Ancelotti dice che Milan, Inter e Juve sono avanti e che la Roma è la quarta forza. È così?
“Ancelotti è Ancelotti. Sa tutto del calcio, sa tutto di questo mestiere, sa tanto di questo Club e di questa città, e ovviamente sa tutto della Serie A. Le sue parole vanno sempre ascoltate e rispettate. Poi, puoi essere d’accordo o no. Però, Carlo è Carlo”.
Adesso che il mercato è all’epilogo, la frustrazione estiva è svanita?
“Prima di tutto, il mercato non è chiuso, purtroppo. Dico purtroppo, perché è una cosa che non mi piace da tanto: inizia la stagione, inizia il campionato e si giocano tre o quattro gare prima della fine del mercato. Fare una valutazione adesso penso che sia prematuro.
Credo che sia meglio aspettare. Perché mi sembra ovvio che abbiamo preso cinque giocatori per 7 milioni, e il fatto di avere preso cinque giocatori di questa qualità per 7 milioni mi sembra ovvio che significhi che si sia fatto molto, molto bene. Però, valutare adesso quando il mercato è ancora aperto, sia per le entrate, sia per le uscite, è prematuro. Meglio aspettare”.
Volevo sapere se la parola frustrazione non c’è più.
“Frustrazione magari è una parola troppo forte in questo momento. Perché la verità è che abbiamo preso cinque utili a migliorare la nostra rosa. Ovviamente, sono usciti due calciatori che erano importanti per noi: Mkhitaryan e Veretout. Miki era un titolare assoluto e Veretout, se non lo era stato per tutta la stagione, sarà stato uno dei dodici, tredici elementi più utilizzati.
Abbiamo preso quattro giocatori di campo, un bravissimo giovane portiere. Dire frustrazione è troppo. Devo anzi parlare di grande soddisfazione, perché questi cinque calciatori mi piacciono. Ho detto ‘sì, avanti’. Perché ovviamente nessuno dei cinque è stato fatto dalla Società e dal direttore (Tiago Pinto, ndr) senza che io fossi contento. Questo no, non è successo. Abbiamo un rapporto che impedisce questo tipo di situazione. E parlare di frustrazione è impossibile. Anzi, va fatto un applauso: avere preso questi cinque per 7 milioni è fantastico.
Se poi mi domandi se io abbia bisogno di qualcosa in più per avere un equilibrio maggiore, e per avere più possibilità di una stagione senza la paura di imprevisti, allora rispondo che avevamo bisogno di qualcosa in più. Ma per questi cinque calciatori di questa qualità posso solo applaudire il lavoro fatto dal direttore e dalla Società”.
Questa squadra è molto incline all'agonismo, spesso tracimato in principi di rissa. Per lei, è un elemento positivo o è da correggere?
"Io non ho visto niente. Ho visto solo una squadra di ragazzi seri, che dal primo giorno ha lavorato sempre al massimo. Tutte le amichevoli sono state giocate con l'obiettivo di migliorare, di essere competitivi. Non c’è stata alcuna rissa".
Lei, abitualmente, nelle seconde stagioni fa anche meglio rispetto al primo. Da cosa dipende? E come si può fare meglio a Roma?
"Di solito, la seconda stagione significa più tempo di lavoro, significa più consapevolezza di quello che siamo, dei giocatori che abbiamo, del potenziale degli avversari. Quando si cambia Paese, come ho fatto spesso fino ad adesso, si capisce anche meglio la cultura calcistica, la filosofia e il potenziale delle altre squadre.
Questo non vale solo per me ma per tutti gli allenatori: nella seconda stagione ci sono le condizioni per fare meglio. La verità è che in Europa, per fare meglio, dobbiamo vincere l'Europa League. E in Europa League ci sono squadre che hanno un potenziale economico non paragonabile, distante quanto la Terra da Marte. Gente che spende 100, 150 milioni di euro ogni stagione. Però, andremo in Europa League a fare il nostro gioco, cercando di fare il meglio possibile.
In campionato siamo finiti sesti. Fino a questo momento, posso dire che la nostra rosa è migliorata. Però si sono migliorati anche gli altri. Per questa ragione, in questo periodo che non definirei di silenzio, ma dove non ho avuto la necessità di parlare con voi, mi stupisce un po’ quando si parla di noi in un modo in cui non si parla degli altri: per dire che la Roma è una delle candidate allo Scudetto.
Io posso capirlo se ci fossero 18 scudetti, perché solo la Sampdoria e il Lecce hanno speso meno di noi. Se ci fossero 18 scudetti, per tutti quelli che hanno investito più di noi, io lo capirei. Il Milan e l’Inter, giusto per fare un esempio, hanno finito con 23 e 21 punti più di noi e hanno migliorato le loro squadre. Per quale ragione, siamo noi candidati a...? Non mi sembra.
C’è tanto rumore intorno a noi perché abbiamo fatto una partita interessante con il Tottenham, abbiamo fatto una partita bella anche per l’atmosfera con lo Shakhtar. Si parla di noi e c’è silenzio attorno alle altre squadre. La Lazio ha speso 39 milioni: sono loro candidati? Se lo sono loro, allora ok, parliamo di noi.
Ma parlare di noi mi pare di vendere un prodotto non reale, mi sembra andare fuori di noi. Il nostro Scudetto già vinto è lo Scudetto dell’amore dei tifosi: giocare le amichevoli con lo Stadio esaurito, con la passione che c’è, con il rapporto che c’è, con la fiducia che c’è. Questo è il nostro Scudetto.
Noi non abbiamo parlato mai, noi abbiamo sempre detto che c’è un progetto, c’è tempo. Non siamo una squadra per fare questo tipo di investimento massiccio. Non lo facciamo. Il tempo: sono tredici mesi, è il primo della seconda stagione. Uno come Ancelotti lo capisce. Però Ancelotti non vende fumo, Ancelotti allena il club più grande del mondo e vince. Non vende fumo, non vende storie. C’è tanta gente che vende fumo, che vende storie, e che non vende la verità.
La verità è che noi abbiamo migliorato la rosa rispetto all'anno scorso, vogliamo fare meglio principalmente in campionato, dove siamo arrivati sesti. Però, tranquilli, lasciateci lavorare e parliamo della Salernitana, perché non sembra che ci sia una partita difficile domani”.
È mai stato sfiorato dall’idea di tornare alla difesa a quattro? E comunque, sta cambiando qualcosa nel progetto tattico della Roma?
“La difesa a quattro è una cosa su cui si deve lavorare. E quello che abbiamo fatto, principalmente nella seconda metà della stagione scorsa, è stato lavorare sulla difesa a tre, che era più adatta alle caratteristiche dei nostri giocatori. I nostri centrali si sentono tutti più a loro agio a tre. I nostri terzini, quelli che giocavano l’anno scorso (Karsdorp e Zalewski), sono molto più da difesa a tre, facendo le ali. E per questo siamo andati in una determinata direzione.
Quest'anno ovviamente abbiamo la possibilità di giocare a quattro, però ci si deve lavorare. Perché siamo un Club dove, per fare questo tipo di trasformazione, c'è bisogno di tempo di lavoro, perché non possiamo fare come fanno tutte le squadre del campionato inglese e qualcuna in Italia, dove quando qualcuno vuole cambiare, prende e compra. Non lo possiamo fare. Per giocare a quattro, dobbiamo lavorare con questi calciatori che abbiamo.
L’anno scorso c’era qualcosa che non mi piaceva tanto: di solito, quando eravamo in vantaggio, sembra che volessimo solo controllare la situazione positiva. Qualche volta sì, ma qualche volta no. Qualche volta devi avere la consapevolezza delle tue potenzialità, e di poter chiudere una partita, perché un match con un vantaggio minimo è aperta.
Vediamo l'evoluzione della squadra. Abbiamo qualche limite, non voglio nasconderlo. Però, allo stesso tempo, abbiamo anche potenziale, abbiamo un gruppo di giocatori la cui qualità principale è il gioco con la palla, è la creazione, e in questo senso spero che possiamo essere una squadra con queste due versioni. Da una parte essere capaci di gestire, e di non fare delle cose come l’anno scorso qualche volta, quando abbiamo perso in casa con la Juventus. E dall’altra, allo stesso tempo, essere capaci di sentirsi forti, dominatori, sentirsi capaci di chiudere una partita il prima possibile”.
Che partita si aspetta domani?
“Prima di tutto, voglio fare i complimenti a un allenatore (Davide Nicola, ndr) che, quando verrà il momento di fare la scelta per la Panchina d’Oro, io voterò per lui. Ha fatto una metà di stagione praticamente epica, dove la squadra era in grande difficoltà, e lui è riuscito a fare quello che ha fatto. Prima di tutto, complimenti a mister Nicola.
E poi, come sempre alla prima di campionato - non importa se si gioca in casa o fuori - mi aspetto una gara emozionante, dura, anche difficile da gestire. Tante volte l’emozione ti dice che stai lavorando da due mesi per questo giorno. Non è la verità, stiamo lavorando da due mesi per i prossimi dieci mesi. Sarà una partita difficile, su un campo difficile, contro una società che ha speso qualcosa come quaranta milioni per prendere dieci calciatori.
La Salernitana è diventata fortissima. Per questo, guardo a questa partita non solo con la responsabilità di sempre, ma con la consapevolezza che sarà molto difficile per noi”.