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    Mourinho: “Reazione fortissima, avevo la panchina per cambiare la direzione del match”


    Queste sono le parole di mister Mourinho dopo la vittoria per 3-1 con l’Udinese!

    Dopo il primo tempo, si aspettava un secondo più tranquillo?

    “È colpa nostra. Era una partita facile da chiudere, non lo abbiamo fatto e così abbiamo aperto la porta alla reazione dell’avversario, che sembrava non avere il potere per riuscirci. Per fortuna, e per nostro merito, la reazione è stata fortissima. 

    In panchina – mi guardavo a destra e a sinistra – c’erano oggi dei giocatori in grado di cambiare la direzione del match. Penso di non avere fatto male.

    Poi, i ragazzi in campo hanno dato una risposta molto forte. Sembra che ci piaccia attaccare sotto la Curva, pare che vogliamo battere qualche record di gol e di punti conquistati negli ultimi minuti. Però, a volte ti capita di perdere dei punti in partite così. Quando l’avversario è in difficoltà, lo devi colpire alla giugulare e finisce la storia. E non lo abbiamo fatto”.

    Ci racconta l’esultanza? Ha abbracciato un raccattapalle e ha esultato “alla Mourinho”.

    “Mi sono esaltato dopo il terzo gol, che ha chiuso la partita. Con i cambi, avevamo perso organizzazione difensiva sulle palle inattive, potere difensivo, e anche quando segni all’85’, ci sono ancora dieci minuti e la nostra organizzazione non mi trasmetteva una grande sicurezza. Ho sentito in quel momento lì che o si chiudeva la partita definitivamente o c’era da soffrire. Il terzo gol ha chiuso la partita e mi sono rilassato. 

    Per fortuna, era un bambino e non un poliziotto, perché era la prima persona che ho visto davanti a me (il mister ride, ndr)”.

    Fotografia di: ALBERTO LINGRIA

    Nel primo tempo avete fatto tanto possesso palla: la squadra ha provato a fare la partita. 

    “C’è una cosa sulla quale abbiamo lavorato: a palla persa, la transizione contro l’Udinese è dura: hanno più gamba di noi, sono più intensi e più veloci. A palla persa, è più veloce. La soluzione è non perdere tante volte palla e avere più sicurezza nel gioco. E lo abbiamo fatto anche bene. 

    Quello che mi dispiace nel primo tempo, dopo il gol, è che si avvertiva la fragilità dell’avversario ed era lì che dovevi chiudere la partita”.

    Ancora una volta, Lukaku-Dybala-Azmoun e la risolvete: può essere una soluzione dall’inizio o sarebbe una Roma troppo sbilanciata?

    “Un po’ sbilanciata solo perché la natura di Dybala e Azmoun non è quella di giocatori di grande disciplina e di grande organizzazione difensiva. Quando ne hai uno in campo, non perdi equilibrio, ma quando nei hai due, può capire. 

    E Azmoun è ancora un profilo di calciatore che amo, ma gli manca ancora qualcosa per essere un giocatore da Mourinho in fase difensiva, di transizione difensiva. Però ha una qualità pazzesca. E oggi avevo anche Aouar e Belotti in panchina, per cambiare ancora. Era una buona panchina”.

    Siete a tre punti dal quarto posto ed è a un passo dagli ottavi di Europa League: comincia a cambiare la prospettiva della Roma?

    “No, non ho  grande fiducia nello stato della nostra anima, siamo ancora una squadra con alti e bassi: qualche volta mi sorprendo in modo negativo. Non voglio fare festa. Dico solo che, se Renato torna e se Smalling arriva forte a gennaio, daremo tutto. E vedremo”.

    Ora trasferte in Europa League e in campionato: come si fa a far scattare il meccanismo della squadra che si esalta in quelle condizioni, quello della gang dei banditi?

    “Di solito, tu nasci bandito: non lo diventi. Io bandito del calcio ci sono nato. Cerco di influenzare i giocatori, vediamo se ci riesco”.