Quel giorno, allo stadio Olimpico va in scena Roma-Sampdoria. Sono gli ottavi di finale di ritorno di Coppa Italia. I giallorossi indossano divise adidas.
Maglie che sono divenute iconiche, nell'immaginario collettivo romanista, anche grazie a questo battesimo storico.
Il tecnico giallorosso Carlo Mazzone è alle prese con infortuni, squalifiche e giocatori impegnati con le rispettive nazionali.
L’emergenza è soprattutto in attacco, dato che non sono disponibili Balbo, Caniggia, Rizzitelli e Muzzi. L’unica soluzione è spostare qualche metro in avanti i centrocampisti offensivi Giannini e Scarchilli e dare la maglia numero 9 a un ragazzo proveniente dal settore giovanile di Trigoria.
In rosa ce ne sono due “papabili” per il reparto d’attacco: uno si chiama Walter Lapini, l’altro Francesco Totti.
Quest’ultimo, in particolare, promette particolarmente bene. Ha 17 anni e ha già esordito in Serie A con Boskov in panchina (a Brescia, il 28 marzo dello stesso anno, ma nella stagione precedente). L’allenatore trasteverino fa sapere il giorno prima che punterà proprio su questo ragazzino del vivaio nato e cresciuto dalle parti di Porta Metronia.
Addetti ai lavori a parte, lo conoscono in pochi, tanto che il quotidiano La Stampa per presentare il match scrive: “Mazzone è costretto (…) a impiegare come bomber il diciassettenne Alessandro Totti”.
Sono passati 30 anni esatti da quel giorno. E oggi non c’è pericolo che qualcuno possa più sbagliare il suo nome perché Francesco è diventato Campione d’Italia, del mondo, secondo giocatore di sempre ad aver segnato di più in Serie A, ma soprattutto leggenda della Roma. Quello con più presenze (786) e gol (307) della storia giallorossa. Capitano per 571 gare.
Lui ha parlato spesso di quell’esordio dal primo minuto in una gara ufficiale contro la squadra blucerchiata: “Giocare dall’inizio – le parole di Totti nel corso degli anni – era il mio sogno da bambino e non vedevo l’ora di realizzarlo. Ho in mente soprattutto l’emozione che provai nelle ore precedenti alla partita. Avevo sensazioni positive ed ero contento. Non ero spaventato, anzi”.
Mazzone sapeva di prendersi un rischio, ma non se ne curava. L’unica preoccupazione che aveva era quella di tranquillizzare il suo giovane e salvaguardarlo. Lo fece pure dopo pochi istanti di gioco, con un fallaccio di Pietro Vierchowod sotto tribuna Monte Mario proprio su Francesco.
Episodio che scatenò l’ira del tecnico verso l’arbitro Stafoggia.
“Il mister mi mise in campo e mi incoraggiò. Mi consigliò di stare calmo e giocare come sapevo. Inoltre, mi disse di non strafare e giocare semplice. Poi quando mi sostituì mi fece i complimenti, anche perché mi procurai la punizione da cui scaturì il gol di Cappioli”.
A sostituirlo al minuto 82 fu l’altro giovane a disposizione: Walter Lapini. Lapini non ha mai sfondato a grandi livelli nel calcio, ma non dimentica quella serata e quella sostituzione. Fu lui il primo calciatore della storia a sostituire Totti.
“Eravamo in camera insieme – si legge sul libro di Tonino Cagnucci, “Francesco. Totti dai pollici al cuore” – dovevamo giocare o io o lui, quella partita. In Primavera facevamo coppia fissa d’attacco, andavamo bene. Non c’era nessuna gelosia, nessuna invidia, era un ragazzo leale. Io dormivo a Trigoria, nel convitto tutti noi parlavamo di Francesco: era un fenomeno... Era un timido, parlavo sempre io, anche con le donne, almeno all’epoca era così”.
La Roma vinse 2-1 con doppietta di Cappioli, portando il match ai rigori (all'andata al Ferraris terminò con lo stesso risultato). Nella sfida dagli undici metri passò la Samp, accedendo ai quarti di finale. In ogni modo, la prestazione di quel giovane biondo fu promossa da Mazzone e dai quotidiani.
Il Corriere dello Sport titolò: “Ottima prova di Totti”. Franco Melli scrisse così sulle pagine del Corriere della Sera: “Totti è stato un ottimo replicante di Balbo”. Positiva pure la recensione di Pietro Serantoni sulle colonne de La Stampa: “Bella prestazione, superato l’esame Vierchowod”.
Quel giorno, quel 16 dicembre 1993, venne scritta una pagina memorabile della storia di Totti nella Roma.
E pensare che nel gennaio 1997 la futura leggenda fu a un passo dal vestire la maglia della Sampdoria, dato che il rapporto con Carlos Bianchi non era ai massimi storici: “Così si diceva – sempre Totti – ma è un capitolo che preferisco dimenticare. Sono fiero di essere rimasto qui e aver vestito solo la maglia della mia città e della squadra per cui tifo”.
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