Che tipo di risposte hai ricevuto, considerando la compattezza dell’avversario ma anche uno stadio che stasera si è fatto sentire veramente tanto e voi non avevate nemmeno un tifoso al seguito?
“Sì, fermo restando che i tifosi non entrano in campo, e le squadre forti vincono un po’ ovunque o fanno la loro partita ovunque, era una partita difficile. L’avevamo letta che avrebbe potuto essere una gara di questo tipo, perché comunque loro con la palla al piede sono fastidiosi, non è facile accorciarli.
Io a loro chiedo sempre tanta aggressività, ma c’è bisogno di tanta tanta corsa, tanta tanta gamba per essere aggressivi contro una squadra che fa girare la palla bene. E lo stesso discorso vale anche per noi.
Prima della partita volevo cercare di motivarli, ma poi ho detto loro che non dovevo dire niente, perché, per quello che ho visto, voi la prestazione la fate sempre. E penso che l’abbiano fatta anche oggi, sapendo che ci sono dei momenti nei quali soffri, quando la squadra avversaria gira bene la palla e fa delle cose interessanti, fa le rotazioni, che poi erano molto simili a quelle che facevamo noi”.
Prima, Lukaku ci raccontava (a Sky Sport, ndr) di quello che è cambiato: di una presenza che riempie di più l’area di rigore. Era questa la prestazione, e soprattutto il gol, che ti aspettavi da Lukaku?
“Si parla di uno dei giocatori più forti al mondo in quel ruolo. Accontentarsi sarebbe sbagliato, però la prestazione lui l’ha fatta, come avevo detto anche con il Cagliari. È uno che tira cinque, sei volte in porta: se lo dovesse fare per le prossime 14 gare di campionato, più quelle di Europa League… Lui poi il gol lo fa, perché è nato facendo gol: a 19 anni aveva già tantissimi gol in Premier League. Quindi, non c’è da stupirsi.
Sul fatto di riempire l’area, è perché se riempi l’area, magari qualcuno rimane da solo. Ma lui deve riuscire a fare gol anche quando ha l’uomo addosso, come ha fatto oggi. Sono contento sia del suo atteggiamento, sia delle sue prestazioni. Delle sue, e anche degli altri”.
Mi soffermo sul gol preso: come si sono mossi i tuoi? C’è un errore?
“Non è una questione di errore, non mi va di sottolineare troppo l’errore. Diciamo che l’errore di base è mio, sapendo che i tempi sono limitati: siamo arrivati in corsa e non c’è tempo per fare tutto quello che vorremmo. Però, se prendi spesso e volentieri i gol nella stessa maniera, vuol dire che l’allenatore deve lavorare di più su questo fondamentale.
In questa settimana, abbiamo avuto pochi allenamenti, ma in una seduta abbiamo toccato tanto questo fondamentale, perché così come noi vogliamo riempire l’area con tanti giocatori, quando lo fanno gli avversari sappiamo che è pericoloso. Innanzitutto, dobbiamo prendere meglio lo spazio della porta, prima ancora che parta il cross. E una volta che abbiamo occupato lo spazio della porta, sia i centrocampisti che vengono a supporto, sia i due centrali, devono dividersi gli uomini che stanno dentro.
Se poi gli avversari ne portano otto, e sono comunque in superiorità, bravi loro. Ma di solito, di media, sono quattro o cinque, non di più. Quindi, abbiamo gli uomini necessari per dividerceli. Ma solo se, prima di farlo, ci dividiamo bene lo spazio da difendere. E devo lavorarci di più, devo lavorarci meglio. Adesso, avremo anche Evan Ndicka, un giocatore che non ho mai allenato. Avremo quindi modo di ritoccare questo fondamentale.
Perché se sia sui cross alti che su quelli tagliati che hanno fatto i ragazzi dell’Inter, abbiamo subìto troppi gol così. È un segnale. Vuol dire che devo svegliarmi e lavorarci meglio”.
Ci spiega il perché della posizione di Paredes nel centro-sinistra?
“Quando costruisci a tre, non è necessario che il centrale sia sempre il centrale di centrocampo: a volte si stringe un terzino e si alza l’altro, a volte si abbassa Paredes. Contro il Cagliari, abbiamo costruito a quattro e si abbassava come terzino di destra Bryan Cristante. È importante che ci sia un uomo lì, che sappia impostare. L’importante è che occupi quella funzione: non conta chi sia quell’uomo.
È ovvio che per comodità, per ridondanza, spesso sono i due centrali con un terzino o con il mediano davanti alla difesa. Secondo me, la differenza (sul gol dell’1-1) Paredes la fa nel momento in cui fa il passaggio: perché se avesse preso quella palla, e l’avesse passata direttamente da venti metri, loro avrebbero scivolato, scalato e non saremmo riusciti a fare quello che abbiamo fatto.
Invece, lui ha condotto palla, l’ha portata fino a un paio di metri dall’avversario, che ha dovuto prendere una posizione interna, e il passaggio per Spina è un passaggio che lo ha portato all’uno contro uno. Che è quello che vogliamo quando arriviamo lì, perché poi negli ultimi metri noi gli diamo un po’ di idee, un po’ di nozioni, ma poi la differenza la fanno loro, come sempre: la fanno i calciatori”.
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