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Addio Andrea Purgatori: cronista di razza e romanista vero


Il cronista di razza che è stato lo conoscevano tutti e non ha bisogno di particolari presentazioni. Nella narrazione dei grandi misteri italiani, il nome di Andrea Purgatori è spesso stato una firma o un volto.

Per anni sul Corriere della Sera ha scritto del caso Ustica del 27 giugno 1980, con un lavoro di inchiesta che ha segnato la storia del giornalismo italiano. Prestò, poi, quella stessa fatica anche per il cinema nella pellicola del 1991 “Il muro di gomma”, occupandosi della sceneggiatura (anche con un cameo nel film), insieme al regista Marco Risi.

Il suo nome è stato in primissima linea anche nello studio delle vicende degli omicidi di Aldo Moro, Mino Pecorelli e della scomparsa di Emanuela Orlandi. Ha affrontato questi casi in diversi speciali televisivi (Atlantide su La7 e non solo), partecipando anche come uno dei volti principali nel recente docu-film di Netflix, “Vatican Girl”, ispirato proprio alla storia della Orlandi.

Poi, per mestiere, ha ovviamente seguito la quotidianità tra politica, affari esteri e altre contingenze del mondo che viviamo.

Questo per dare atto al lavoro a cui aveva dedicato la vita e per cui era diventato famoso, oltre che (tanto) scomodo. Un fuoriclasse autentico, senza giri di parole. Ma Andrea Purgatori era pure un grande romanista. Non lo ha mai nascosto, anzi, l’ha sempre rivendicato. Non è un caso che il suo ultimo tweet – datato 31 maggio 2023 – sia stato dedicato proprio alla sua passione giallorossa. Nel giorno della finale di Budapest, aveva pubblicato la foto del lupetto di Gratton con la Dybala Mask, scrivendo: “Sssssccccc”. Silenzio, in attesa dell’inizio della partita. E la previsione non era nemmeno sbagliata, visto il gol del 21 per la squadra di Mourinho.

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Già, Mourinho. L’allenatore per cui Purgatori stravedeva. Sullo stesso social, aveva sempre appoggiato il portoghese dalla prima ora. Da quel 4 maggio 2021, dopo l’annuncio che sconquassò tutto e tutti, scrivendo: “#Mourinho daje!”, aggiungendo i cuori giallo e rosso.

Inoltre, nei mesi successivi, lo supportava citando più volte l’hashtag #iostoconmourinho. Lo aveva fatto suo dopo le vittorie, ma anche in momenti più complicati. Carismatico JM, carismatico – tanto – lo era pure Andrea.

Tifoso autentico, viscerale, frequentatore assiduo della Tribuna Tevere e attento conoscitore della storia giallorossa. Nel 2014 fu membro della commissione Hall of Fame del Club insieme a Tonino Cagnucci, Massimo Fabbricini, Ruggiero Palombo e Carlo Verdone. Con il voto dei tifosi e le indicazioni degli altri colleghi di commissione, contribuì all’ingresso nel firmamento societario di quattro campioni – di epoche diverse – come Carlo Ancelotti, Vincent Candela, Alcide Ghiggia e Rudi Voeller. Era del 1953, Andrea, lo stesso anno in cui Ghiggia – appunto – vestì la maglia giallorossa.

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La Roma, insomma, occupava uno spazio fisso nelle sue giornate. Anche in momenti insospettabili e nei quali in cui magari era difficile farla coesistere con il lavoro. A Fiuggi, per raccontarne una, nel settembre 2009: durante il corso periodico organizzato per i futuri giornalisti professionisti, Purgatori fu coinvolto come relatore per una lezione su come affrontare al meglio un’inchiesta. E chi meglio di lui… La lezione, inizialmente in programma alle 21, fu spostata di mezzora per “vedere almeno il primo tempo della Roma”.

Di mercoledì sera, alle 20.45, si giocava Palermo-Roma, valida per la quinta giornata di Serie A. Nell’aula magna, mentre esponeva ai colleghi la sua idea di giornalismo (“la prima cosa che NON dovete mai fare è andare a cercare informazioni su Wikipedia”), si informava sul secondo tempo della Roma, che intanto pareggiava 3-3. E al termine della lezione, che coincise più o meno con la conclusione del match del Barbera, salutando un ragazzo – che condivideva la sua stessa passione – disse: “Il pareggio mi va bene, non era semplice. Sempre forza Roma”. Sempre, Andrea, sempre forza Roma.