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    De Rossi: "Affrontiamo una squadra forte, ma stiamo bene"


    Daniele De Rossi ha parlato in conferenza stampa alla vigilia di Monza-Roma, giornata numero 27 di Serie A.

    Ecco le parole del tecnico giallorosso.


    Andando sulla partita, la questione dei recuperi come sta procedendo? Sono tutti disponibili, a parte Abraham e forse Karsdorp. E poi, domani è la prima di tre partite in sette giorni, che tipo di gestione verrà fatta con Dybala?

    “Stanno tutti bene, a parte Rick Karsdorp, che non verrà con noi, perché ha un fastidio al ginocchio e non sta benissimo. Niente di grave, ma ha bisogno di una gestione un po’ più lunga. E Abraham, ovviamente.

    La gestione è molto semplice: quando hai tanti giocatori bravi, li gestisci, metti la formazione che pensi che ti possa far vincere la partita, sapendo che se qualcuno sarà stanco, puoi cambiarlo, sapendo che tra tre o quattro giorni, quando ci sarà un altro impegno, puoi cambiarlo senza che il livello della squadra si abbassi.

    Sono serenissimo, metterò una squadra che penso che ci possa permettere di possa far vincere la partita. Dybala sta bene, non so quante volte abbia fatto 110 minuti e dopo tre giorni 90 minuti. Dobbiamo essere contenti della sua condizione. Penso che sia un discorso psico-fisico, oltre che fisico. Si trova bene, è felice, ha fatto tre gol.

    Quindi, anche qualche piccolo acciacco, quando fai tripletta, sembra meno fastidioso. Per lui, come per tutti gli altri giocatori, posso ritenermi soddisfatto della loro condizione e dei loro recuperi”.

    Palladino-De Rossi, giovani anche della Serie A. Una striscia positiva molto simile, sia quella del Monza, sia quella della Roma, e un probabile ritorno alla linea a tre del Monza: come se li aspetta?

    “Se mi avessi fatto questa domanda due o tre settimane fa, ti avrei detto che avrebbero giocato 3-4-2-1. Invece, nelle ultime partite hanno cambiato qualcosina. Hanno ottenuto dei risultati positivi. Un po’ di dubbio ce lo abbiamo, e come sempre capita in queste partite, in queste circostanze, devi preparare più di una partita.

    Devi essere pronto ad affrontare una squadra che imposta a tre, che difende a tre, che attacchi a tre, che crei giochi a quattro. Siamo pronti su tutto, ci prendiamo la doppia chance. Ma sappiamo di affrontare una squadra forte, con un allenatore che io stimo particolarmente, ci siamo sentiti anche qualche giorno fa.

    Abbiamo iniziato il corso UEFA Pro insieme. Lui un po’ prima, a me un po’ dopo, ci è scoppiata questa cosa in mano. Per quanto riguarda lui, sono contento: è un ragazzo che se lo merita, oltre che un ottimo allenatore. Sta gestendo questa occasione in maniera così brillante.

    Il futuro è dalla sua, secondo me. Domani proveremo a batterlo”.

    Hai praticamente utilizzato tutti i giocatori: è questo il modo di gestire gli elementi della rosa, di coinvolgere tutti? Si può dire che la Roma oggi sia un po’ più famiglia di ieri?

    “Mah, io non lo so come era ieri. Posso aver sentito qualcosa, qualcuno mi può aver raccontato qualcosa, ma non è il mio lavoro, non cerco di fare qualcosa di diverso rispetto al passato.

    Cerco di gestire come ho fatto nella prima esperienza alla Spal, dove magari i risultati erano meno positivi, e poi come bene o male non era molto diverso di come gestivo lo spogliatoio da capitano, da senatore, se così vogliamo chiamarci quando siamo dei vecchietti che cercano di dare una mano ai più giovani.

    È chiaro che c’è una responsabilità diversa, un ruolo diverso, delle scelte da fare diverse. Quando sei capitano, sei amico di tutti. E quando sei allenatore, sei amico, ma poi undici, dodici, tredici in panchina ce li mandi ogni domenica. E sai che qualcuno con l’occhio un po’ storto ti ci guarda.

    Però, hai detto famiglia, e se non lo siamo, stiamo andando nella direzione di diventarlo. E a me dà una grande mano anche per i risultati sportivi della squadra. Quella è la maniera di vivere lo spogliatoio, la squadra, la propria professionalità. Se si sta bene, magari si sta un’ora in più per per fare una postura in più, una terapia in più, non si scappa subito a casa.

    Sono stato un calciatore, so cosa significa. I calciatori devono essere felici di venire al campo, ma fare fatica e andare tanto forte. Cioè, essere felici, fare un lavoro che mentalmente e fisicamente deve essere perfetto. Non felici di venire a giocare. È uno scambio alla pari, quasi. Noi siamo tutti contenti di venire al campo, ma siamo qui dalle 7:15 fino alle 17:30 ieri, e l’altra sera fino alle 19:40. È faticoso. Stai davanti al computer tutto il giorno, seduto. È faticoso, però stiamo bene.

    E loro devono sapere che staranno bene. Avranno allenatore, uno staff, ma familiare: tutti amici, in un ambiente familiare. Ma devono venire qui a fare il loro lavoro, altrimenti il nostro atteggiamento per forza di cose dovrebbe cambiare”.

    Il fatto che Dybala abbia fatto una tripletta giocando in un sistema 3-5-2, dove magari è più libero di esprimersi, è stata solo una casualità? Su Lukaku, invece, a che punto è la sua condizione?

    “Per quanto riguarda la posizione in campo in relazione allo schema, ha segnato un gol su rigore, ne ha fatto un altro da trenta metri e un altro con un inserimento dei suoi: uno-due e ha tirato in porta. Non c’è nulla di tattico che non gli permetta di fare queste cose quando giochiamo a quattro e non c’è niente del sistema a tre che lo esalti. Penso che in passato abbia giocato tanto spesso a quattro e abbia fatto grandi cose.

    Se analizziamo i gol, possono succedere pure se giocassimo 5-5-0. È solamente una casualità il cambio modulo, almeno per me. E per quanto riguarda lui anche, perché lo vedo molto sereno.

    Per quanto riguarda Romelu, dici “messo in discussione”. Non so cosa intendi. Tutti sono in discussione, anche Paulo, io per primo. Faccio delle scelte quotidiane. A volte le scelte vengono fatte per diverse ragioni. A volte in funzione del rendimento, a volte della gestione. Lukaku ha giocato ‘cento’ partite 90 minuti, quindi uno può fare anche una gestione sotto quel punto di vista. A Frosinone l’ho levato perché non stava giocando benissimo durante il primo tempo, ma è tutto normale.

    La sua condizione è quella di un giocatore, una stella, che entra, corre come un matto, va in profondità, fa a spallate con tutti, fa un assist: condizione migliore per un giocatore non esiste.

    È logico che il calciatore che gioca tutte le partite sia contento. Quello che una volta lo levi, la volta dopo sta in panchina, entra e si comporta come farebbe un ragazzino alla prima presenza, è il giocatore perfetto per qualsiasi allenatore”.

    È una cosa sorprendente che lui entri.

    “Ma non è sorprendente, è il lavoro suo. Che deve fare? È sorprendente se uno entra, fa il fenomeno, ha il muso, non corre…”.

    Di questi, ne hai visti tanti anche da giocatore.

    “In questa squadra non ne vedo tanti, anzi non ne vedo nessuno. Da giocatore era forse la cosa che mi dava più fastidio. Puoi essere un po’ innervosito, arrabbiato con l’allenatore. Anche adesso, c’è qualcuno che è meno felice: io lo accetto, è il mio ruolo. Ma quando entri, in campo, in allenamento, devi andare forte. E in partita, devi andare ancora più forte. Patti chiari, amicizia lunga. Ma non sono le mie regole: lo sono per qualsiasi allenatore. Da questo punto di vista, Romelu è il giocatore perfetto”.

    A me sembra che lei abbia creato una bolla sportiva, lei e la squadra, i risultati in campo e le partite. Però mi sembra che intorno a lei ci siano dei lavori in corso. Persone mandate a casa, il direttore sportivo che manca da un mese, quindi le volevo chiedere a lei che vive questo ambiente da più di venti anni, se sente questa aria di smobilitazione e se qualcuno gliene ha parlato.

    “No, non la percepisco. Noi siamo bravi, noi, e brava la società a metterci tutta la serenità di cui stiamo godendo. I risultati ci danno una mano. Diciamo che noi siamo un’ala un po’ a se stante rispetto a quello che succede sopra e sotto, se vai ai centri sportivi del Manchester City e di altre grandi club, la prima squadra non si accorge nemmeno se scoppia una bomba negli uffici perché stanno proprio da un’altra parte.

    Le grandi squadre riescono e tendono a mettere la prima squadra non in una bolla, perché non è che siamo su un altro pianeta, però in una situazione ideale per concentrarci sul lavoro. È quello che sto facendo io, non è che sono insensibile a ciò che succede, ma io devo interfacciarmi con la Società per quello che riguarda il mio ruolo.

    E la mia Società, Lina, Maurizio, quelli che ci sono adesso, sono a 360 gradi, 24 ore al giorno, sempre a disposizione mia. Se io alzo il telefono e chiamo Ryan e il presidente Dan, idem. Fusi orari permettendo, sono sempre lì a disposizione, non posso lamentarmi di nulla. So che ci sono dei cambiamenti, come in tante società, come ce ne saranno in futuro, visto che alcuni ruoli sono scoperti, però non posso fare altro che concentrarmi sul lavoro.

    Come dici tu, grazie ai risultati, stiamo in una situazione migliore diciamo emotiva. Per il resto, non è il mio ruolo, non è il mio campo, non ho voce in capitolo, non ho potere: concentrarmi sul calcio è la cosa migliore che posso fare. Detto ciò, l’atmosfera mi sembra più che positiva. Non so bene cosa sta succedendo, ma non penso stiano succedendo cose tanto diverse da quelle che succedono in tanti altri Club”.

    Sulla gestione di Smalling, il giocatore può giocare in qualsiasi ruolo: questa fase di rodaggio è completata? Può giocare anche a quattro o serve ancora qualcosina?

    “Sta finendo questa fase. Ma, magari, è solo una premura esagerata mia. Se l’avessi messo a quattro, avrebbe fatto ancora meglio, magari, non lo sappiamo.

    Solo che quando non giochi da tanto tempo, il ginocchio va bene, ti senti bene, e magari i muscoli non sono più abituati a certi scatti, a certe distanze, a certe aree di campo da coprire, a certe scalate.

    In allenamento vai forte, ma è comunque diverso lo stress proprio fisico, della partita, dello sprint da gara, del contatto con l’avversario, può essere diverso. La mia idea era di mettergli due cani da guardia ai lati, per limitare il suo raggio d’azione. Ma non che lui non potesse fare di più.

    Anche perché se va in campo, è perché tutto lo staff ha lavorato: gli hanno fatto fare distanze piccole, distanze lunghe, scatti, si lavora veramente di équipe. E io sono l’ultimo tassello.

    Questa scelta l’ho presa per farlo stare più comodo, ma sta finendo questa roba qui. Il discorso di Frosinone idem:  per non farlo esordire subito a secco, da titolare, alla prima partita disponibile, magari per dargli un antipasto di calcio, visto che, dopo 9 mesi, sembra che tu non abbia mai giocato a pallone.

    Come mi succedeva quando tornavamo dalla vacanza: andavamo in ritiro e nella prima ora e mezza non riuscivi nemmeno a palleggiare. Immagino che lui abbia provato un po’ di emozione, un po’ di felicità, e ho cercato di proteggerlo, ma in futuro sarà un giocatore molto importante per noi, a prescindere dallo schieramento”.

    A che punto è arrivato Paredes? Come lo vede?

    “Paredes sta migliorando quelli che sono gli aspetti che gli chiedo io di migliorare. Non perdiamo nemmeno tempo a parlare della gestione palla, anche se pure lì ci sono delle cose un po’ diverse che gli sto chiedendo, rispetto a quella che era diventata la sua abitudine: un po’ più dritto per dritto, un po’ più verticale, un po’ più veloce, e lui lo sta facendo benissimo, lo sta capendo, la sta facendo diventare una cosa sua, perché calcisticamente è intelligentissimo.

    È intelligente anche senza palla, però a volte era un pochino istintivo. E il centrocampista deve essere sempre riflessivo. Il centrocampista forte recupera qualche palla in meno, ma permette ai suoi compagni intorno di recuperare palla.

    Io avevo tanti compagni che prendevano bei voti in pagella perché magari facevano 10 scivolate a partita e recuperavano 4 palloni. Io magari ne facevo una e le altre nove volte temporeggiavo, temporeggiavo a tal punto che la palla la recuperava un compagno mio. Il centrocampista deve fare tante cose visibili ma anche tante altre invisibili. Il centrocampista come il difensore, secondo me.

    È bello quello energico, grintoso, che entra e ruba palla, ma il centrocampista che fa solo quello è pericoloso. Il centrocampista che esce sempre è pericoloso, il centrocampista che entra sempre è pericoloso, temporeggiare in questo sport è troppo importante. Lui lo sta capendo, lo sta facendo alla grande e poi ha il calcio in testa, lui sa dove posizionarsi, sa dove va a finire la palla, conosce il rimbalzo, ha queste furbate nell’uno contro uno, da argentino puro.

    Mi piace come sta interpretando il ruolo. Poi, non è che gli stia chiedendo cose troppe diverse, sono giusto delle sfumature che chiedo un po’ a tutti nei vari ruoli, ma ai centrocampisti centrali mi permetto di dare qualche consiglio di più”.

    Mi chiedevo, in queste rotazioni, se è un’opzione anche quella di immaginare una Roma con due centrali più Mancini, che possa il famoso tre e mezzo di Spalletti che tu conosci bene.

    “Sì, perché no? Potrebbe. Anche perché per lui vale lo stesso discorso di Paredes: è uno che ha il calcio in testa. Capisce quello che deve fare in fase difensiva, capisce quando deve spingere, è uno di quelli, da quando ho smesso io, che ha giocato anche da centrocampista centrale.

    Ha giocato delle partite in mediana, con Fonseca, per me eccezionali e mi ha riempito. Sa fare un po’ tutto e lo fa bene. E io sono contentissimo di lui. Deve essere più un discorso tattico, che di scelta di uomini, perché noi abbiamo tre terzini destri molto forti. Secondo me anche Angelino può giocare a destra. Ovviamente, con mansioni diverse, con l’attitudine di accentrarsi, un po’ diversa da quella di un classico terzino.

    Però Mancio può fare questo, può fare altro. Quando hai un terzino, che è più un centrale che un terzino, magari l’ideale sarebbe avere davanti a lui un altro che abbia i piedi sulla linea e che sia un giocatore bravo a fare l’ala pure.

    Lì noi, in quella posizione, abbiamo Baldanzi e Dybala che sono più dei trequartisti. Uno che gli dia più sbocco, è sempre meglio. Dall’altra parte, invece, abbiamo Stephan e potremmo pure pensare di avere un centrale prestato alla fascia sinistra.

    Ma queste sono tutte soluzioni che poi andiamo a scegliere di partita in partita. L’allenatore migliore al mondo fa le finali di Champions League con i centrali sulla fascia. Guardiola ha giocato tante partite con dei centrali di ruoli messi a terzino. Quindi, perché no? È una soluzione che noi prendiamo in considerazione in base alla strategia di gara. Non perché non ci fidiamo dei terzini nostri: di terzini bravi ne abbiamo in abbondanza”.

    Si parlava molto della tripletta di Dybala, ma è anche alla sua prima tripletta in carriera come allenatore con tre vittorie di fila. Il Monza che squadra è da affrontare dopo Torino e dopo il Feyenoord? Una squadra che ha messo in difficoltà un po’ tutti. E che spinge sulle fasce. Noi soffriamo sui cross in area, infatti prendiamo diversi gol così, tramite cross. Come comportarsi con questo Monza, che ha tantissima gamba?

    “Sicuramente è una squadra difficile da affrontare in qualsiasi circostanza. È una squadra che ha messo in difficoltà la Roma anche all’andata, facendo una grande partita in 10.

    Hanno battuto il Milan da poco, fanno male anche alle grandi squadre. Sanno giocare a calcio. Secondo me, sono meno aggressivi dell’Atalanta e del Torino, anche se vengono tutti dallo stesso albero genealogico. Non è quell’aggressione uomo a uomo che ha fatto il Torino. Magari lo faranno di più contro di noi perché ci avranno visto in difficoltà il primo tempo con il Torino, queste sono ipotesi che noi ci stiamo immaginando.

    Per quanto riguarda i cross, è tanto importante la marcatura sui cross in area, ma anche la gestione dei cross. Secondo me, quel cross poteva essere gestito meglio prima che partisse. Parlo del gol di Zapata, perché in area la squadra ha marcato bene. Il giocatore che salta così in alto, frusta sul palo, fa gol, ci fa sembrare che abbiamo sbagliato in area, ma a volte invece andrebbero fatti i complimenti agli avversari, così come hanno fatto i complimenti a Paulo che ha segnato da trenta metri.

    Magari serviva un sostegno maggiore ad Angelino quando Bellanova era lì. Perché Bellanova ha una gamba diversa da Angelino. Avevamo preparato la gara anche su questo. Potevamo aiutarlo nel raddoppio, poteva aiutarci a metterci meglio e non far partire il cross. Però poi dopo i cross li subiremo con il Torino, con il Monza: i cross si subiscono nel calcio”.