Promossa dall'Osservatore Romano, questa splendida conversazione ha spaziato su tematiche profonde, come i valori dell’educazione e dello sport.
Ne pubblichiamo un estratto significativo.
Cardinale Tolentino: "Volevo iniziare questa conversazione con lei, José Mourinho, e per me è una grande felicità questo incontro con lei nella Biblioteca, ricordando, curiosamente, un maestro comune, perché abbiamo un maestro in comune.
Il Portogallo è un paese curioso, perché uno dei nostri pensatori più originali è un pensatore nel campo dello sport, della motricità umana, e scrive regolarmente non su una rivista filosofica, ma su un giornale sportivo, A Bola. Volevo ricordare con lei il prof. Manuel Sérgio, che so essere una persona molto importante anche nel suo percorso.
È sua la nuova idea, lo sforzo di creare una nuova epistemologia per la motricità umana. Lui dice che è necessario abbandonare il cartesianesimo che divide l’uomo tra ragione e cuore, interiorità e anima, e che bisogna guardare la persona umana in maniera più complessa.
E uno dei concetti che elabora, tra gli altri, è il concetto di periodizzazione antropologica e tecnica. Lo sport, il calcio, non è soltanto tecnica. Lui dice: non ci sono tiri, ci sono persone che tirano; non ci sono salti, ci sono persone che saltano; non ci sono gol, ci sono persone che fanno gol…".
José Mourinho: "Non ci sono giocatori…".
Cardinale Tolentino: "Esattamente, ci sono uomini che giocano. Vorrei parlare un po’ di questo, e dell’importanza che ha avuto nel suo percorso".
José Mourinho: "È iniziata quasi come una lotta, perché arrivo all’Università, Facoltà di Educazione Fisica e Sport, già perfettamente consapevole di quello che voglio per me: allenamento e alto rendimento. Con tutta l’ansia di apprendere ciò che mi interessava, la prima disciplina che ebbi il primo giorno di università fu ‘filosofia delle attività corporali’ - era quello il nome della materia - con il professor Manuel Sérgio.
E io esco dalla prima lezione e mi chiedo: a quale scopo? Lui comprese in poco tempo che avevo bisogno di essere aiutato, di essere orientato. Ed effettivamente mi dice in maniera estremamente concreta e diretta: chi capisce soltanto di calcio, di calcio non capisce nulla. È un rapporto che non è terminato, è un rapporto che ancora continua…".
Cardinale Tolentino: "Un’amicizia…".
José Mourinho: "Non soltanto un’amicizia, è un processo permanente di apprendimento, e una delle sfide maggiori che noi come allenatori, leader di uomini, chiamiamoli come vogliamo, abbiamo oggigiorno è proprio quella di come essere leader, come ottenere il massimo, perché, ok, l’obiettivo è l’alto rendimento sportivo, ma come tirare fuori il massimo da quegli atleti, che non sono atleti ma uomini per Manuel Sérgio.
Mi ha influenzato molto nel senso che ogni persona è diversa dall’altra, in questo caso ogni calciatore è diverso dall’altro, e l’espressione di ciascuno di loro in campo in termini di prestazione è fondamentalmente la conseguenza di un’empatia che si crea tra due uomini: nella fattispecie, tra un uomo molto più maturo (l’allenatore) e i calciatori.
Questo tipo di empatia per me è fondamentale. Io porto sempre l’esempio di quando sono uscito dall’università. Prima di entrare nel calcio di alto rendimento, sono stato insegnante. Ovviamente avevo già ben chiaro il mio obiettivo ultimo, ma è stato un processo graduale, e ci fu un anno in cui fui messo a lavorare con bambini con problemi motori, con disturbi psico-emotivi, ed io non ero preparato, non lo ero dal punto di vista tecnico. All’università avevamo diverse aree di specializzazione, e la mia era quella dell’alto rendimento, pertanto non ero preparato.
Tuttavia, sono riuscito a lavorare bene basandomi su qualcosa di estremamente semplice: amore, empatia, rapporti umani. E ho raggiunto risultati inimmaginabili per me che mi consideravo molto impreparato dal punto di vista tecnico per lavorare con quei bambini. Ho ottenuto risultati fantastici basandomi esclusivamente sui rapporti umani.
Ho trasferito questo (bagaglio di esperienze) nel mio lavoro degli ultimi 20 anni, nello sport ai massimi livelli. Ho sempre avuto questo come principio basico. Non dico di esserci sempre riuscito, a volte non ne sono stato in grado, non sono stato sufficientemente competente da riuscire a creare un rapporto di grande empatia che permettesse di tirare fuori all’uomo il suo massimo rendimento sportivo. Manuel Sérgio è stato fondamentale per me e mi ha aiutato molto".
Cardinale Tolentino: "Questo che dice a proposito del fallimento è molto interessante. Tra le linee lei dice, ‘non sempre ci sono riuscito’.
E in effetti la conoscenza umana, la conoscenza che abbiamo gli uni degli altri, è una conoscenza che matura anche nella misura in cui ci poniamo, e se ci poniamo senza partire dalla certezza assoluta, ci mettiamo in gioco, e molte volte il ‘fallimento’, il mancato raggiungimento, è una tappa fondamentale per poter crescere nella conoscenza dell’altro.
In un certo senso, i nostri fallimenti, le nostre disillusioni, la consapevolezza di imperfezione, ci aiuta a creare questa empatia con gli altri, perché ci mettiamo nei suoi panni e vediamo le cose con un’altra profondità, per essere un gestore di conoscenza. ".
José Mourinho: "Le esperienze buone, quelle meno buone, non hanno prezzo. A volte penso che l’unica cosa che non mi piace molto dell’avanzare degli anni è che ho un dolorino qui, un dolorino lì, che mi sveglio un po’ più stanco, ed è l’unica cosa che davvero non mi piace dei miei 59 anni, ma se devo compararmi come persona, come allenatore, che sono due cose diverse, bene se devo compararmi con 20 anni fa… mi dispiace molto non aver avuto 20 anni fa le esperienze, buone e meno buone, e le conoscenze che ho oggi".
Cardinale Tolentino: "Per un allenatore è molto importante questa conoscenza dell’umano…".
José Mourinho: "Assolutamente. A livello tecnico propriamente detto, entriamo in una situazione quasi di déjà-vù, perché quello che mi succede oggi mi è già successo anni fa. Le difficoltà tecniche di oggi le ho già sperimentate anni fa.
Un cumulo di esperienze buone e meno buone… ma a livello umano, ogni giorno è un giorno nuovo, e ogni persona è una persona nuova… io mi rifiuto sempre di fare paragoni tra giocatori. In questi ultimi 20 anni ne ho avuti tanti, e ciascuno è unico, a livello tecnico possiamo trovare dei punti di comparazione, ma fare paragoni tra persone è una cosa che odio fare.
Ogni persona è diversa dall’altra, e anche il mio modo di pormi con loro è diverso: perché una cosa è essere un allenatore di 35 anni di calciatori di 30, altra cosa è essere un allenatore di 59 anni di giocatori di 25. Mi sento in una posizione così privilegiata e mi sento così felice in questa prospettiva. Quando uno è giovane, è all’inizio della carriera, pensa di sapere tutto. E quando oggi vedo le generazioni più giovani con questo tipo di pensiero, lo critico… ci sono passato da lì, la maturità è una cosa fondamentale…".
Cardinale Tolentino: "Ci dà una capacità di ascolto, di attenzione verso l’altro…".
José Mourinho: "Il modo di interagire, di percepire, di anticipare, di dare e togliere spazio, di aiutare a crescere, è una cosa fantastica".
Cardinale Tolentino: "José Mourinho ha iniziato come professore di educazione fisica…".
José Mourinho: "Quando sono uscito dalla Facoltà non sono entrato subito nel calcio professionistico, in una posizione che mi permettesse di essere autonomo, per così dire, e mi sono diviso tra il lavoro di allenatore nelle categorie giovanili e l’insegnamento nella scuola secondaria, con l’eccezione di un anno in cui sono stato collocato presso l’ APPACDF di Setúbal, in un’area in cui non ero preparato, e la mia ancora di salvezza è stata l’amore per quei bambini, l’empatia".
Cardinale Tolentino: "In un certo senso continua a essere un professore, perché è un rapporto in cui c’è sempre qualcosa di pedagogico: aiutare a formare, a scoprire…".
José Mourinho: "Lo sport di alto rendimento conosce dei momenti di crudeltà…".
Cardinale Tolentino: "Per esempio?".
José Mourinho: "Siamo pagati per vincere. Gli atleti, non gli uomini, sono pagati per vincere. Stiamo parlando di alto rendimento, e a volte ci sono decisioni nella gestione di una squadra che hanno qualcosa di crudele: non c’è il tempo di lasciare maturare, di lasciare crescere…".
Cardinale Tolentino: "La dittatura dei tempi stretti…".
José Mourinho: "L’errore si paga. Se commetto un errore, lo pago con l’esonero. Se un giocatore commette un errore, lo paga non giocando a beneficio di un altro. C’è qualcosa di crudele, ma non possiamo lasciare che la natura del nostro lavoro si sovrapponga a quello che siamo come persone. Ce l’ho ben chiaro questo. Cerco di aiutare gli altri e me stesso a essere migliore.
Una cosa difficile per me da accettare è lo spreco del talento, è una cosa che ancora oggi dopo 30 anni di calcio, è difficile per me da accettare. A volte, però, lo spreco di talento è legato al percorso di vita che alcuni giocatori hanno avuto, e in questo senso dobbiamo cercare di essere pedagoghi fino in fondo. Lo sport di alto rendimento, in particolare il calcio, che è lo sport più industrializzato a tutti i livelli, ha qualcosa di crudele".
Cardinale Tolentino: "Ma è importante questo non smettere di aiutare ciascuno a nascere, a scoprire, a maturare, a sviluppare il proprio talento. Una delle parabole di Gesù è proprio sul tema dei talenti: questa necessità da parte di ciascuno di noi di non sotterrare il proprio talento, ma di maturare la propria vocazione. Ciascuno di noi è nato con un complesso di attitudini, competenze e può trasformare la propria vita".
José Mourinho: "Percepisco la mia evoluzione come persona pensando al fatto che per molti anni ho voluto vincere per me stesso, mentre adesso sono in un momento in cui continuo a voler vincere con la stessa intensità di prima o addirittura maggiore, ma non più per me, ma per i giocatori che non hanno mai vinto, voglio aiutarli…
Penso molto di più al tifoso comune che sorride perché la sua squadra ha vinto, alla sua settimana che sarà migliore perché la sua squadra ha vinto. Continuo a essere un animale da competizione, per così dire, continuo a voler vincere come o più di prima, ma prima mi concentravo su me stesso: voglio vincere perché voglio essere migliore di Tizio o di Caio…".
Cardinale Tolentino: "Una delle cose che Manuel Sérgio dice, e credo che sia anche questa una sua eredità, è che non crede nella parola superamento. A volte sentiamo gli sportivi dire: è una scuola di superamento, impari a superare i tuoi limiti, le tue paure, ad andare oltre. Tutto questo è vero, ma lui dice che la parola superamento è inadeguata.
La parola giusta è trascendenza, che è una parola molto più ampia, che ha a che vedere senza dubbio con il superamento, è l’uscita da noi stessi, in un movimento intenzionale di lavoro, di proiezione, di fiducia, ma al tempo stesso è un’apertura al mistero, alla pienezza, al divino, a quello che può dare senso all’uomo, e non è un caso che in questi ultimi anni il professor Manuel Sérgio, termini tutte le interviste dicendo che quello di cui si ha più bisogno è Dio. Questa è una cosa che mi tocca nella relazione con lui, e ogni volta che ho l’occasione di ascoltarlo. Ritiene che questa relazione tra superamento e trascendenza sia rilevante anche per la sua visione?
José Mourinho: "È un tema di cui, in modo più astratto, in certe occasioni, parlo con i calciatori. Non entro ovviamente nel campo della religione, anche perché ho davanti a me 25 uomini con tradizioni diverse, credi diversi, ma io lo chiamo il segno +, quello che può fare la differenza, un convincimento comune, a cui ognuno dirà di sì, il libero arbitrio, si crede in quello che si vuole, si crede più o meno nel divino, ma il plus viene sempre un po’ da quell’area che non si tocca, ma si sente, è astratto.
Ritengo, per esempio, che per la preparazione di una competizione di altissimo livello, che comporta pressione, responsabilità, dove bisogna superare o trascendere, occorra metterci qualcosa in più di quello che abbiamo allenato, a cui ci siamo preparati, e questo qualcosa in più ritengo che sia molto legato alla propria spiritualità, quello che fondamentalmente alimenta quel segno +.
Quel qualcosa in più può essere anche pensare tutti insieme alle persone che desiderano fortemente che oggi vinciamo. E chi sono queste persone: quelle che ci amano, quelle che noi amiamo, quelle che amano il club e i suoi simboli. Penso che nei momenti chiave, e noi ne abbiamo avuto uno una settimana fa, devi scavare nel tuo profondo e non aggrapparti esclusivamente alla preparazione.
Non basta l’aspetto tattico, tecnico, fisico, mentale, serve altro, e quando il prof. Manuel Sérgio fa questa distinzione tra superazione e trascendenza, pur senza stare dentro quella che è l’operatività che porta a una partita, è a questo che fa riferimento… È una persona saggia, con una conoscenza vastissima, e ci ha insegnato tanto lasciando un segno".
Cardinale Tolentino: "La preoccupa questo momento che vive il mondo, questa guerra in Europa, con sofferenze e distruzioni devastanti dopo due anni di pandemia, sentiamo di entrare in una specie di tunnel di disperazione…".
José Mourinho: "La mia interpretazione forse non sarà forse quella più corretta, ma il Santo Padre Francesco dice che è un fallimento dell’umanità, dei politici. La penso esattamente così, anzi, penso che sia un fallimento umano prima ancora che politico. Sono espressioni dell’umanità.
È un fallimento brutale, è la perdita dei princîpi o il loro mancato sviluppo, è l’evoluzione del pensiero umano verso la direzione errata, ciò che è fondamentale e cioè che lo è meno. È qualcosa di difficile da spiegare. Cerco di andare nella direzione del mio pensiero politico, ma preferisco andare molto di più verso la globalità della situazione, ed è un fallimento a tutti i livelli dell’umanità: è un fallimento nostro".
Cardinale Tolentino: "Penso che è stato un colloquio bellissimo, e José ci ha dato tanto".