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    De Rossi in conferenza stampa alla vigilia di Juventus-Roma


    Alla vigilia di Juventus-Roma, mister De Rossi ha incontrato i giornalisti a Trigoria.

    Queste sono state le parole dell’allenatore giallorosso.


    C’è ancora la possibilità di fare qualcosa in entrata con gli svincolati? E i due nuove arrivati Koné e Saelemaekers possono essere convocati?

    “Sì, tutti sono convocati, tranne complicazioni dell’ultima ora. Valuteremo i loro minutaggi recenti nella pre-stagione, ma tutti quanti verranno con noi.

    Il bilancio è positivo, sono contento del mercato, siamo inciampati in una cosa che non potevamo prevedere nel completare la difesa, ma adesso ci metteremo mano. Abbiamo alzato il livello di qualità di questa squadra. Abbiamo fatto un lavoro importante, sono arrivati giocatori molto importanti. Sono contento. Riguardo a Koné e Saelemaekers sono contentissimo. Mi piacciono tantissimo entrambi. Un giocatore come Koné in questa squadra mancava. Forse, era quello di cui avevamo più bisogno per mettere un po’ di ciccia a centrocampo, era quello che avevo chiesto più volte anche nella passata stagione.

    Penso che sia un acquisto mirato. Lo stesso vale per Alexis Saelemaekers e per gli altri che sono arrivati prima che non dobbiamo dimenticare. Siamo un po’ cortini in difesa, ma è successo qualcosa che era difficile da gestire e da prevedere. Anche quell’operazione mi avrebbe reso molto felice”.

    Motta ha espresso più volte la stima nei suoi confronti. Domani si affrontano due allenatori propositivi. Come si affronta questa Juventus?

    “Thiago è un amico, non uno di quelli che senti spesso, ma è uno di quelli che ogni volta che lo vedi lo abbracci con piacere, è uno di quegli ex compagni che, quando vincono, quando ottengono un buon piazzamento - a parte il prossimo anno, che è stato a nostro discapito – sei felice per lui perché è un ragazzo che se lo merita. È un ottimo allenatore, non solo per i risultati, non solo per come allena la squadra che continua a giocare bene dopo Bologna, ma perché ci sono tecnici che hanno il tocco magico: schierano giocatori e fanno gol, mettono giocatori mai sentiti prima e fanno grandi prestazioni. Ci sono degli allenatori che hanno qualcosa di speciale e lui sta dimostrando questo. 

    Ci è arrivato con la gavetta, con delle stagioni complicate, ne è uscito sempre alla grande. Ora si sta godendo i frutti del suo lavoro in una big che è costruita per vincere il campionato. 

    Sarà una partita difficile. Sono partiti bene, hanno caratteristiche ben precise, hanno fatto un mercato importantissimo, molto costoso, ma stanno ottenendo risultati con dei ragazzi giovani.

    Con Thiago non ci si può mai rilassare, non te la porti mai da casa la formazione, perché può sempre sorprenderti. Stiamo preparando l’idea di Juventus che ci aspettiamo, a prescindere dal singolo giocatore. Sarà una partita difficilissima, c’è grande entusiasmo, sono partiti bene, ma sappiamo che possiamo fare la nostra ottima prestazione anche a Torino”.

    Rispetto alla Roma di maggio scorso, questa è una squadra più forte? E che impressione ha tratto da Saud Abdulhamid?

    “Rispetto alla Roma di maggio, adesso è difficile fare un bollettino, un’analisi. È difficile, lì c’erano mesi di lavoro dietro. Io penso che si stia andando nella direzione che volevo io. Sono stato supportato in quello che avevo chiesto. Per me abbiamo fatto un mercato migliore dell’Inter, paradossalmente. Ma l’Inter è più forte di noi, parte da un livello più alto: l’Inter deve mettere due, tre giocatori. Secondo me, la direzione che ha preso questa squadra è quella lì. 

    Ovvero, in un paio di mercati lavorare come l’Inter. Mettere dentro due pezzetti e rimanere fortissimi. Non hanno fatto un mercato stellare. Hanno aggiunto un paio di elementi a una rosa che andava già bene, ieri sera hanno fatto paura un po’ a tutti. Per me, la direzione importante è quella. La squadra, in poco tempo, se continuiamo a lavorare come in questo mercato, non vedo problemi a pensarla in lotta per lo Scudetto.

    È ovvio che non è una cosa che raggiungi in un mese, in due mesi, in un mercato, in un mercato fatto con tanti giocatori da cambiare. La direzione presa è quella giusta e sarà sempre più facile fare mercato, perché invece di 8-9 giocatori che vanno via perché erano in prestito, diventa più facile così. Per esempio? Chi non è andato bene quest’anno? Il portiere? Cambiamo il portiere. L’attaccante? Cambiamo l’attaccante. La direzione presa è stata rispettata, i patti presi all’inizio sono stati rispettati, io sono soddisfatto. Poi, nel mentre, è sempre faticoso gestire il mercato.

    Saud? L’ho visto in due spezzoni di allenamenti, poi ha fatto il viaggio in Arabia per fare il visto. Ieri pure è stato in campo per dieci minuti, poi non volevamo sovraccaricarlo. È un giocatore che conoscevo poco, ma ha le caratteristiche che cerco. Ho parlato tanto con mister Mancini, con Simone Contran e con Antonio Gagliardi (entrambi collaboratori tecnici dell’Arabia Saudita, ndr), che è stato il primo a consigliarmelo.

    Loro vedono un futuro campione in lui. Dobbiamo lavorare tanto dal punto di vista tattico, un po’ dal punto di vista tecnico. Ma ha qualcosa che a noi serviva: ha quel motore lì, va a duemila all’ora. Ancora non l’ha potuto dimostrare per i pochi allenamenti con lui, ma va veramente veloce. Dobbiamo metterci dentro qualche nozione tattica, qui è un calcio più tattico rispetto all’Arabia Saudita, ma è un ragazzo solare, sorridente, positivo, darà il suo contributo, dobbiamo aiutarlo ad inserirsi, con i tempi giusti, in una squadra che è già forte di suo. Perché io l’ho sempre detto che questa era una squadra forte. Andava migliorata dal punto di vista fisico, dell’uno contro uno, del vincere i duelli e così è stato”.

    L’idea della difesa a tre è reale?

    “Come l’avete saputa questa cosa? Quante cose avete saputo in questi giorni che non erano come l’avete sapute voi”.

    Lei ha diritto di chiarire tutto ciò che è stato riportato male, ovviamente. Quello che volevo chiederle era se questo cambiamento tattico fosse stato pensato per un giocatore come Danso o se potesse essere buono per qualsiasi occasione. E poi, come si incastra nel vostro progetto la partenza di Bove?

    “Noi costruiamo sempre a tre. Magari voi avete visto tre difensori che costruivano… E sì, assolutamente ho immaginato Danso all’interno di quella difesa, ne avevo parlato anche con lui. Costruire a tre, con il terzino che si alza o con i tre centrali che rimangono fermi in maniera più statica lì non cambia molto: noi costruiamo quasi sempre a tre. A volte tre più due, a volte a rombo: si varia. 

    Per quanto riguarda la difesa, anche lo scorso anno spesso e volentieri abbiamo abbassato un esterno, abbiamo difeso a tre e non ve ne siete accorti. Mentre altre volte abbiamo giocato con tre centrali e pensavate che quello fosse il problema. Si può fare, tante squadre ormai attaccano con 5 giocatori come facciamo noi. Non ci siamo inventati niente.

    L’ho visto fare a Roberto Mancini, e ad altri, durante l’Europeo che abbiamo vinto. E mi è piaciuto molto. Tante squadre attaccano con 5 canali, con 5 giocatori offensivi, e o sei molto bravo a scivolare con la difesa a quattro, o devi portare un giocatore in più e che lo fai partire dal basso o portarlo in corsa come fa spesso anche Thiago, abbassando Thuram e in altre gare anche Locatelli. Non cambia molto. 

    Quindi, potrebbe essere una difesa a cinque più statica, che poi diventa a quattro. Potrebbe essere una difesa a quattro, una difesa a tre che poi diventa a 5. Non cambia moltissimo. Sembra una supercazzola, ma è realtà. Dipende dagli interpreti. Secondo me, l’allenatore deve gestire un mercato in base alle sue idee tattiche e poi modificarle in base alle cose che non si riescono a verificare per mille motivazioni.

    Per quanto riguarda Edoardo, a me dispiace che sia andato via. Ma anche lui non l’ho bloccato. Non gli ho detto di rimanere a tutti i costi. Con lui sono stato chiaro. Con lui, con Bryan, con Lorenzo, con Leo: avevo detto a tutti loro che avevo l’intenzione di mettere dentro un altro paio di centrocampisti, un po’ più dinamici, con grande gamba. E quindi probabilmente ci sarebbe stato meno spazio e già lo spazio che aveva lo scorso anno, per lui, non era sufficiente.

    E ha ragione, con me ha giocato meno rispetto a quanto ha fatto con Mourinho. Ha avuto bisogno di parlare con me, dicendo che voleva giocare, e io non potevo garantirgli questo spazio, quindi si è andato a cercare un’altra soluzione. Dispiace perché è un giocatore forte, un ragazzo positivo, educato, legato a questo ambiente, a questa squadra. Dispiace sempre, ma poi io devo fare le scelte. Non posso pensare se un giocatore mi sta simpatico o alla paura che lo stesso giocatore possa diventare molto forte come Calafiori e Frattesi.

    Devo prendermi le mie responsabilità. In questo caso spero quasi di aver sbagliato: Edoardo si merita di diventare un nazionale come gli altri. È in prestito, quindi nulla è definitivo. Rimango con l’abbraccio che ci siamo dati. Penso e spero che ci sia sempre quel tipo di affetto là tra di noi, vale per lui come per Paulo pochi giorni fa. 

    So che la gente si arrabbia, so che la gente è dispiaciuta. Se avessi voluto restare l’idolo intoccabile che sono stato, non sarei tornato, non mi sarei messo in discussione o avrei fatto scelte magari più populiste. Io devo guardare il campo, e devo vedere cosa fanno i giocatori anche quando dico loro “voglio una mezzala”, “voglio questo tipo di giocatore”: qualcuno mi risponde che va bene, altri che hanno bisogno di giocare perché hanno 22 anni. E io questo lo devo rispettare. Devo rispettare che tipo di ragazzo è Edoardo, devo rispettare la sua volontà di spiccare il volo”.

    Quanto è stato complicato gestire questo mercato, soprattutto nel mese di agosto per le questioni Dybala e Danso? E quanto ha inciso sui risultati?

    “È stato complicato. Ho sentito l’intervista di Di Francesco, che dice quello che diciamo tutti. Ho sentito Gasperini dire che il loro campionato inizia dopo la sosta. Non la penso così esattamente. Potevamo vincere queste partite. Dovevo fare meglio io, dovevamo fare meglio tutti quanti e penso che il campionato sia sporcato da questo mercato. Così come quello del Cagliari, del Torino. 

    Siamo tutti sulla stessa barca, siamo infastiditi, per me è una follia, però si poteva fare meglio. E, a onor del vero, abbiamo fatto due partite e abbiamo preso cinque pali, traverse, e anche un rigore non dato. Sono state fatte delle cose male, ma anche altri spezzoni di gara fatti molto meglio.

    Abbiamo gestito delle cose in corsa, ma fa parte del lavoro dell’allenatore. Organizzi e pianifichi sul mercato, poi qualcosa salta e devi riorganizzare, coinvolgendo tutti nel tuo progetto di calcio, anche quelli che rimangono e che potevano andare via, e quelli che vengono e cje pensavi che non potessero venire, o quelli che stavano per venire tipo Danso e poi insorgono delle problematiche che non puoi controllare. L’allenatore sta qui per questo”.

    Prima ha detto: “Avete saputo molte cose che non sono vere”. Si è parlato di un litigio con la CEO Souloukou, con Cristante, con Mancini. Quanto c’è di vero e quanto no?

    “Di vero c’è solo la discussione con Bryan. Abbiamo discusso in campo per dieci secondi, senza far volare parole grosse: è stata una discussione normale che poi è diventata che ci eravamo messi le mani addosso, che ci eravamo picchiati, che io avevo picchiato lui. Ed è una cosa grave, proprio perché era vera. Proprio perché c’era una base vera, significa che qualcuno gli ha voluto dare una sfumatura diversa. È gravissimo.

    E come faccio da qualche anno a questa parte, mi tocca querelare. Perché se ti inventi delle bugie sulla mia professione… è stato detto che io ho messo le mani addosso a un mio giocatore. Non è una cosa normale. Va bene che qui a Roma ne inventiamo tante. Va bene che io ho passato 20 anni di carriera sentendone di tutti i colori, forse anche di peggiori. Ma non va bene, non ve lo permetto.

    Si è scritto che prima della partita con l’Empoli, prima o dopo, ho litigato con Lina. Io Lina nemmeno l’ho vista in quella giornata. È stato scritto che io ho discusso con Mancini, quando non c’è stato neanche un abbozzo. L’hai scritto te (riferito a un giornalista di Repubblica, ndr). Magari t’hanno dato una polpetta avvelenata, ti hanno raccontato qualcosa di sbagliato, perché esiste pure quello, però magari potevi verificare.

    Dici, sai con Cristante abbiamo discusso 20 secondi e lo abbiamo trasformato in qualcosa di più grande: quella con Mancini non è mai successa. Non la sapevo neanche, non l’avevo letta. Me l’ha detta Mancio quando sono arrivato qui a Trigoria. Non c’è difesa, non c’è difesa. Quando parlo di querele, parlo di chi mi attribuisce di aver messo le mani addosso ad un calciatore, non a chi si inventa che ho discusso con un mio giocatore. Però è grave comunque. Perché è il vostro lavoro raccontare quello che succede e capisco il fatto di trovare qualche scoop. Però, inventarli è qualcosa su cui non ho difesa. E chi le legge fuori mi sembra che ci creda parecchio.

    Non facciamo il bene mio, innanzitutto, ma soprattutto il bene della società. Non c’è dubbio. Non stiamo aiutando la Roma. Se c’è qualcosa, è giusto - è il vostro lavoro - che la scriviate. Di queste tre che avete citato, l’unica che aveva una lontana parvenza di verità è stata quella con Bryan: ci siamo scontrati per una cosa di allenamento durata forse 10 secondi, a 20 metri di distanza. Ne ho viste centinaia peggiori. Il giorno dopo ci siamo abbracciati senza nemmeno bisogno di parlare più di tanto, e l’hai fatta diventare una rissa tra giocatore e allenatore. Per me è tanto grave”.

    Quanto è difficile gestire giocatori che arrivano, che partono prima di una gara così importante come questa con la Juventus?

    “Difficile, ma – ripeto – non sono abituato a trovare scuse o alibi. È difficile anche per gli altri allenatori. Ho parlato con altri allenatori, tipo D’Aversa, e loro qui hanno vinto. Non mi piace mettere alibi, non l’ho mai fatto in passato. Comunque, non è l’ideale, ma durerà al massimo un’altra partita e poi inizieremo a concentrarci solo su quello che più mi piace. Su quello che probabilmente so far meglio, che è l’allenatore”.

    Lei ha detto: “La Juventus è stata costruita per vincere”. La Roma, invece, è stata costruita per cosa?

    “Per migliorare quello che è stato fatto l’anno scorso, per arrivare più in alto. La direzione presa è stata rispettata. E questo non vuol dire per forza arrivare quarti. Fare meglio dell’anno scorso significa fare meglio di Juventus, di Milan, e ci metto anche il Napoli anche se era dietro. Poi, Bologna, Atalanta, Lazio, Fiorentina. Fare meglio di questi avversari non è facile.

    L’obbligo di questa squadra è andare in una certa direzione, nella quale io credo profondamente. Parliamo sempre di Atalanta, ci riempiamo la bocca con queste squadre qui, ma ora vediamo la punta dell’iceberg: queste sono squadre che hanno iniziato 8 anni fa. Hanno iniziato da Gagliardini, Cristante, Caldara, Mancini, che erano ragazzini e venivano buttati dentro. Poi se un anno arrivavano sesti, ricostruivano alla stessa maniera e poi l’anno dopo arrivavano quarti. Il loro lavoro li ha portati a lottare per quelle posizioni.

    Come noi una decina di anni fa. Avevamo una squadra di base tale che ci permetteva quasi sempre di lottare per quelle posizioni lì. Noi vogliamo arrivare lì.

    È ovvio che quest’anno vogliamo arrivarci subito. Se tra un paio di anni saremo fissi lì, a prescindere da chi sarà, sarà il passo più importante che possiamo fare”.

    Per chiuderla, le chiedo: se ci fossero stati dei litigi con la CEO o con un giocatore, lei sarebbe venuto qui in conferenza a dirlo? Sa perché glielo chiedo? Perché quando poi parlate, diventa difficile confrontarsi con gente che lei ha definito “subumani”. Le voglio chiedere, se lei avesse avuto dei litigi, me lo direbbe?

    “Faccio una piccola premessa, se permetti. Quando ho parlato di subumani, mi riferivo a gente che mi augurava di avere dei tumori, di scomparire…”.

    Le faccio vedere il mio Instagram, dopo…

    “Sì, ma io non ho mai detto che tu sei un subumano”. 

    No, no, ma la sua potenza davanti a un microfono o la storia Instagram di un calciatore che dice determinate cose…

    “A volte può essere anche positivo parlare. Se io ieri avessi litigato con Mancini e fossi venuto qui, non avrei detto ‘Sai che ho litigato con Mancini?”’ Ma se fosse uscita fuori una discussione, non ve l’avrei negata, come quella con Cristante. Quando io dico ‘chi mi augura la morte o un tumore è un subumano’, io non faccio il nome di una persona: faccio quasi una battuta al termine di un discorso più ampio. E lo penso: non è normale che uno scriva una roba del genere per una cosa di calcio. Il giocatore rispondo a te perché tu l’hai scritto.

    Se l’avessi detta a me, e qualora fosse stato vero, avrei magari minimizzato. Ma non abbiamo mai discusso. E non mi ha mai detto niente. Con Mancio ho litigato, ad esempio, prima di Roma-Genoa. Ci ho discusso, sì, non è mai uscito fuori, ma non sono venuto qui a dirvelo. 

    Sono andato da Mancini, gli ho detto quello che pensavo e lui ora è praticamente perfetto nel suo comportamento. Però, se scrivi una cosa che non è vera, non puoi pretendere che Mancini non ti risponda. O, comunque, lo devi mettere in preventivo, perché quella litigata non c’è mai stata. Sono d’accordo con te che si dicono tante mezze verità nelle conferenze stampa. Ma se noi parliamo di quello che abbiamo ricevuto in questo mese… 

    Sai che succede se dico qui: ‘Sai, ieri non ero in accordo con Lina per comprare questo telefono, lei lo voleva comprare e io no’?. È un problema, perché poi passa il messaggio che io e Lina ci odiamo. 

    Se ci sono state divergenze sul mercato, è un conto. Se mi dici che ci ho litigato prima di Roma-Empoli, e io quel giorno non l’ho nemmeno vista, non ti ho neanche risposto, non ho fatto una storia. Dico soltanto che non sarai tu il primo e nemmeno l’ultimo in questa città. Però non puoi sorprenderti se poi c’è una reazione a una cosa che - ti giuro - non era vera. Non era vera. Io non voglio notifiche: meno leggo e meglio sto, anche perché poi è un mondo vero fino ad un certo punto.

    Perché chi mi incontra per strada mi saluta, mi abbraccia, sono tutti molto gentili. Quelli che mi odiano magari se lo tengono per loro e non mi augurano niente. Come dovrebbe essere la normalità. Ed è quello che uno dovrebbe combattere - io in conferenza stampa, Mancio su una storia Instagram che vuole fare - se dici una cosa che non è vera… 

    Magari ti hanno detto questo, non penso che tu te lo sia inventato di notte. Magari ti hanno mandato una polpetta avvelenata, ma non era vera. Quella di Bryan è stata ingigantita ed è diventata una cosa che non è mai successa. La lite di Roma-Empoli non è mai successa. Non veniamo qui in conferenza a dire tutto. Ma per come sono fatto io e per come mi conoscete voi, non vengo a dire che una cosa è falsa se è palesemente vera. Non dico che con uno gli voglio bene se poi non è vero.

    Magari dico che io e lui qualche volta non la vediamo alla stessa maniera e basta”.

    Alla fine del mercato, quanta gente di gamba ha a disposizione?

    “Parecchia. Con Danso ne avremmo avuta tanta in più, ma non è colpa di nessuno. Abbiamo messo tutta gente che è più dinamica. E non è detto che chi è meno dinamico debba uscire dai radar. Torniamo all’esempio del Bayer Leverkusen: l’acquisto più importante che ha fatto è stato Xhaka e lui non mi sembra che faccia chilometri e vada a duecento all’ora durante la partita. Ma se gli metti accanto chi favorisce le sue caratteristiche, anche Xhaka esce come un giocatore meraviglioso che abbiamo visto e ammirato tutti. 

    L’importante è essere complementari tra di noi e funzionali in una squadra. Tutti giocatori di gamba non servirebbero, e nemmeno tutti di mono passo. Riuscire a fare un giusto mix ci aiuta. 

    Poi, abbiamo messo gente di gamba e di qualità, che è l’ideale. Un giocatore con grande fisicità può insegnare a pensare di più quando ha la palla. A un giocatore come ero io, non puoi insegnare ad andare velocissimo nel breve e velocissimo in tutte le parti del campo ma sarò sempre quello che fa più volume e meno scatti e sprint. È tutto lì”.