
Con quattro o cinque calciatori con la testa di Sinner, le vorrei chiedere che Roma sarebbe. Ma partirei dalla componente mentale…
“Sai che, nello sport individuale, sei da solo. E quando sei da solo, non puoi condividere le responsabilità. Sei solo te. Per questo forse mi piacciono tanto gli sport individuali come il tennis: perché hai bisogno di coraggio, di personalità, e di un’altra cosa che non posso dire.
E quando perdi, non puoi guardarti intorno, non puoi dare la responsabilità ad altri. È un esempio per gli sport collettivi. E anche a me, come allenatore di sport collettivi, mi piace analizzare gli sport individuali per questo tipo di mentalità.
Ma quanto a quello che ho detto e ai rumors che mi sono stati fatti arrivare (dopo Servette-Roma, ndr), è una perdita di tempo se pensano che io faccia i nomi di qualche giocatore, a cui mi riferivo. Questo non sono io. Internamente, lo faccio: anche oggi ho avuto una buona conversazione tra di noi. L’ho detto anche qualche settimana fa: quanto più è positivo il rapporto con una persona, più a tuo agio ti trovi quando devi dire delle cose brutte, perché – sai - quando ci sono empatia e amore, più facile tornare alla normalità.
Ho detto quello che pensavo e che continuo a pensare. Ma il rapporto è molto buono e questo ci fa stare di nuovo insieme, e insieme andare a Sassuolo per cercare di fare risultato, al termine di una partita che non voglio dire che mi faccia paura, perché nel calcio niente mi fa paura, ma che per diversi motivi in questo momento non mi mette a mio agio”.
Che insidie nasconde questa partita?
“La prima è il Sassuolo, perché è un’ottima squadra, ha bravi giocatori, un bravo allenatore, e ha un bel progetto, per quello che vogliono loro. È una squadra 38/40/41 partite a stagione e che si prepara da una settimana per questa sfida, a cui arriverà al top.
La prima situazione è questa, è la qualità del Sassuolo e le difficoltà che abbiamo sempre contro di loro.
La seconda – e sono onesto – è l’arbitro: mi preoccupa. Lo abbiamo avuto tre volte come quarto uomo e la sensazione è che non abbia la stabilità sufficiente, a livello emotivo, per una partita di questo livello. La gente pensa che sia solo Sassuolo-Roma: non è così, la Roma è a tre punti dal quarto posto, e questa è una partita super importante per noi. Il profilo di questo arbitro non mi lascia tranquillo. Così come non mi lascia tranquillo il VAR, perché purtroppo con questo arbitro abbiamo sempre avuto sfortuna. Nel senso che è sempre difficile accettare un determinato profilo di lavoro.
E poi abbiamo c’è un calciatore che, mi dispiace, ma devo nominare: è Berardi. È fantastico, lo amo, ma bisogna avere un po’ più di rispetto per gli avversari e per il gioco, perché è troppo quello che per destabilizzare la partita, prendendo tutti in giro, prendere gialli, falli, rigori inesistenti e doppi gialli. È troppo. Io lo amo e lo odio. Lo amo, ma con quel profilo di comportamento in campo, avrebbe qualche problema con me. Perché non mi piace per niente”.
Come si porta la squadra al livello successivo, trovando una continuità nella mentalità, nella testa? È solo un problema della qualità dei giocatori o c’è un lavoro che si può fare per migliorarli, addestrandoli a essere sempre sul pezzo?
“Sicuramente, non sarà girare la testa dall’altro lato, lasciando le cose così. Ho detto di nuovo oggi ai giocatori che, se vogliamo avere l’ambizione di volere di più, è questo tipo di profilo qua che ti fa sta sempre in una comfort zone. Che magari a qualcuno piace. A me no, non piace.
Magari mi darebbe più adrenalina, più emozione, giocare con una squadra che scende in campo per salvarsi, che lotta in ogni partita per un punto. Mi darebbe più adrenalina che trovarmi in una situazione tranquilla, che magari potrebbe piacere ad altri allenatori. Ci sono anche tecnici che sono esperi nel far giocare bene le proprie squadre, ma a quel livello lì (in zone tranquille della classifica, ndr), senza alcun tipo di responsabilità.
Ho detto ai ragazzi che dobbiamo alzare i toni e avere un po’ meno superficialità, perché ho usato questa parola nel vocabolario del mio italiano basico, ed è una parola che trovo che si adatti meglio a quello che penso.
Ho vinto un campionato con il Real Madrid con 100 punti e ne ho perso uno con l Real Madrid con 93 punti. E ogni fine settimana vincevamo noi e vinceva il Barca: se un giorno pareggiavi, andavi in difficoltà perché il tuo avversario aveva vinto.
Ho vinto un campionato con 100 punti, ed è dura dovere vincere ogni partita. Per riuscirci, bisogna che tutti diano tutto, e non solo tre, quattro o cinque.
Nel nostro caso non abbiamo bisogno di vincere tutte le partite, perché non abbiamo il potenziale per farlo, per lottare contro Juventus e Inter per il campionato. Però ce l’abbiamo per lottare e per cercare di stare lì al quarto, quinto posto, per stare lì a lottare con gli altri.
Dobbiamo alzare il tono, questa è la mia esigenza. Non so se ci riesco solo con le parole. Ho anche spiegato che si può migliorare anche con il lavoro sul campo. Ma è dura, perché io lavoro più con quelli che non giocano che con quelli che giocano: Cristante gioca e riposa, e io non lavoro mai con lui.
Andiamo avanti e vediamo se domani riusciamo a migliorare questo aspetto. E poi giocheremo in casa con la Fiorentina. Finalmente avremo una settimana piena per lavorare, da martedì a domenica”.
L’anno scorso ci fu il famoso caso Karsdorp, con il presunto tradimento. Messo fuori rosa, Karsdorp poi è stato reintegrato e oggi è un titolare: anche in situazioni estreme, Mourinho dà quindi una seconda opportunità a tutti.
“Anche terza, quarta”.
Ecco. Si aspetta un atteggiamento simile anche da chi, come ha detto lei, è stato un po’ superficiale?
“Possiamo anche parlare velocemente di Karsdorp, perché stiamo parlando anche di chi, qualche volta, dalla panchina non entra con l’atteggiamento giusto. Esattamente quello che successe con Karsdorp contro il Sassuolo.
Abbiamo avuto quel problema lì, siamo stati vicini al divorzio e alla fine l’empatia e un buon rapporto ci hanno fatto tornare indietro, e ora siamo in una situazione positiva. Domani gioca. Capisco che Ricky è Ricky e ha le sue cose positive, così come le sue debolezze. È così.
Ma non ha giocato l’ultima partita, è fresco, è uno dei pochi che può giocare senza stanchezza. Mi aspetto che lui giochi benissimo.
E se parliamo di panchina, parliamo anche di quella che è entrata contro l’Udinese: ha vinto la partita. Nell’ultima non ha cambiato niente, la squadra non è migliorata con il loro ingresso, ma non abbiamo pareggiato per colpa loro, bensì per tutti noi. Anche per colpa mia. Magari, per qualche decisione sbagliata che ho preso: non nei cambi, ma nell’undici iniziale, che magari non aveva la compattezza sufficiente. Avremmo potuto stare 3-0 all’intervallo e non staremmo adesso parlando di questo”.
Nella classifica europea delle squadre con il saldo migliore di mercato, la Roma è tredicesima. E ho guardato quale delle squadre che precedono la Roma si trovi in una posizione migliore: ci sono l’Inter, che ha lo stesso saldo della Roma, e il Barcellona. Le altre sono più in difficoltà in campionato. Mi chiedevo quindi quale sia il potenziale che ha la Roma, e per arrivare dove. Pensa che questi giocatori sono sufficienti o crede che a gennaio serva fare qualcosa in più?
“In condizioni ideali, ovviamente mi piacerebbe avere più opzioni, più qualità. Non voglio essere interpretato male, perché conosco perfettamente la nostra situazione. Per questo motivo, penso che siamo sottovalutati in tutto quello che abbiamo fatto. Come allenatore, staff tecnico, giocatori, Club, Proprietà: siamo sempre stati sottovalutati, perché siamo sempre riusciti a fare delle cose importanti, a stare lì a lottare, con gente che ha un altro tipo di potenziale.
La mia squadra senza infortuni può lottare. Ma senza Smalling, è dura. Senza Smalling per una partita, è dura. Quante ne ha giocate? Se non rientra entro la fine dell’anno solare, avrà saltato 68 allenamenti. Uno che non fa 68 allenamenti, anche se torna il 31 dicembre, cosa torna a fare? Torna a giocare? Torna ad allenarsi, ma non è che in due, tre giorni o una settimana ritorni al tuo livello: hai bisogno di tempo.
Quando vedete Kumbulla, lo vedete perché avete a disposizione solo quei 15 minuti, e in quei 15 minuti gli vedete fare il riscaldamento e qualche passaggio. Ma poi sta fuori. Kumbulla e Smalling stanno fuori.
Pe quanto riguarda Ndicka - che è venuto qua e Tiago ha fatto molto bene – ricordo bene le parole di Tiago, che mi disse ‘è perfetto per la panchina e per crescere con te’. Ndicka è diventato titolare fisso, per via della situazione. Siamo in difficoltà lì. Poi a volte là deve giocarci Cristante. Siamo in difficoltà.
Però, nella mia testa sono andato nella direzione di dire non di volere un giocatore o un altro, ma di sapere che i calciatori sono questi e andiamo avanti con loro. Cerchiamo di fare il meglio con loro, senza lamentarci.
Sono molto più positivo di prima. Giocherà chi deve giocare. Ndicka a gennaio andrà via (in Coppa d’Africa, ndr), mentre Mancini domani certamente con l’arbitro Marcenaro prende un giallo al minuto 10 per un contatto con Berardi e salterà la Fiorentina. Ma andiamo avanti, con forza”.
Internamente, le è stato proposto qualcosa sul mercato o sa che non si potrà fare nulla in difesa?
“La situazione è complessa, perché con il Financial Fair Play tu rischi di prendere un calciatore che poi non può giocare in Europa. Oppure ne prendi uno e ne devi togliere un altro dalla lista, per le competizioni europee. È una situazione che seguono la Proprietà e il direttore, a livello economico e giuridico.
Se poi si apre una finestrina per fare qualcosa, ovviamente sarò molto contento e sarò sempre aperto alla possibilità di fare qualcosa che sia positiva per noi. Se non sarà possibile, non sarà possibile e andremo avanti.
Lasciami concludere con quello che mi ha detto un allenatore amico mio ieri, uno bravo: Sai chi sarà sfortunato per il secondo posto della Roma nel girone? La squadra di Champions che dovrà giocare contro di voi”.