Il centrocampista portoghese è stato accompagnato dal General Manager dell’area sportiva, Tiago Pinto.
L’introduzione del dirigente giallorosso.
“Siamo qui per la conferenza stampa di Sergio Oliveira, per parlare di lui. La vita è così. Ci sono tanti cambiamenti nella vita. Due anni fa non avremmo mai pensato di stare qui oggi insieme. Abbiamo giocato tante volte contro. Ma sono molto felice che lui sia qui. Lo abbiamo detto già in precedenza, il mercato di gennaio non è semplice”.
“Bisogna trovare calciatori pronti, con capacità di dare una risposta subito e che possano aiutare la squadra a crescere. Sergio non ha bisogno di presentazioni, è un calciatore con una statura internazionale che voi tutti conoscete, sono molto felice di portare un centrocampista forte, con una grande voglia di venire a Roma. Lascio spazio per fare tutte le domande che volete al calciatore e, come ho detto già, a fine mercato parleremo di tutto”.
Ecco le parole di Sergio Oliveira in conferenza stampa.
Ti senti pronto a 29 anni di aiutare questa squadra e di portare una mentalità vincente?
“Ho 29 anni, ho già dimostrato il mio valore nel calcio. Arrivo in un’età matura in cui sento anche la responsabilità di aiutare la Roma. Voglio fare il mio meglio dentro e fuori dal campo. Quanto al tema della personalità, di cui ha parlato anche il mister, è normale che faccia così. Il mister è abituato a vincere, a giocare sempre con grandi calciatori. La Roma ha grandi calciatori, giocatori di personalità, io mi sento uno in più con il compito di aiutare per crescere e raggiungere i nostri obiettivi”.
La Roma con te si assicura anche uno specialista nei calci piazzati. Ti senti pronto a prendere questa responsabilità? Di diventare il rigorista?
“Calcio molto spesso i calci piazzati, ma questa è una decisione che spetterà al mister. La Roma ha già due specialisti come Pellegrini e Veretout. Prendere la palla per calciare un rigore significa sempre assumersi una responsabilità”.
Che cosa ti ha convinto a venire alla Roma? E cosa è successo negli ultimi mesi al Porto?
“Sono un calciatore a cui piacciono le sfide. Sono molto grato al Porto e al suo allenatore, per avermi fatto crescere molto e avermi portato a questi livelli. Venivamo da un periodo di cinque anni insieme. Quella ultima è stata la mia stagione migliore. Avevo voglia di una nuova sfida, di una nuova esperienza. Non ho paura di venire a Roma in prestito. Per meritarmi la conferma devo fare bene in campo, in allenamento e in partita, per restare qui a lungo. Il modo migliore è dimostrarlo per iniziare a vincere le partite”.
C’è anche la voglia di tornare in nazionale?
“Il mio obiettivo è quello di tornare in nazionale. Il selezionatore lo sa. Il Portogallo deve vincere la prima partita, poi forse affrontare l’Italia. Il Portogallo ha le carte in regola per giocare il prossimo mondiale”.
Se dovessi indicare il tuo ruolo migliore? Dove pensi di esprimerti meglio?
“La mia posizione preferita, ideale, in un centrocampo a tre è nel ruolo di un numero 8. Nel centrocampo a 2, in un ruolo più arretrato. Ma posso giocare dovunque vorrà il mister per mettere le mie qualità a disposizione della squadra”.
In passato hai girato tanto. Come ti spieghi questa tua esplosione così tardiva?
“Io credo che sia stato un percorso normale. Non tutti siamo Mbappe a 20 anni. È vero che ho avuto delle difficoltà, ma ho anche imparato tantissimo. Sia dentro, sia fuori il campo. Mi sento una persona completo, un calciatore completo. Non cambierei nulla di quello che ho fatto. Non sarei il calciatore e l’uomo che sono oggi”.
Che idea ti sei fatto della Roma a distanza? L’hai anche incontrata in amichevole in estate.
“Quella è stata una semplice amichevole estiva, partite che servono per trovare la condizione fisica. Poi è stata più dura. Ho iniziato a seguire la Roma da quel momento. Anche per la presenza di Mourinho e Tiago Pinto, ho stretto un rapporto con Lorenzo Pellegrini. La Roma può raggiungere i suoi obiettivi. È bene pensare partita dopo partita. Dobbiamo assumerci questa responsabilità, avere questa mentalità vincente. Non sentire le pressioni che ci arrivano dall’esterno. Rispettare il lavoro dei giornalisti con le loro domande, ma anche avere la forza di metterle da parte e pensare solo alla nostra strada”.
Perché hai scelto il numero 27?
“È da sempre il mio numero. Mi sento a mio agio con questa maglia”.
Qual è la cosa che ti ha colpito di più di questi giorni a Trigoria?
“La qualità della squadra, c’è molta qualità in questo gruppo. È un posto in cui si lavora molto bene, le strutture sono eccellenti. Sono stato accolto nel migliore dei modi da tutti. Ringrazio e sono grato. Abbiamo iniziato a lavorare sui movimenti da fare in campo. Con il passare del tempo mi sentirò sempre più a mio agio e le cose seguiranno il loro corso”.
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