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    Cristante: "Vogliamo la Coppa, dobbiamo giocare al massimo per 90 minuti"


    Alla vigilia della semifinale di ritorno di Conference League con il Leicester, Bryan Cristante ha risposto così alle domande dei giornalisti in conferenza stampa

    La stanchezza è l’elemento da tenere ben presente?

    "Sì, è chiaro che quando la stanchezza si fa sentire, le partite diventano più difficili. Ma penso che per una semifinale in casa, per una partita così importante, si riesca anche ad andare un po’ sopra la stanchezza e a stare al 100% anche al 90'. Poi, la stanchezza arriverà il giorno dopo".

    Vi state guardando nello spogliatoio, sapete quanto è importante questa partita? Avvertite la responsabilità di vincere? Emotivamente, come state?

    "Siamo carichi. Siamo carichi e basta. Sappiamo che siamo l'ultima squadra italiana rimasta nelle varie competizioni, sappiamo che è una semifinale di ritorno. Vogliamo andare avanti, vogliamo vincere questa coppa. Non ci sono tante storie, bisogna solo entrare e giocare al 100%, perché è l’unico modo per portare a casa questa partita. Bisogna stare novanta minuti al massimo”.

    Oggi è un anno dall’annuncio di Mourinho: sei rimasto stupito all’epoca? E cosa ha portato alla Roma?

    “Stupito, sì. Come tutti, non sapevamo nulla. È stato annunciato all’improvviso. Chiaramente, sono stato contento come tutta la squadra, perché è un onore avere un allenatore come Mourinho. Ha portato la mentalità: ha vinto ovunque, in qualsiasi squadra e ci ha portato questa mentalità forte, di vittoria. Domani, dovremo far valere queste sue caratteristiche”.

    Proprio Mourinho ha speso parole importanti su di te. Qual è la tua posizione? Vuoi restare alla Roma?

    “Io sto guardando solo alla partita di domani: abbiamo una semifinale da giocare in casa e un finale di campionato difficile. Possibilmente, una finale. Fino a fine stagione, la testa è qui. Ci sarà il tempo per vedere tutto”.

    Riesci a farci capire cosa può voler dire giocare con settantamila persone?

    “Giocare a Roma con lo stadio pieno, con il calore del tifo romano, ti dà sicuramente una marcia in più. Lo sappiamo. Vogliamo fare bene anche per i tifosi, perché lo meritano. Lo stadio pieno può solo caricarci e darci una marcia in più che in partite del genere è fondamentale”.

    Hai avuto un rendimento altalenante in questa stagione, con una flessione nella fase centrale, forse dovuta a degli infortuni. C'è stato un motivo per questo appannamento?

    “Penso che la stagione sia stata lunga: abbiamo fatto cinquanta partite. È chiaro che si fanno tutte a livelli altissimi, al 100%, diventa difficile. Può succedere che in qualche partita vari fattori possano influire sulla prestazione”.

    Quanto ti ha aiutato il periodo con Fonseca? Adesso ti ritrovi qualcosa dentro che prima di fare il difensore centrale non avevi?

    “È chiaro che giocando in diverse posizioni del campo, alla fine, tirando le somme, si riesce ad avere una maggiore conoscenza di tutto il campo. E poi, quando ti trovi nelle diverse posizioni, hai già una soluzione senza pensarci troppo”.

    Questa è la terza semifinale europea per la Roma nelle ultime cinque stagioni. Quanto è differente questa volta rispetto alla scorsa stagione? E come si approccia la squadra a una finale anticipata?

    “È chiaro che quest'anno, rispetto all’anno scorso, si arriva con una testa diversa: la partita è completamente aperta, veniamo a giocare la seconda in casa con un risultato di parità. Sappiamo che è alla nostra portata, che bisogna vincere, però basta vincere un gol: non serve fare imprese, con quattro, cinque gol. Siamo concentrati, siamo carichi, vogliamo andare in finale. Abbiamo settantamila persone a spingerci. Vogliamo farcela”.