Ecco le parole del tecnico giallorosso.
La questione infortunati: a che punto è la condizione di Dybala e quella di Sanches?
“Renato e Paulo tornano in squadra, non in condizioni ottimali, però secondo il dipartimento medico e i preparatori, senza rischio.
Senza rischio è quello che abbiamo bisogno di sentire, anche i giocatori per avere la fiducia sufficiente per stare in campo, anche se non al top. Loro due saranno in squadra e potranno dare una mano. Chi è ancora fuori, resterà fuori”.
Che idea si è fatto del Lecce?
“È una buona squadra. È una squadra di contropiede, se dovessi descriverla velocemente. Con gente molto veloce sulle fasce a destra e sinistra. Con soluzioni per cambiare durante le partite, lo fanno spesso.
Una squadra difficile in contropiede, l’allenatore è molto bravo, sa organizzare bene la squadra nella costruzione, in fase difensiva e non solo. Stanno facendo un ottimo campionato, hanno perso solo una gara con numeri esagerati, penso con il Napoli. Nelle altre o hanno fatto risultato o hanno lottato fino alla fine per il risultato. Squadra difficile”.
Vuole dire qualcosa sulla partita di Milano di domenica scorsa? Una delle critiche che le sono state rivolte è che la Roma non si sia giocata la partita puntando allo 0-0. È vero che mancavano 5 titolari, ma quanta distanza c’è ancora tra la Roma e le grandissime del campionato?
“Non voglio entrare nella critica e nemmeno nel piano di progettare il futuro per dire cosa manca e cosa non manca. Tu dici una cosa che dice tanto: se mancano cinque titolari, per noi sono tanti e non ci sono altri cinque titolari.
Se mancano cinque titolari all’Inter ce ne sono altri cinque, se ne mancano cinque al Milan ce ne sono altri, se ne mancano alla Juventus ce ne sono altri cinque, se mancano all’Atalanta e alla Fiorentina ce ne sono altri cinque. Quando ci mancano cinque titolari a noi non ce ne sono altri cinque. Nella tua domanda c’era anche metà della risposta”.
Lo scorso anno è stato fatto un buon lavoro sugli infortunati. La squadra ha sempre risposto bene. Credo che il lavoro sia stato fatto bene anche quest’anno. Bisogna rassegnarsi se determinati giocatori al 100% non potranno mai esserci a lungo per una loro storia clinica?
“Anche tu come Maida, nella tua domanda, hai messo la risposta. Sono due temi diversi ma anche tu hai risposto quando tu parli di storia clinica. Un conto è un giocatore infortunato, un conto uno che ha una storia clinica. Un giocatore infortunato, come tutti i giocatori, come tutti gli atleti, hanno avuto un infortunio. Non hanno una storia clinica.
Chi ha una storia clinica, ciclicamente hanno qualche problema fisico che si ripete nel tempo, stagione dopo stagione. È una cosa completamente diversa. Se non sono infortuni per contatto o aggressività, tipo Palomino con Dybala dell’anno scorso, sono infortuni in cui lo staff tecnico sente di dover fare qualcosa di più a livello di prevenzione, e in cui lo staff medico sente di dover fare qualcosa di più per cercare di accelerare un recupero.
Quando esiste una storia clinica, è difficile. Vedete Gareth Bale, è stato nel migliore club del mondo per 4-5 anni, ma per la sua storia clinica non è stato sempre il super Gareth Bale. Quando non è stato a disposizione, però, c’erano altri per giocare mantenendo un livello alto e non sentirne l’assenza.
La Roma ha diversi giocatori con una storia clinica, che io sono contento di avere, e ringrazio di averli in determinati momenti, quando ci sono. Ma quando non ci stanno, non ci stanno. C’è una storia clinica difficile da combattere in diversi giocatori che abbiamo”.
Quindi ti aspettavi che potevi perderli?
“Tu pensi che Dybala o Renato Sanches sarebbero qui senza una storia clinica? Per darti degli esempi, non sarebbero qua”.
A Smalling avete appena fatto un biennale.
“Non parlare con me di contratti né di futuro a livello di contratti. Smalling l’ho avuto al Machester United, Io lo conosco molto bene da otto anni, meglio di tutti voi, e sono molto felice quando lui è a disposizione”.
Ha detto di essere contento di avere giocatori anche con una storia clinica, quindi immagino che non si aspettasse 50 partite da Renato Sanches o da Dybala, Spinazzola…
“Sono contento di averli perché non posso avere altro”.
Lei ha detto che la Roma non ha cinque giocatori per sostituire titolari…
“Ne abbiamo altri cinque, ma sono cinque di un altro profilo. Per dire, Bove e Zalewski che hanno giocato l’ultima partita, giocano alla Roma ma non sono prodotti finiti. Io oggi non pensavo di venire a parlare di queste cose qui. Ci sono altre persone a cui fare le domande.
Io do sempre il massimo, per questo non ho voluto approfondire la domanda sulle critiche su come abbiamo giocato. Io sono molto esigente con me stesso, la cosa peggiore per me è non essere soddisfatto di me stesso. Sono frustato quando capisco che dovevo e potevo fare meglio o di più. E per me è difficile vivere con questo sentimento. Dopo la partita con l’Inter, non avevo questo sentimento. Avevo esattamente il sentimento contrario.
Abbiamo fatto una partita in linea con le nostre potenzialità, in partita fino all’ultimo minuto e con un pizzico di fortuna in più saremmo andati in vantaggio noi con la palla di Cristante o con il fallo su El Shaarawy che non era da rigore per mezzo metro. Abbiamo avuto quello che ci aspettavamo da quella partita, cioè poche opportunità per vincere ma un’organizzazione, un metodo, una capacità mentale per non perderla. Siamo stati giustissimi e siamo andati a pochissimo dal riuscirci.
Dopo quella partita sono andato via triste per lo sforzo dei giocatori, che hanno giocato due giorni prima, come Mancini, Cristante, Llorente, Ndicka, Romelu che hanno giocato 4-5 partite di fila per 90 minuti. Gente stanca contro gente fresca. Me ne sono andato con un sentimento di soddisfazione con me stesso e con i ragazzi.
Abbiamo perso con un gol che non si deve prendere, lo sappiamo tutti, lo abbiamo analizzato, la posizione a centro dell’area non la puoi mai perdere. Ma le gambe, la freschezza, la fatica, i ragazzi hanno giocato bene. Abbiamo giocato con 4 giocatori in posizioni chiave ammoniti per tantissimo tempo. Se hai gente per cambiare li cambi, se non ce l’hai devono giocare con quella limitazione e pressione.
Abbiamo giocato contro la squadra più forte d’Italia, la Roma con metà squadra ha lottato per il risultato fino alla fine, organizzati, con buona mentalità e domani siamo qua. Senza Paredes, con metà Paulino e un terzo di Renato. Ci aiuteranno. Avevamo fatto tre vittorie in campionato per avvicinarci in classifica dove vorremmo stare, cercheremo di vincere domani per avvicinarci ancora”.
Volevo concentrarmi sulle fasce: con l’Inter abbiamo visto Celik sulla sinistra per l’assenza di Spinazzola. Era una soluzione momentanea o potremmo vederla nel futuro visto che a destra ci sono Karsdorp e Kristensen?
“Cerchiamo di fare il meglio possibile per la squadra, è semplice. Perché non ha giocato Karsdorp e ha giocato Kristensen, perché non ha giocato Celik e ha giocato Zalewski, perché El Shaarawy non ha giocato da quinto ma davanti: tutto per necessità e per cercare di prendere il meglio della squadra”.
La Roma si è completata come squadra dopo la partita con il Milan. Dopo quella gara, ricordo solo un buco nero, la sconfitta di Genova. Poi ha avuto regolarità. Un problema per il futuro potrebbe essere il calendario che porterà una concentrazione di partite clamorosa.
Ho sentito dire l’Amministratore Delegato della Lega Calcio dire che se Mourinho parla del calendario cerca alibi per la squadra, ed è una dichiarazione che mi ha sorpreso per l’importanza della figura. Mourinho sente la questione del calendario come un problema o anche come un’opportunità nei confronti diretti?
“Il calendario, il numero di partite lo sappiamo prima dell’inizio della stagione, lo sappiamo tutti. 38 di Serie A, poi qualcuna di Coppa Italia e di Europa League. Ci sono squadre che non hanno grossi problemi a gestire il numero ravvicinato, altre hanno meno potenziale.
Per fare un esempio facile, se noi avessimo 6 difensori centrali, potremmo giocare ogni tre giorni. Invece, ne abbiamo quattro, che poi diventano tre e a volte anche due. Diventa tutto più difficile.
Nel calcio la parola alibi si usa più quando si perde. Il dopo. La parola alibi non si usa anticipatamente. Noi parliamo del calendario, è vero, ma parliamo del calendario all’inizio del campionato. Non abbiamo parlato del calendario per la prima volta dopo la sconfitta con l’Inter.
Capisco che nel calcio tanta gente che è arrivata col paracadute. Non è il loro mondo, non lo conoscono. Arrivano per status, per politica, per il bell’abito, la cravatta, gente che è arrivata come paracadute. Non è il loro mondo, non è cresciuta qua. Persone che devi rispettare per il loro status e ci sta.
Ma non vale la pena commentare. Come se io parlassi di fisica atomica, di produzione cinematografica o qualche altra industria, sono veramente dei paracadutisti che sono qui e che dobbiamo rispettare a questo livello. Non sanno che significa giocare tre giorni dopo, non sanno che cosa significa accumulare fatica. Non sanno cosa fa la differenza.
Non lo sanno o, e questo sarebbe più grave, lo sanno e fanno finta di non saperlo. Nella Lega Calcio c’è anche gente che conosco, con storia di calcio, che ha lavorato nel mondo del calcio, che ha lavorato nelle squadre, sanno cosa sono le difficoltà, la stanchezza, gente che ha lavorato anche a livello organizzativo nei club e sa cosa bisogna fare per recuperare dai viaggi, le distanze, gli alberghi. Gente che poteva influenzare positivamente.
Il fatto che noi giochiamo in Europa e dopo aver giocato in Europa siamo sempre la squadra che soffre di più… Guarda, se il nostro Club non fa questa domanda pubblicamente, se il nostro Club non fa questa domanda a livello istituzionale, se sono sempre io che devo mettermi davanti a voi a parlare delle stesse cose.
Però, in questo caso specifico, magari sbaglio io nella mia grammatica. Per me esistono la grammatica e la grammatica calcistica. Per me l’alibi, nella grammatica calcistica, è qualcosa che si utilizza dopo, e purtroppo io parlo di queste cose qui dall’inizio del campionato.
Nella prossima settimana succederà di nuovo, ed è l’unico momento in cui si può parlare di sfortuna. Non c’è niente da fare. La Lazio gioca in Europa il martedì, noi il giovedì. Non possiamo giocare di lunedì perché poi c’è la sosta per le nazionali, la partita dovrà essere la domenica. Su questo dico che siamo stati sfortunati.
Non c’è nulla da dire. La Lazio avrà un vantaggio, sicuramente, ma non c’è niente da dire, da commentare o criticare.
Ma per tutto quello che è successo fino ad oggi e che capiterà ancora, per me la Roma è veramente penalizzata. E fortunatamente per me, mi sembra che i tifosi non siano scemi. Perché, se in ogni partita, l’inno della Lega è fischiato all’Olimpico, sarà sicuramente per qualche motivo. Non sono scemi loro”.