Queste sono state le sue parole.
L’impressione è che sarà una partita molto più complicata di quanto dica la classifica. Qual è la sua analisi?
“La penso come te. La classifica è un momento, non credo che saranno lì a fine stagione. È una squadra con esperienza, ha un tecnico esperto, hanno trovato un modo di giocare e fare punti: 6 nelle ultime due partite. Verranno a Roma per cercare di fare punti. Ricordo che anche in un momento difficile per loro, hanno battuto la Lazio all’Olimpico, se non sbaglio. Significa che è anche una squadra capace di giocare contro squadre con maggiore potenziale.
Per noi ovviamente è una gara molto importante, abbiamo perso le ultime due, abbiamo fatto un punto nelle ultime tre. Fare quattro punti nelle ultime quattro partite sarebbe sempre un numero insufficiente, ma è il massimo che possiamo fare adesso. Ma dimentichiamo le ultime tre e pensiamo alla prossima con il Cagliari. Abbiamo lavorato tutta la settimana con i problemi che abbiamo.
Come puoi immaginare, dopo una partita persa in quel modo, il problema non è solo lavorare, ma recuperare, motivare e far sì che la gente si rialzi e abbia il coraggio di giocare la prossima partita. Non c’è pubblico, perché con 5000 tifosi lo stadio è vuoto. Mi dispiace per la squadra, ma ancora di più per la gente che voleva venire, che viene sempre e che questa volta deve rimanere a casa. Cerchiamo di fare di questo una motivazione extra, nel senso di cercare di dare qualcosa a chi è innamorato della Roma e non può venire all’Olimpico”.
Sergio Oliveira può giocare anche come costruttore di gioco, al centro, come perno basso? Poi, sulla questione rigori: finora, tre su quattro sono stati sbagliati. Oliveira può diventare la prima opzione?
“Non ho ancora pensato a questo, è una cosa che dobbiamo ancora decidere. Vediamo. Abbiamo lavorato su tante cose in questa settimana, ma non sui rigori. Abbiamo cercato di dare a Sergio e a Maitland un po’ più di conoscenza tattica della squadra. E non solo a loro, ma anche a chi è con noi da tanto, da sei mesi e che non è ancora vicino alla perfezione dal punto di vista tattico. In merito alla prima domanda, lasciami dire che non pensavo che sarebbe stato possibile prendere Sergio con la formula del prestito.
Non era un nome che avevo messo sul tavolo, perché conoscendo il nostro profilo di mercato per gennaio e conoscendo l’importanza di Sergio e con una squadra come il Porto che lotta per vincere il campionato e l’Europa League, non pensavo che sarebbe stato possibile. E quando mi è giunta notizia della possibilità da parte del direttore Tiago, ovviamente ho detto subito di sì. Ma non perché lui sia, come voi dite in Italia, un regista, non perché sia un centrocampista centrale che può migliorare tanto la squadra dal punto di vista dell’organizzazione. No, questo non è Sergio.
Sergio è un giocatore diverso, è un calciatore con un carattere di cui noi abbiamo bisogno, con personalità, esperienza, know-how di cui noi abbiamo bisogno. Si è formato in un club con una mentalità che conosco molto, molto bene e ho pensato subito che dal punto di vista della personalità, di come si comporta in campo, fosse un calciatore importante per noi. Poi, è un calciatore polifunzionale, è un giocatore che può arrivare, che tira da fuori area, che ha esperienza, che migliora la nostra squadra. E con il nostro profilo di mercato, si tratta poco a poco di migliorare la rosa, migliorare le opzioni.
E per questo dico che questa finestra di mercato per noi è stata positiva: abbiamo preso due giocatori presto, perché il mercato chiude il 31 gennaio, e il merito è del direttore (Pinto, ndr). E abbiamo preso due giocatori che migliorano tanto le nostre opzioni. Finora abbiamo giocato per sette mesi con un terzino destro. Ovviamente ogni volta che Karsdorp aveva un problema, era un dramma per noi. Ora, con Maitland, Karsdorp non ha giocato contro la Juve e non è stato un problema per noi. Maitland può giocare anche terzino sinistro, ci può dare una mano anche nella difesa a tre. E Sergio in tutti i sistemi tattici, in tutte le posizioni di centrocampo, può fare tutto: non è il regista, non è il calciatore che può giocare da solo davanti alla linea difensiva. Ma a parte questo, può fare tutto.
E per il nostro profilo di rosa, di mercato, è importante migliorare le opzioni poco a poco. E questi due giocatori ci danno più equilibrio. E con sei mesi di competizioni davanti, nelle quali speriamo di andare avanti, avere questi due giocatori che entrano contro altrettanti che hanno giocato pochissimo, per noi è importante”.
Ci aggiorna sulle condizioni di El Shaarawy?
“Sono stato simpatico a fare la conferenza stampa alle 14 e per questa ragione non posso dare una risposta che avrei dato alle 19. El Shaarawy non si è mai allenato con noi nemmeno una volta. Vediamo se si allena oggi. Se sì, andrà in panchina.
Vediamo, perché non abbiamo opzioni. Penso che non avremo i soliti dodici giocatori in panchina, ma sempre tre, quattro, se non cinque calciatori Primavera. Per questo, se uno come Stephan arriva all'ultimo momento, sicuramente sarà in panchina. Però non sono sicuro”.
Chi sono gli indisponibili?
“Non lo posso dire, posso dire quelli che non si sono allenati con noi. Uno dei motivi per cui ci alleniamo alle 17 è anche per dare un po’ di tempo, per vedere questa mattina dopo i trattamenti medici. Sapete già chi sono gli squalificati. Poi vediamo El Shaarawy, Smalling e Karsdorp: questi tre non si sono allenati con la squadra, vediamo oggi”.
Veretout sembra vivere una fase di appannamento. Da cosa dipende?
“Guarda, se vedi la nostra rosa e il numero di partite e di minuti giocati, può essere grande nei numeri, ma nella pratica ci sono quattordici, quindici giocatori che giocano tutte le partite e quasi tutti i minuti. Questi giocatori diventano super importanti per noi. In condizioni normali, nessun giocatore deve essere così importante.
Fino alla scorsa settimana, avrei detto che Karsdorp era ‘indispensabilissimo’, e oggi già non lo è più. Quanto più è brava la squadra, quante più opzioni ha, meno i giocatori diventano fondamentali, imprescindibili, super importanti. Per dire che con Cristante, Oliveira, Pellegrini, Veretout, con Bove che a poco a poco sta arrivando, con un Mkhitaryan che abbiamo inventato come giocatore di centrocampo, lì, in quel ruolo, ora siamo abbastanza equilibrati e possiamo dare ai giocatori l’ossigeno del riposo e di non giocare sempre, ogni minuto.
Veretout sarà sempre importante per noi, perché è un giocatore di qualità, ma sono d’accordo con te che nelle ultime partite non è stato benissimo in relazione alle sue potenzialità. Ma è un calciatore sempre importante per noi”.
Con questi due innesti, la rosa è completa o manca ancora qualcosa? Il mercato della Roma è concluso?
“Sono contento, perché conosco il profilo di mercato che possiamo fare. Riconosco e ringrazio lo sforzo della Società e il lavoro forte fatto dal direttore per migliorare la rosa. E perché sono una persona intelligente, equilibrata, penso che abbiamo fatto un buon mercato in funzione di quello che siamo noi, entrando in una finestra di mercato. Per questa situazione del momento, è un mercato complicato anche per le squadre che hanno tanti soldi da spendere. Immaginatevi per noi, per il modo equilibrato con cui dobbiamo fare le cose.
Ma per prendere due giocatori in prestito a gennaio, due giocatori già pronti per giocare, perché se prendi uno non pronto, di solito non lo prendi, aspetti altre opzioni. Abbiamo trovato due opzioni che migliorano il profilo della rosa. Sergio può giocare nelle tre posizioni di centrocampo, Maitland può giocare terzino sui due lati e ala nel sistema a tre. Se pensiamo a Calafiori, Mayoral e Villar, a quanto hanno giocato in questa fase della stagione, cambiare i minuti di questi tre giocatori con quelli che secondo noi sono quelli di Sergio e di Maitland per noi è un miglioramento.
Se mi aspetto un terzo giocatore? No, non me lo aspetto. Penso che abbiamo fatto quello che potevamo fare. E il direttore ha fatto presto, ha fatto il prima possibile. Siamo al 15 e abbiamo fatto i nostri due giocatori. In questo senso, sono contento di come è andata”.
È previsto presto il rientro di Spinazzola? In fase di non possesso, molto spesso vedo che i due che stanno davanti si fanno attirare molto dal pallone. Penso al gol di Dybala. È un difetto che noto spesso in Cristante. Chiede lei di fare riferimento alla palla?
“Io chiedo esattamente il contrario di quello che hanno fatto. Quando gioco con due davanti, chiedo sempre pressione ai lati della palla e copertura in diagonale del secondo giocatore di centrocampo. Anche quando cerchiamo di pressare alto, come abbiamo fatto contro la Juve, una cosa è pressare alto e un’altra è quando il blocco si abbassa.
Quando pressi alto puoi avere referenze più individuali, quando il blocco si abbassa è solo zona. Pressi al lato della palla, e il secondo giocatore di centrocampo deve chiudere la diagonale. Il gol di Dybala è stata la seconda volta che è successo in quella partita, perché la Juve nel primo tempo ha tirato in porta una sola volta e ha fatto gol. E l’altra mezza opportunità che ha avuto, prima del gol, è stata una fotocopia della situazione del gol di Dybala: il centrocampista di destra pressava al lato della palla, il secondo era attratto dall’avversario e non faceva la copertura all’interno. Quello che abbiamo fatto è il contrario di quello su cui lavoriamo. Può succedere ai giocatori di sbagliare.
Su Spinazzola, prima di tutto mi piacerebbe sapere chi è il fenomeno che ha detto ad agosto che a novembre sarebbe rientrato in squadra. È qualche pazzo che lo ha scritto o qualche pazzo che ha deciso di dirlo a qualcuno per farlo scrivere, dopo quell’infortunio”.
Lo ha dichiarato lui in un’intervista.
“Anche lui è un pazzo: ultra ottimista, informato da qualcuno che lo magari ha voluto motivare ma lo ho motivato male. Era una lesione super difficile, impossibile da recuperare per novembre. Bisogna stare tranquilli. È dal primo giorno che penso che non avrà Spinazzola in questa stagione. Finiamo di giocare a maggio, e ogni momento in cui lui arriverà io sarò contento.
Perché è una lesione troppo difficile e il recupero non è mai una linea retta. È molto, molto complicato. Per questa ragione, sono tranquillo. Lui soffre, ma io ogni volta gli dico sempre che manca un giorno di meno. Capisco la tua domanda, però con lui lavoriamo con tranquillità e cerchiamo di passargli il messaggio corretto: tranquillo, piano piano”.
Come ha preso la squadra le sue parole dopo Roma-Juventus? E come può migliorare l’attitudine della squadra a uscire dalla partita?
“Penso bene. Nel senso che non è facile non sentire o non leggere, ma per gente per bene, che vuole migliorare, gente che si fida della mia esperienza, io vedo sempre questa gente molto aperta, molto positiva quando parliamo. Perché tutte le cose che dico alla stampa, le dico insieme. Ovviamente, con loro vado ancora più a fondo della questione. E lo abbiamo fatto.
Ho sentito che è gente che vuole migliorare: non sono permalosi, non sono scontenti per le critiche. No. Per questo, anche nei momenti più difficili, dico che mi fa piacere lavorare con questa gente. I giocatori sono aperti. La situazione psicologica è stata ovvia per tutti. Però, per dare un esempio del nostro tipo di profilo, in quel periodo in cui abbiamo preso i tre gol, abbiamo fatto un solo fallo: se fossi stato in campo io, ne avrei fatti quattro da solo. Siamo un pochino naif anche in questo senso. Ancora ieri, Sergio sapeva tanto di noi ma quando uno non è dentro, non comprende tante cose. Diceva che qui ci sono tanti giocatori, e che anche i più esperti non hanno più di 30 anni. Poco a poco… Pazienza”.
Il risultato offusca 70 minuti giocati bene. Qual è stato il focus della settimana? Oliveira le ricorda qualche giocatore che ha già allenato? E quali saranno le sue indicazioni per lui?
“Ha detto bene, il risultato offusca 70' giocati bene. Li offusca fuori, non dentro: li offusca per i tifosi, per voi, non per noi che lavoriamo dentro, non per noi che abbiamo lavorato tanto per quella partita lì, no, non possiamo dimenticare quei 70 minuti. Dobbiamo prenderli e analizzare quanto di buono abbiamo fatto. Infatti, nella riunione di analisi dopo Roma-Juve, per 35 dei 45 minuti abbiamo analizzato molto di più i fantastici 70 minuti fatti che il disastro in 10 minuti.
Abbiamo fatto tante cose bene che non possiamo dimenticarle. Voi sì, i tifosi sì. Il risultato è la cosa più importante e il dolore provato è per il risultato. Ma per settanta minuti abbiamo fatto tante cose bene: la gestione della palla, il pressing, l’atteggiamento, l'ingresso nel secondo tempo dopo l’1-1 e lo stesso atteggiamento dopo il 2-1. Abbiamo fatto bene tante cose: costruzione, pressione... Ogni volta che la squadra sbagliava, lo abbiamo analizzato.
Nel primo tempo, è quello che ha detto lui: basicamente, i calciatori con esperienza, con testa, non si fanno mai attrarre né dalla palla, né dall’uomo. Sanno giocare bassi a zona. Abbiamo sbagliato lì. Sui sette minuti, ovviamente abbiamo analizzato la questione mentale, psicologica, ma anche tecnica e tattica, perché abbiamo fatto anche errori individuali, non c'è stato solo un collasso mentale. Su tutti e tre i gol abbiamo fatto degli errori.
Sul terzo gol, ho detto subito che Shomurodov non aveva chiuso, Eldor non ha chiuso ma ci sono anche sulla seconda palla. Ma immagina la difficoltà di parlarne per il peso di quella partita. Ma la gente è brava, abbiamo lavorato bene.
Riguardo al Cagliari, conosco Walter (Mazzarri, ndr) come lui conosce me. Sappiamo che è una squadra competitiva, che viene per un punto. Però, a volte, quando vieni per prendere un punto ne prendi tre. Sappiamo che non sarà facile. Ma ci siamo preparati per una squadra che ci aspettiamo che giocherà così. Se loro hanno bisogno di punti per il loro obiettivo, ne abbiamo bisogno anche noi. Con o senza pubblico, 3-0, 2-0, 1-0 all’ultimo minuto, siamo preparati per prenderceli”.