Ecco cosa ha detto il nostro allenatore in conferenza stampa.
Quali sono le condizioni di Lukaku? E poi: visto il recupero di Smalling, è un’ipotesi Llorente a destra?
“Ha pochissimi allenamenti nelle gambe, ma è stato fuori poco, non è stato n un infortunio lungo. Ci prendiamo un altro giorno per valutarlo, ma ieri, durante un allenamento non intensissimo, è sembrato che stesse abbastanza bene.
Vediamo oggi. Magari spingiamo un po’ di più, per vedere come risponderà, e poi decideremo. Qualche dubbio ce l’ho ancora.
E per quanto riguarda Chris, anche lui ha lavorato con quelli che erano i ritmi dell’allenamento (non intenso, ndr), ma lo ha fatto tutto quanto. Spero e penso di recuperarli entrambi. Vedremo la gestione del minutaggio”.
E Llorente a destra?
“Può starci. Lo valutiamo anche in base a come li vedo tutti gli giorni, e agli ultimi esperimenti fatti con i centrali a destra. Cerchiamo di ragionare un po’ su tutto”.
Hai detto che la tenuta mentale del Bayer è l’aspetto più temibile. Come stai allenando la Roma, da questo punto di vista, visto che è il momento in cui le forze fisiche vengono un po’ meno?
“Non ritengo che sia la cosa più temibile. Da temere c’è tutto, a partire dalla maniera in cui giocano: giocano benissimo, hanno fatto tantissimi risultati positivi. Hanno calciatori molto interessanti. Stimo molto il loro allenatore, per il percorso che ha fatto da quando ha preso la squadra. Hanno più tempo di lavoro alle spalle con questo tecnico. C’è da tanto da temere, e una cosa da rispettare molto è che siano imbattuti nonostante siano andati spesso e volentieri sotto nel risultato, oppure che siano riusciti a vincere dopo essere stati raggiunti. Oltre a essere forte, questa squadra ha raggiunto una consapevolezza e una tenacia nel cercare di raggiungere il risultato anche quando ormai appariva irrecuperabile.
Questa è una delle cose che temo di loro, ma ce ne sono tante altre più calcistiche e meno mentali che me li fanno rispettare tanto.
E per quanto riguarda noi, a volte il gol preso negli ultimi minuti è dovuto alla stanchezza ma a volte anche alla tenuta mentale, quando subisci gol quando lo fai. Perché parliamo tanto del Bayer Leverkusen, ma anche la nostra squadra ha gente che fino all’ultimo è dentro la nostra situazione: vogliono raggiungere i nostri obiettivi. Altrimenti, non riesci a portare a casa i tre punti a Udine, al termine di una partita particolare, non riesci a fare il secondo gol a Napoli dopo essere andato in svantaggio, contro una squadra così, in uno stadio così, e non vai a salvare quella rete al 95’ (Mancini su Osimhen, ndr) su un tiro non trattenuto di Mile.
La nostra è una squadra che ci crede, che ha cuore, e quindi sotto questo punto di vista saremo uguali. Quando poi hai qualcosa di così importante da raggiungere, come una finale di Europa League, entrambe le squadre lotteranno fino all’ultimo secondo”.
Il fatto che loro siano imbattuti ma non imbattibili può essere un peso per loro?
“Non penso che sia un peso ma qualcosa a cui aggrapparsi. Possono dire di essere stati sempre stati migliori di tutti i loro avversari e anche contro squadre che li hanno messi in difficoltà, e ce ne sono state alcune che hanno giocato decenti o ottime, non hanno perso.
La fortuna la lascio a chi gioca al casinò: c’è qualcosa di grande in questa squadra. Hanno raggiunto un obiettivo che non avevano mai raggiunto, per mille motivi: perché giocano a calcio bene, perché hanno giocatori forti, perché hanno uno tra gli allenatori più forti al mondo, ma pure perché dentro qualcosa di diverso.
Quindi, non lo ritengo un peso, ma un orgoglio: piacerebbe anche a me essere imbattuto e lo userei per dire ai miei ragazzi che nessuno ci ha battuto e dobbiamo così, perché siamo i più forti di tutti. Penso che sarà quello che faranno anche loro”.
Se dovessi farti un nuovo tatto, che ti descrivesse come tecnico, quale faresti?
“Non ci ho mai pensato. Ne ho troppi, e mi sono stufato di sentire il dolore del tatuaggio, quindi mi sono fermato. Vinciamo qualcosa di importante, e poi penserò a qualche strano tatuaggio”.
Ma sarebbe un tatuaggio “più calmo”, perché tu sembri più calmo, da allenatore.
“Devi essere calmo, da allenatore, non puoi fare le scivolate, non puoi colpire nessuno. A volte mi manca quella sensazione, ma ho i miei calciatori, credo in loro al 100%, e so che portano la mia mentalità, il mio spirito, in campo.
Quindi, sono calmissimo perché credo in loro e loro mi hanno dimostrato che sono in grado di fare tutto, anche se io sono fuori dal campo. Fuori dal campo, sono più calmo: sembro più calmo, ma ho ancora il fuoco dentro”.
L’11 maggio 2023, il Bayer perse con la Roma: fu l’ultima sconfitta europea del Leverkusen. Può essere uno stimolo? O può mettere paura alla Roma, perché nessuno dopo ha più battuto il Bayer in Europa?
“C'è un discorso un po’ di cabala, per chi ci crede, per chi pensa che queste cose contino: per loro, può essere un appiglio. Io cerco di preparare la partita e loro a quello che incontreranno in campo.
In campo troveranno una squadra totalmente diversa da quel Bayer Leverkusen, che era già forte, e si vedeva, ma secondo me era meno diretto, meno pericoloso negli ultimi metri, e soprattutto aveva meno consapevolezza di se stesso: ora sanno che sono campioni di Germania, hanno la mente sgombra da qualche impegno nella loro nazione. Cercheranno di diventare campioni anche in Europa. I numeri dicono - ma basta vederli - che è una squadra totalmente diversa da quella dell’anno scorso.
Potrebbe essere un bel ricordo. Spero che a loro dia fastidio, ma noi ci siamo concentrati su quello che incontreremo domani: una squadra diversa, nettamente più forte purtroppo”.
Qual è l’aspetto tattico che ammiri di più del Bayer Leverkusen?
“Ci sono diverse cose. Sono giocatori forti, messi nelle condizioni ideali per fare male agli avversari. Sono una squadra fisica, solida, ma con delle individualità incredibili: pensiamo a Wirtz, a Frimpong, a Grimaldo, e a tanti altri.
Lo stesso Patrik (Schick, ndr) è un altro giocatore: è sempre stato forte, ma ora è diventato un uomo. Pensiamo a Boniface. Giocatori forti, veramente forti. In difesa sono solidi.
Non c’è una qualità in particolare. Vedendo anche i loro cambi, noti una fisicità importante: se non gioca Frimpong, c'è Tella. Hanno giocatori veramente di qualità, ma anche con grande gamba.
È una squadra che sa giocare ma sa anche essere diretta. Ti lascia sempre il dubbio su cosa fare. Hanno costruito una squadra veramente forte grazie all'idee dell'allenatore, ma anche grazie all’acquisizione di calciatori importanti".
La difesa a tre è una possibilità?
“È una possibilità. È una cosa che mi intriga, che stimolerebbe i miei giocatori all'uno contro uno, all’uomo contro uomo. Al o io o te. È una cosa che a volte mi piace fare.
A volte qui vi fermate un po’ troppo a vedere difesa a tre o a quattro, come se questa squadra non possa più fare la difesa a tre. Penso che sia assolutamente falso. Dite così solo perché l’abbiamo fatta in alcuni spezzoni di partita che non sono andati benissimo, ma poi abbiamo fatto la stessa fatica in altre gare giocate a quattro.
Credo che la difesa a tre, se fatta bene, con protagonisti che sanno vivere la fase difensiva anche in fase offensiva, che sanno fare i difensori ma anche i primi attaccanti, sia una cosa molto interessante. Non vuol dire che giocheremo a tre, ma è una cosa a cui sto pensando. Può essere una contromossa importante anche in funzione della partita di domani”.
Dal punto di vista tattico, dove si può decidere la partita? E il 4-3-3 può essere uno strumento?
“Assolutamente sì. Il tuo collega mi aveva chiesto se la difesa può essere uno strumento, e io gli ho detto di sì: tu mi chiedi se il 4-3-3 può essere l’arma vincente, e io ti rispondo assolutamente sì.
Non avrai mai la controprova, ma una stessa partita la puoi vincere in una maniera o nell’altra. Lo schieramento iniziale non è tanto decisivo. Una volta si giocava 4-3-3, e i terzini non si muovevano, stavano fissi lì per tutta la partita e guardavano solo la bandierina. Il centrale giocava centrale.
Noi giovani allenatori studiamo i tecnici più bravi, che ci fanno capire come al fischio dell’arbitro iniziano a muoversi tutti. Trovi squadre che costruiscono con due centrali, e magari giocatori molto alti ed altri molto stretti. Tante volte, quando giocavo io, il terzino era un uomo di fascia, mentre ora è più dentro al campo che esterno.
Non è un discorso di 4-3-3. Spesso, ci leghiamo a questi moduli per parlare di come difendiamo, che dipende da quello che vogliamo fare, dalla nostra impostazione, che a volte può essere un po’ più rigida. Ma anche lì, dipende dal tuo avversario, perché tu giochi sulla fascia e poi ti trovi il loro terzino davanti alla difesa, e io che resto a fare esterno? È una partita a scacchi, ed è divertente.
Potrebbe essere un’alternativa sfruttare la superiorità nelle sovrapposizioni, con qualsiasi modulo”.
Ora la Roma gioca di più la palla, rispetto a un anno fa. Sei pronto ad adattare il tuo stile di gioco per decifrare il Leverkusen?
“Noi abbiamo un ‘codice’. Conosciamo il loro stile di gioco. Dobbiamo essere consapevoli che il Bayer può essere pericolosissimo quando attacca, ma noi dobbiamo attaccare, noi dobbiamo vincere. È una sfida in due partite, ora dobbiamo essere concentrati sulla prima partita e poi penseremo alla seconda. Ma senza guardare troppo giocata un anno fa, perché è tutto cambiato da allora.
Sono gli stessi club, ma sono due squadre diverse, due momenti diversi. Loro hanno una maggiore consapevolezza in loro stessi, perché sono campioni di Germania, e quindi sono più coscienti di essere una squadra veramente forte, e che possono diventare campioni in Europa. Dobbiamo sapere che sarà probabilmente più dura di un anno fa, ma possiamo farcela”.