È una soddisfazione per la squadra allenata da Helenio Herrera, guidata dal presidente Gaetano Anzalone, nell’ambito di una rassegna che all’epoca riempiva sia gli stadi italiani, sia quelli inglesi.
Ecco 4 testimonianze di calciatori giallorossi che presero parte alla vittoria di 50 anni fa, raccolte nel corso del tempo dai media ufficiali del Club.
"Eravamo una bella squadra, tre anni prima avevamo vinto la Coppa Italia. Ero in campo nella partita decisiva di Foggia e anche in una, decisiva, contro il Cagliari. L'anno dopo disputammo la Coppa delle Coppe e arrivammo in semifinale, respirando il clima delle partite internazionali.
Ecco, nel torneo Anglo-Italiano ritrovavamo la stessa atmosfera, era molto bello giocarlo ed è stata una grande soddisfazione vincerlo nel 1972. Il nostro pubblico non ci abbandonò mai e in occasione della finale contro il Blackpool riempì lo stadio in un giorno caldissimo e ci diede una grande spinta verso la vittoria".
“All'epoca il campionato era a 16 squadre e finiva nei primi giorni di maggio. Così Gigi Peronace, che da tanti anni faceva da tramite tra il calcio italiano e il calcio inglese, inventò questo torneo che nei primi anni ebbe molto successo”.
“Peronace lo conobbi bene. Era un manager dinamico e moderno. Spesso favoriva i trasferimenti di allenatori e giocatori tra Italia e Inghilterra, faceva da traduttore e da intermediario. Inoltre, era un uomo simpaticissimo e una persona squisita. Inventò questo torneo tra squadre italiane e inglesi, con gli arbitri inglesi che arbitravano in Italia e gli arbitri italiani che arbitravano in Inghilterra. La formula premiava chi faceva tanti gol e questo rendeva le partite sempre molto spettacolari”.
"Alla federazione italiana il torneo anglo-italiano interessava moltissimo. Un anno disputammo anche la coppa di lega italo-inglese contro lo Swindon Town, perché noi avevamo vinto la Coppa Italia e loro la Coppa d'Inghilterra. Il torneo Anglo-Italiano lo disputammo per tre anni e nel 1972 lo vincemmo”.
“Quelle del torneo Anglo-Italiano del 1972 furono le prime partite che giocai con la maglia della Roma. Ero giovane, avevo 22 anni e venivo da una realtà più piccola, quella di Rimini. Herrera mi volle vedere subito all’opera in quella rassegna e fu ripagato. Io, ovviamente, lo ripagai della sua fiducia. Segnai tre gol – in due partite contro lo Stoke City – e riuscii a essere prezioso anche con degli assist. Grande tecnico, Herrera”.
“Lui con me fu straordinario. Era un allenatore vincente, la carriera parlava per lui. Aveva fatto bene ovunque, ha vinto anche con la Roma la Coppa Italia prima che arrivassi io. Mi ha insegnato tanto. Così come avrebbe fatto Nils Liedholm negli anni successivi”.
“La finale contro il Blackpool è stata la mia ultima partita con la Roma. Segnai il terzo gol. Fu bellissimo festeggiare con i nostri tifosi un trofeo internazionale. Non avrei mai lasciato la Roma, quando venni a sapere che ero stato venduto piansi per un giorno intero. Non ho mai smesso di amare la Roma e oggi mio figlio è un tifoso giallorosso”.
“Ci tenevamo tutti a questo torneo, noi e i nostri tifosi. Ricordo che il Vicenza aveva perso 10-0 contro il Blackpool, allora chiamai Renato Faloppa, giocatore del Vicenza che conoscevo bene perché era nato nel mio stesso paese e gli chiesi se lo avessero fatto apposta. Lui mi disse: “No, Gianfranco, state attenti: sono fortissimi”. Erano una bella squadra ed erano sicuri di vincere. Ma quel giorno la Roma fu più forte, davanti ai nostri tifosi non potevamo perdere”.
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