo secondo, anche se si sta perdendo sul campo 3-0, non me ne frega niente”. Si può essere dispiaciuti per il risultato, ma l’importante è aver dato tutto in quella partita. Poi può essere il 5% e allora ha sbagliato l’allenatore a valutare se il giocatore poteva dare solo il 5%. Ma tu devi dare sempre il 100%, puoi giocare bene o male. Ma dammi tutto là dentro. Infine, volevo dire una cosa: un abbraccio grande a Edoardo (Bove, ndr). Tieni duro, siamo tutti con te”.