“Mi dispiace venire qua oggi, perché non sono uno che ama parlare, e che ama parlare principalmente di questioni come questa. Ma penso che oggi sia importante dare un messaggio collettivo, della Società – un po’ come ha detto il Mister – perché noi, per la Società che rappresentiamo, per la città che rappresentiamo, ma anche per la Proprietà che abbiamo, abbiamo l’obbligo di migliorare tutti gli aspetti del nostro lavoro. E questo c’entra anche nel rapporto che abbiamo con gli arbitri, nell’intendimento di quali sono le regole, il Var, tutto questo… Io penso che abbiamo migliorato tanto, ma purtroppo arriviamo a due giornate dalla fine con una lotta intensa per l’Europa e continuiamo a non capire nulla.
È un segnale inequivocabile che qualcosa non va bene quando arriviamo a due giornate dalla fine e tutte le settimane abbiamo incomprensioni, abbiamo situazioni di cui nessuno capisce i criteri. Quello di oggi è solo un esempio in più, dove un tocco su un giocatore che sta cadendo diventa rigore e tutte le persone che hanno conoscenza delle regole, dei criteri arbitrali e dell’intervento del protocollo, sanno che questo non è un episodio da intervento del Var.
Io non voglio andare su nessuna persona, su un arbitro: tutti noi possiamo sbagliare, e sbagliamo tanto. Noi guardiamo a noi stessi. Ma devo dire che arriviamo a fine stagione stanchi. Stanchi, perché è molto facile dire che la Roma ha un cattivo atteggiamento in panchina senza guardare tutto quello che fanno le altre. È facile dire che la Roma si lamenta tanto degli arbitri. Ma alla fine, purtroppo, gli episodi si susseguono. Alla fine, possiamo anche vedere che qualcuno che ha sbagliato ne ha pagato le conseguenze, ma quando guardiamo la classifica, purtroppo, la classifica non cambia.
Mi dispiace venire qua oggi, ma dopo 36 giornate - scusate l’arroganza, ma mi considero una persona intelligente, sveglia - io continuo a non capire il protocollo, le regole, i criteri che si applicano in Serie A”.
Lei pensa che gli errori arbitrali abbiano condizionato la classifica di Serie A della Roma?
"Quello che voglio lasciar chiaro oggi è che come pure tutti voi nel vostro mestiere, noi nel calcio a fine stagione abbiamo la nostra responsabilità. È così. I risultati diventano la nostra responsabilità. E noi non possiamo fare questo mestiere se non presentiamo i risultati.
Quello che mi aspetto a fine stagione è che tutti si prendano le loro responsabilità. Io non voglio dire che abbiamo perso tanti punti o un numero esatto, io penso che tutti voi con l’esperienza che avete nel calcio, quello che abbiamo vissuto in questa stagione, voi sapete che ci sono stati tanti episodi valutati con unanimità di giudizio episodi contro di noi.
Ma quello che mi preoccupa è che io guardo tutte le partite della Serie A, tutte le partite, perché mi piace molto la Serie A, e la mia incomprensione non è solo mia. Tutte le giornate noi abbiamo situazioni che fanno sì che nessuno capisca il criterio dei rigori, del Var, dell’applicazione del Var, purtroppo – come ho detto mesi fa – la Roma ha avuto molta sfortuna, con situazioni che sono incomprensibili”.
Ci sono dei direttori di gara che non sono fortunati con la Roma?
“Quello che voglio ripetere è che questo mestiere è difficile, ma deve essere difficile per tutti. Possiamo continuare a usare la parola sfortuna, ma allora dobbiamo riconoscere che la Roma è stata veramente sfortunata.
Non voglio parlare dei nomi singoli degli arbitri, perché la Roma con le istituzioni che governano il calcio è sempre stata molto costruttiva, sempre molto aperta al dialogo, sempre molto predisposta per imparare e migliorare.
Ma, purtroppo, arriviamo a due giornate dalla fine, e al quarto minuto di una partita c’è un episodio che ci porta qui a parlare di una situazione che continuiamo a non capire. Io ho molto rispetto per tutti. Il mio modo di essere è lavorare non parlare. Il mio modo di essere è fare autocritica, criticare quello che noi possiamo migliorare.
Ma sono un po’ stanco che tutte le settimane tutte le persone vengono a fare i complimenti per la Conference League, perché rappresentiamo Roma, rappresentiamo l’Italia, il calcio italiano, è tutto molto bello, ma alla fine arriviamo alla partita fuori casa dopo la semifinale e abbiamo questa situazione qui. Vi dico la verità, sono molto felice di lavorare a Roma, molto felice di lavorare in Serie A, ma sono stanco perché pensavo che ero una persona intelligente, un anno e mezzo continuo a non capire il criterio dell’intervento del Var, il criterio dei rigori, quello che è fallo e quello che non è”.
È da tanto tempo che negli stadi italiani non vediamo incidenti e problemi di ordine pubblico. Non teme che porre così tanto l’attenzione sul tema arbitrale, da parte delle società di tutta Italia, possa rialzare il livello di guardia?
“Questa è una domanda abbastanza creativa, considerando che tutte le settimane vedo dirigenti parlare di arbitri. Sono a Roma da 8 mesi, io ho parlato due volte e la domanda è se io posso incendiare l’ambiente? La Roma non cerca mai scuse nel lavoro degli altri per le cose in cui può migliorarsi.
Anche sul tema arbitrale abbiamo voluto migliorare.
Ma è molto evidente che se pensiamo al Derby di andata, all’Udinese in casa, al Venezia, al Bologna e potremmo ancora continuare a lungo, abbiamo fatto tutto fuorché incendiare. Come sapete ho avuto una squalifica e non ho neanche fatto ricorso, per far capire come noi siamo una squadra che vuole mettere pace, non fare la guerra.
Come ho già detto, se a fine stagione tutti noi dobbiamo assumerci le nostre responsabilità, proprio tutti devono farlo, non solo noi. Purtroppo c’è una cosa nel calcio che non cambia: e sono i punti in classifica, e questo ci fa un danno”.
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