Al termine della partita, mister De Rossi ha commentato così la prestazione dei giallorossi.
Il Genoa vi ha messo un po’ in difficoltà nel primo tempo: non riuscivate a trovare il ritmo, l’ampiezza. Meno male che ha aspettato El Shaarawy. Si è arrabbiato perché non si stava scaldando.
“No, mi sono arrabbiato con me stesso, perché c’è stato un problema di comunicazione: mi ricordo perfettamente di non aver detto il suo nome anche se lo pensavo. Non si è scaldato perché io non avevo detto al mio collaboratore di farlo scaldare, ma nella mia testa era come se l’avessi detto.
Non abbiamo trovato l’ampiezza perché abbiamo cambiato un po’: abbiamo giocato più stretti, più densi dentro al campo. Nelle ultime partite avevamo subìto un po’ troppo ripartenze, e abbiamo cercato di metterci così.
È vero che il Genoa è una squadra difficile da affrontare, perché poi in ampiezza ci devi arrivare con i terzini, però abbiamo creato qualche occasione, abbiamo tirato – non so – cento volte dal limite dell’area senza mai prendere la porta. Era una partita tosta, tesa, contro una squadra che giustamente si è giocata la gara come se fosse quella della vita. Mi piace, stiamo cambiando in Italia sotto questo punto di vista.
È una vittoria importante, che dimostra ancora una volta che questi ragazzi hanno un cuore gigante, perché sono rimasti in dieci e hanno trovato il gol con la zampata del campione. Ed era quello che poteva salvarci la partita, perché non potevamo giocarla diversamente, con un uomo in meno”.
Lei farà tutto quello che può per trattenere Lukaku?
“No, io farò tutto quello che posso per rendere questa squadra migliore. Ogni anno l’allenatore si siede con il direttore sportivo, con il presidente, con tutti i collaboratori e cerca di migliorare la squadra. Anche l’Inter, che è stata la squadra migliore, proverà a rafforzarsi ancora di più. Io farò questo.
Ci sono poi dei paletti, dei budget, delle cose da rispettare come qualsiasi altra squadra. Ancora non ne abbiamo parlato nei dettagli, non so ancora quello che potremmo andare a fare, ma sicuramente lo faremo, cercando di rendere la Roma una squadra da qualche piazzamento più in su”.
Il sesto posto cos’è per questa squadra? Già adesso ha valori superiori a questo piazzamento?
“Penso di sì, come valori la Roma deve provare sempre ad arrivare fra le prime quattro. Non che arrivarci sia una cosa facile o dovuta, perché poi levatene due voi a scelta tra le squadre che ci stanno sopra, per arrivare quarti: l’Inter, il Milan, la Juve e poi una tra Atalanta e Bologna, che è stata super quest’anno, e sotto di noi ci sono il Napoli, la Lazio e la Fiorentina. Sono tante squadre forti. Ma noi dobbiamo lavorare per arrivare fra le prime quattro.
Noi nella nostra storia abbiamo mantenuto quel posto per tanti anni, e dobbiamo tornare a essere quella squadra lì. Non è impossibile. Non penso che ci siano così tante squadre più forti di noi. Dipende da come giochi, da come costruisci la squadra, da come vanno le partite durante la stagione e da quanto sei continuo”.
Hai cercato di lavorare sulle ripartenze, ma le ripartenze potevano fare male perché il Genoa ripartiva con gamba e con qualità.
“Sì, pensavamo che Gudmundsson potesse giocare addirittura anche da mezz'ala, come aveva fatto in qualche occasione. A volte ha giocato seconda punta, ma è uno di quei calciatori che si mette sulla trequarti, aspetta che la squadra recuperi la palla e poi ti fa fare cento metri indietro. Pensavamo quindi che qualche uomo in più potesse mantenerci un po’ più corti come blocco squadra.
Non è stato un grande primo tempo, ma abbiamo avuto le nostre occasioni, abbiamo cercado di giocare, abbiamo sbagliato tanto al limite dell’area: siamo stati poco qualitativi nell’ultima conclusione, perché poi siamo arrivati tante volte a giocare di sponda con Romelu e abbiamo tirato in porta sempre alto. Il Genoa è forte, ha pareggiato con il Milan, ha fatto una partita incredibile con la Lazio, nel primo tempo avrebbe potuto fare diversi gol: è una squadra che dà fastidio a tutti, non ultimi noi che all’andata abbiamo preso quattro gol in una partita a senso unici”.
Hai in testa dei profili per giocare il tuo calcio? Dei profili che vorresti?
“Ne ho mille di nomi. Questo lavoro è tremendo, perché mi chiamano duemila procuratori al giorno, mi chiamano giornalisti dicendomi che abbiamo preso Tizio o Caio. Mi guardo un po’ intorno, ma grazie a Dio avevo tante cose da fare, non ultima una semifinale di Europa League, e quindi non avevo tanto tempo e in parte nemmeno tanto interesse a cercare profili.
Ma un po’ di sano scouting da dilettante, da solo a casa o con il mio staff, l’ho fatto. Arriverà un direttore sportivo che, se io ho mille nomi, lui ne avrà diecimila. Ci confronteremo e capiremo. Io ho ben chiare le caratteristiche che questa rosa ha bisogno di mettere dentro, perché ne è un po’ carente.
In base quindi ai giocatori che rimarranno e a quelli che andranno via, e anche alle alternative che avremo, capiremo quali sono i nomi giusti, perché non basta fare una lista di dieci nomi e prendere tutti i più forti: bisogna capire come incastrarli nella rosa”.
Servono effettivamente mille nomi? Questa rosa va irrobustita e puntellata o va decisamente implementata, per fare il salto di qualità?
“Ho detto dal primo giorno che questa è una rosa forte. È una rosa che ha pochi giocatori che dribblano, pochi giocatori di grande gamba che possono giocare nell’uno contro uno esterno, che poi sono quei calciatori che ci hanno messo di più in difficoltà nelle partite dove abbiamo sofferto di più. Ricordiamo tutti la fatica che abbiamo fatto con Frimpong nelle due sfide con il Leverkusen.
Quindi, va aggiunta una caratteristica che a questa squadra manca. E poi si capirà chi vorrà rimanere, chi no, e le opportunità che verranno fuori. Non sto facendo il misterioso ma non ho ancora parlato nel dettaglio né con il direttore sportivo, né con la Proprietà. Sarebbe prematuro fare nomi, e non sarebbe nemmeno corretto farlo in televisione”.
Dybala è uscito per infortunio?
“Stava benissimo, si era allenato bene negli ultimi due giorni. Non aveva più di mezz’ora, ma l’ho levato solo per un discorso tattico perché Gilardino aveva messo in campo Ankeye e io quindi ho voluto mettere Rasmus (Kristensen, ndr) che ha più centimetri. Continuavamo a stare bassi, a soffrire, e quindi ho cercato di mettere un giocatore con qualche centimetro in più e con attitudini più difensive”.
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