Ecco le parole del tecnico giallorosso.
Lei è stato chiamato in una situazione di emergenza. Possiamo dire, o siamo troppo severi, che non ha trovato la soluzione per uscire dall’emergenza?
“Non è severo, non è severo. Ci sono tratti o segnali di positività, ma dopo un po’ diventa una cosa che non mi piace. Sono d’accordo con te, assolutamente”.
Come si affronta una squadra come il Bologna?
“Ha un allenatore da top level. Dà un gioco aggressivo, anche rischioso: accettano delle situazioni anche pericolose. Mi piace molto. Sono state sempre belle sfide con Italiano, ha trasmesso questa cosa anche a Bologna. Accettano l’uno contro uno senza problemi. Hanno un gioco che mi piace tanto”.
Alla vigilia della trasferta in Belgio, aveva detto che la sua permanenza sarebbe dipesa dai risultati. A questo proposito, ho due domande. Sente la squadra tutta con sé, dal primo all’ultimo? E su Hummels, ci può spiegare qualcosa in più sul motivo della sua esclusione?
“Sulla squadra, in tutta sincerità, sento momenti in cui avverto mia la squadra. Non era una finta il fatto di dire, dopo il Verona, di avere visto tantissime cose buone e alcune negative, tipo il passaggio di Zalewski. Contro l’Union non ho visto delle differenze rispetto a Firenze: risultato diverso, ma stesso atteggiamento. Non c’è stata concentrazione nei momenti, ci sono stati dei contropiedi in superiorità numerica dove non sei stato sul pezzo. Non erano caratteristiche della mia squadra. In Belgio ho visto la squadra di nuovo distratta, che ha fatto delle cose sbagliate, come dei passaggi inventati: non vedevo la squadra sul pezzo. E faccio fatico ad accettarle. Abbiamo fatto bella partita con il Torino e a Verona, mentre in coppa è stata sconcertante. E non me lo spiego.
Su Hummels: mai un litigio, è un grandissimo professionista. Non mi nascondo dietro a una scelta tecnica e magari dietro c’è altro. Tu devi fare questo e questo per giocare bene. Io devo scegliere uno che mi faccia questo e questo e Cristante in quel ruolo è stato bravo. Molto semplice. Non c’è alcun litigio. Nulla. Come il fatto di mettere Pisilli al posto di Pellegrini, perché Pisilli mi fa questo e questo.
So che è pesante, anche io mi aspettavo di vedere di più, soprattutto appena arrivato. Fino ad ora devo essere onesto per il mio lavoro, devo scegliere quello che è giusto. Ho le mie richieste, come ho delle richieste anche per Pellegrini. Gioca Pisilli, che mi dà più garanzie anche se è un ragazzino e l’altro è il nostro capitano. C’è onesta professionale totale”.
In cosa vede la squadra migliorata in alcuni aspetti?
“Strano che tu mi faccia questa domanda… Per me la partita contro il Torino è stata di qualità, di serenità, di organizzazione, dove la squadra avversaria ha fatto solo 4 tiri, nonostante segni molto e dove noi abbiamo creato tanto. La partita di Verona è stata molto positiva, meglio di Torino per ritmo di gioco, per come abbiamo mosso la palla, per occasioni create, dove abbiamo subito dei gol, il primo e il secondo… ma non abbiamo subito niente dall’avversario.
C’erano dei particolari da migliorare, delle sensazioni positive. Mentre in Belgio non ho visto l’anima, la partecipazione, la concentrazione. Ho visto corsa - correre d’impulso - ma non ho visto anima. La partita in Belgio era come quella di Firenze, anche se avessimo vinto”.
Quest’alternanza di prestazioni a cosa è dovuta? Domani si aspetta che la gente di maggior personalità prenda per mano la squadra? Faccio riferimento a Dybala e Pellegrini su tutti.
“Dybala non ci sarà. Ha sentito un fastidio ieri durante il riscaldamento, ieri voleva allenarsi, ma il fastidio continua a esserci. Su Pellegrini devo ancora pensare se giocherà o no. La mia sensazione è che in certi momenti non siamo attaccati al risultato, alla prestazione, alla concentrazione. Possiamo dare vari nomi a questa cosa qui. La tattica è importante, ma se non c’è questa così, non sei competitivo. In questo momento ci sono delle partite in cui noi non siamo competitivi, non abbiamo quella cosa lì, la base del gioco del calcio”.
Quando si è fatto male Dybala? In Belgio?
“Avendo avuto degli infortuni in passato... Cioè, non sono infortuni, sono sensazioni, cicatrici che ti tirano un po’ e che non ti lasciano tranquillo. Non sono infortuni. È successo un po’ in Belgio, poi voleva provare comunque ieri ad allenarsi, ma sentiva un fastidio”.
C’è un errore, qualcosa che si rimprovera in questi due mesi?
“Bon saprei dire. Mi sembra di no. Abbiamo provato a fare tutto. Quello che mi dà fastidio da allenatore, da uomo, è che io vedo che si può, che ci sono delle partite in cui si può fare, poi ci sono anche delle brutte partite. Normale. Però, questa mancanza di continuità, mentale, legata al fatto di essere presenti, mi ha dato molto fastidio”.
Come sta Ndicka? Poi, a proposito, del discorso che sta facendo, le chiedo: partite come quelle di Bruxelles le hanno mai fatto pensare di dire: “Presidente, non fa per me, più di questo non riesco a fare”?
“Ndicka ha recuperato. Aveva questo virus, che avevano anche dei collaboratori, si è anche riposato dopo tutte queste partite.
Dopo Firenze abbiamo ripulito l’aria, abbiamo tirato fuori tutto. Un passo indietro no, non c’è stato, magari altri. No, ho proprio la coscienza pulita: abbiamo fatto tanto lavoro. Poi qualcuno non si sente e fa dei passi indietro, non io. Poi, come ho detto, non è facile perché ho una sensazione positiva e poi sparisce: non è che io faccio qualsiasi cosa e la situazione non cambia mai. No: ho visto tanti miglioramenti in certe partite e tanto buio in altre”.
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