Come si sopravvive domani, visto che la Roma deve solo vincere? E come sta Zaniolo?
"Se non vinciamo, andiamo in Conference League. Ma noi vogliamo andare ai playoff. E se la pensiamo così, abbiamo un solo risultato davanti: la vittoria. Partita difficile, perché esiste questa pressione, ma esiste anche per l’avversario, che ci ha battuto e ci è riuscito in una partita nella quale abbiamo giocato seriamente, cambiando solo il portiere e impiegando le prime scelte, non con la Primavera.
Però, lo Stadio è nuovamente tutto esaurito e si può ricreare l’ambiente di una partita decisiva, come l’anno scorso con il Bodo, con il Leicester e con il Vitesse, dove sai che se non vinci sei fuori. E con questa atmosfera, e con la motivazione dei nostri ragazzi che vogliano andare avanti in Europa League, possiamo farcela.
Quanto a Zaniolo, che sia stata fatta giustizia, perché aveva preso una squalifica di tre turni per una cosa che secondo me poteva costargli al massimo un turno. La UEFA ha fatto giustizia e, in questo senso, è importante per noi: intanto per il senso di giustizia e poi perché può aiutarci a vincere. In questo momento, prima dell’ultimo allenamento, non so dirti se sia in grado di giocare o no, perché il suo ematoma era grosso e il dolore ieri era importante. Vediamo come si sente oggi, ma mi piacerebbe averlo a disposizione".
Che Ludogorets si aspetta e che differenze si attende rispetto all’andata?
“Mi aspetto un Ludogorets che giochi per due risultati. Loro ne hanno due, noi uno solo. Questo fa la differenza. È una squadra pericolosa in contropiede, che ha giocatori veloci. E una squadra che ha giocatori veloci si può difendere di più, perché anche quando è dominata ha la possibilità di creare delle situazioni pericolose. Questa è la principale differenza: una gioca per un risultato e l’altra per due.
Ma magari è meglio per noi: sappiamo che dobbiamo correre dei rischi, sappiamo anche abbiamo uno Stadio non piccolo dietro di noi. L’ambizione dei giocatori non è quella di rivincere la Conference League ma andare ai playoff, anche se sappiamo che in Europa League ci saranno delle squadre attrezzate per vincere la Champions, e non l’Europa League.
Però, è lì che vogliamo andare e domani scenderemo in campo pensando solo a questo, senza ragionare su altre partite e su quello che abbiamo fatto in Bulgaria. Dobbiamo pensare solo al fatto che abbiamo una partita da vincere.
È stata importante l’ultima vittoria in campionato, perché tornare a casa dopo la sconfitta con il Napoli è diverso rispetto a tornare dopo una vittoria: si respira una differente positività. Non sarà una partita facile per noi, ma non lo sarà nemmeno per loro.
La domanda è su Abraham. Un allenatore esperto come lei come può aiutare un giocatore che non sta vivendo un momento non semplicissimo?
“Ai miei calciatori dico sempre che per me sia il portiere che fa un errore clamoroso, sia l’attaccante che non segna, sia il difensore che sta sbagliando, è secondario. La cosa principale è l’atteggiamento, è pensare alla squadra, è lavorare seriamente, è non piangere nei momenti difficili, è avere coraggio di tornare a fare. Per esempio, Pellegrini ha fallito un rigore con l’Empoli che avrebbe potuto essere decisivo. E quello successivo, di nuovo decisivo, Lorenzo ha avuto il coraggio di tirarlo. E ha segnato. Ma se non avesse segnato, non sarebbe stato un problema. Però ha voluto calciare quel rigore.
Quanto a Tammy, non so quale espressione tu abbia letto sulla mia faccia, ma non hai visto quella di una persona arrabbiata. Ti dirò di più, ero molto contento della sua partita. Ha sbagliato due gol? Sì. Uno era a porta vuota e l’altro è stato bello, perché si è trasformato in un assist per Zaniolo. Ma non era un problema.
Il problema c’era quando, a inizio stagione, in qualche partita si vedeva un Tammy non super concentrato. Ma ora no. Adesso lavora tanto per la squadra, crea molti problemi agli avversari, sta facendo un gioco di squadra. I miei calciatori non sanno ancora chi gioca e chi no, però lo farò giocare”.
Ritiene un motivo di orgoglio avere lanciato così tanti giovani in Prima Squadra. E pensa che sia stato il compito più importante? E poi, ora che ha tutti questi ragazzi che sta lanciando, è più fiducioso per l’apporto che possono dare alla squadra o più preoccupato dai titolari che segnano poco?
“Io non ho mai avuto tanta necessità di far crescere e giocare i giovani, però questo non significa che io accetti il fatto che ci sia tanta gente che dica che nella mia carriera ho lanciato pochi giocatori giovani: non sono stati pochi e tanti di loro sono stati bravi.
Qui, è un po’ una necessità e anche un po’ una conseguenza del nostro profilo di lavoro. Come hai visto con Volpato. Non sono un eroe perché do un’opportunità i giocatori. L’eroe è uno stupido se mette dei calciatori che non sono preparati.
È un processo: prima un giocatore è solo della Primavera, poi è della Primavera che si allena con la Prima Squadra, e dopo è un giocatore della Prima Squadra che ogni tanto scende in campo con la Primavera per accumulare dei minuti che in Prima Squadra non ha, poi diventa un calciatore della Prima Squadra e aspetta che arrivi la sua possibilità. Questo è un processo, dove quando arriva il momento di giocare, c’è fiducia da parte mia, una fiducia che può compensare il nervosismo di un calciatore che gioca per la prima o per la seconda volta.
Questo processo mi fa piacere. Per il Club ovviamente è importante. Come è importante, per tutti i giovani che sono di là, la sensazione che la porta sia aperta e che il loro momento possa arrivare. Fa piacere non solo a me, ma anche a tutti i giocatori di Prima Squadra, perché si vede che sono felici quando un bambino debutta, quando fa bene, quando Volpato segna il gol della vittoria. È un gruppo che aiuta i ragazzi giovani a crescere. E vivere questa cosa mi fa piacere.
Io voglio vincere le partite e non sono troppo preoccupato per A o per B. Quando perdiamo è diverso. Ma quando vinciamo, io sono contento. Ovviamente mi fa piacere che i bambini facciano bene, e mi fa anche un grande piacere l’atteggiamento dei miei attaccanti, che in questo momento non stanno segnando tanto o non in modo sufficiente. Ma mi piace il loro atteggiamento.
Prendete Belotti con il Verona: non ha fatto il gol della vittoria - lo ha fatto Volpato - però guardate l’atteggiamento, i problemi che ha creato all’avversario, il coraggio di prendere una botta forte e di giocare con la faccia ferita, gonfia.
L’atteggiamento è la cosa più importante di tutte. Quando l’atteggiamento è buono, le cose cambiano e gli attaccanti segnano. Non mi sorprenderebbe se domani Tammy segnasse. Perché al di là dei gol sbagliati con il Verona, ha giocato per la squadra. E questa è la base di tutto”.
Matic è pronto per giocare dal primo minuto? E che ha impatto ha avuto sui giovani?
“Sono questi gli esempi di cui i giovani si alimentano, in modo positivo o negativo. Un giocatore di 34 o 35 anni è infortunato, però vuole esserci per aiutare, è infortunato di nuovo e vuole esserci ancora per aiutare. E aiuta. Per un giovane è un vantaggio avere vicino questi giocatori.
Quando Nemanja viene, viene perché io lo conosco bene: sapevo esattamente cosa potesse fare non solo in campo, ma anche in questo tipo di situazioni.
Se Volpato sta parlando già così di Matic, immaginate Tahirovic che parla la stessa lingua di Nemanja, che gioca nella stessa posizione, e che stanno insieme prima e dopo l'allenamento: puoi capire cosa significhi per Tahirovic giocare con Nemanja.
Vediamo oggi come sta, se può giocare titolare o no, e se vogliamo che giochi titolare o no. Però, sicuramente, se potrà starci ci sarà sempre. Ho già detto che giocherà Abraham. Stephan gioca perché è qua. Ne mancano solo nove…”.