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    Mourinho: "Non è la sfida tra me e Allegri, ma tra Roma e Juventus"


    José Mourinho ha parlato in conferenza stampa alla vigilia di Juventus-Roma, ottava giornata di campionato.

    Ecco le parole del tecnico giallorosso.

    Le condizioni di Abraham? C’è la possibilità di vederlo domani in campo?

    “Vedremo domani se Tammy giocherà o no. L’allenamento di oggi è poco, molto poco, ma viaggerà con la squadra. Domani decideremo se giocherà, se starà in panchina o in tribuna. Ma sta migliorando giorno dopo giorno. Vediamo domani”.

    L’altro dubbio di formazione è su Vina.

    “Non è un dubbio, è perfetto”.

    La Juventus è partita male in questo campionato. Secondo lei può tornare in lotta per lo scudetto?

    “È una domanda per Max, non per me. Se devo rispondere io, dico ovviamente di sì. È una squadra fortissima, che gioca sempre per vincere le partite, il campionato. Non è una squadra di 11 bravi giocatori, è una squadra di 20 giocatori, con un grande allenatore con tanta esperienza. Ovviamente è un candidato forte”.

    Villar è fuori dalle convocazioni?

    “Perché dite che è fuori? È strano che mi chiedete di 23 giocatori, mi chiedete in particolare di Gonzalo. Perché no di un altro?”.

    Perché l’anno scorso ha giocato parecchio e quest’anno pochissimo.

    “Ma non significa che non è convocato. Magari qualcuno l’ha visto mezzora fa andare fuori da Trigoria, qualcuno ha fatto una conclusione sbagliata. Sarà convocato. Non giocherà titolare, andrà in panchina. È un ragazzo che lavora, che lavora bene. Sta facendo uno sforzo importante per adattarsi al mio modo di pensare calcio. Sta facendo uno sforzo per cambiare modo di giocare rispetto allo scorso anno, che giocava con 5 dietro. Sono contento con lui. Le possibilità arriveranno. Magari già domani. Ma parte dalla panchina, non titolare”.

    Juventus-Roma sarà la sfida tra i due tecnici più titolati del campionato. Cosa la stimola nel confronto diretto con Allegri? Ha senso la distinzione risultatisti/giochisti?

    “C’è un concetto insolito. Quelli chiamati risultatisti sono quelli che vincono. Sembra che chiamare risultatista sia negativo, ma è il contrario. Non puoi chiamare risultatista uno che non ha vinto mai. Per me è un concetto sbagliato. Io ho vinto qualcosa e Max anche, questo deve essere visto in modo positivo, non come risultatista. Grazie a Dio che mi possono chiamare risultatista. Non è una sfida tra me e Max, ma tra Roma e Juve. Non io contro Max. Sarà un piacere salutarlo prima della partita. Dopo la partita. Duecento per cento. C’è rispetto e stima".

    "Ci siamo visti in molte riunioni UEFA in Svizzera Nyon negli ultimi dieci anni, non si può definire grande amicizia, perché il contatto non è costante, ma mi piace max come persona e siamo in buoni rapporti. Sarà un piacere vederlo e sono felice che sia tornato a lavorare. Un allenatore come lui non può stare troppo in vacanza”.

    Che accoglienza si aspetta nello stadio della Juventus? Teme che Orsato possa non essere serenissimo, visti i precedenti?

    “Partiamo dall’arbitro. Vale per Orsato e per tutti gli altri arbitri. Prima della partita sono sempre contento con l’arbitro, non mi interessa il passato. Io tante volte neanche sono interessato a sapere chi sarà l’arbitro, mi fido di tutti e parto dal principio che tutti sono bravi e vogliono fare bene. In questo caso, è un uomo con grande esperienza e sono felice. Dopo le partite a volte sbagliano e non sono felice, la critica esce ma una critica normale. Il punto di partenza è sempre che prima della gara sono contento con l’arbitro e domani non sarà diverso".

    "Non ho nessun problema con un arbitro che ha tanti anni di esperienza. L’accoglienza mi aspetto la stessa di sempre o magari diversa non lo so. L’ultima volta a fine partita ho avuto una reazione un po’ criticata e l’ho vista come una cosa strana. La gente è rimasta con la reazione emozionale di 10 secondi e ha dimenticato 90 minuti di partita. Oggi si parla tanto di un certo tipo di atteggiamento, di rispetto, in quell’occasione si dimenticò tutto per novanta minuti. Ma io sono nel calcio da tanti anni, non è un problema”.

    Come stanno Shomurodov e Mayoral?

    “Stanno bene. Se devono giocare, giocano. Non è un dramma per noi. Abbiamo alcuni ruoli in cui se manca il titolare siamo in grande difficoltà. Un tipo di difficoltà che le grandi squadra non hanno. Nel nostro caso se non gioca Tammy abbiamo due giocatori perfettamente in condizioni di giocare, senza problemi”.

    La sfida con la Juventus è una sfida che sente più di altre? E poi, le fa piacere che i tifosi del Newcastle definiscano lei come l’uomo ideale per il futuro?

    “No, sul Newcastle non ho niente da dire. Assolutamente niente da dire. L’unica cosa che posso dire che per tanti tanti tanti anni, io ho lavorato anni con una delle più grandi persone nella storia del Newcastle, che è mister Robson. Da quel momento lì ho avuto quella connessione emozionale con quella città, quella gente che conosco bene, ma niente più. Sono qui, molto felice di essere qui, al cento per cento con il progetto Roma, Friedkin. Nessun problema".

    "La sfida con la Juventus? La sento come le partite che mi piace giocare di più. Ma per nessun sentimento negativo. Ma come sentimento positivo. Mi piace giocare le partite più grandi. Sono sempre tre punti. Però il piacere di giocare contro squadre più poderose, contro giocatori di più qualità, è sempre una sfida che piace di più”.

    L’anno scorso la Roma ha chiuso con 16 punti in meno della Juventus. Sente di aver ridotto almeno in parte questo distacco?

    “È iniziato il campionato poche settimane fa. Tante volte è difficile rispondere perché pare che ripeto sempre le stesse cose. Loro giocano per vincere la Champions League, noi giochiamo per vincere la Conference League. Una cosa è una squadra che vince 9 scudetti in 10 anni, un’altra cosa è una squadra che vince 0 su 10. La squadra ha lavorato con Max per tanti anni, anche se c’è stata un’interruzione di due stagioni, una cosa è una squadra con un allenatore arrivato tre mesi fa".

    "Una cosa è una rosa con 25 giocatori di livello internazionale, con esperienza, una cosa è una squadra con 13-14 più giovani giocatori che cercano di migliorare, che vogliono imparare. C’è una differenza. Però quando inizia la partita, undici contro undici, fino all’ultimo secondo, tutto questo si deve dimenticare. In particolare noi lo dobbiamo dimenticare. Dobbiamo avere l’atteggiamento, la personalità e il coraggio di arrivare lì e cercare di vincere”.

    Ha dovuto apportare delle modifiche, anche verbali, per far sì che la squadra possa affrontare queste partite così importanti?

    “Non lo so. L’unica cosa che si può paragonare è il pragmatismo del risultato. Tu puoi dire abbiamo fatto questi risultati l’anno scorso, meglio o peggio, portando loro numeri. Sul fatto di far crescere la squadra sono concetti diversi che non posso dire. L’unica cosa che dico è che se abbiamo un grande gioco, difficile lavorare con tutti insieme, perché non avevamo tutti i giocatori, oggi lo abbiamo fatto per il primo giorno anche se abbiamo fatto poco. Abbiamo un piano di gioco, con chi giocheremo. Allegri sa noi con chi giocheremo, il suo unico dubbio è sapere se gioca o meno Abraham, se ci sarà Shomurodov".

    "Per noi è assolutamente impossibile capire loro con che squadra giocano. Anche senza Dybala, che mi hanno detto sarà furoi, Rabiot, loro sono tanti. Con diverse soluzioni e ruoli in campo. Tanti con molte funzionalità. Per noi preparare la partita e giocare contro loro è più difficile. È importante per il nostro futuro, più che essere ossessionati con la Juventus. Noi siamo in crescita. Essere in crescita per me è importante una determinata identità. Andiamo lì per giocare. Se non vinciamo voglio che sia per colpa della Juventus, non per colpa nostra. Tutta questa differenza di status e di potenziale, ripeto, deve essere dimenticata a inizio gara. E che vinca il più bravo”.

    Allegri è un allenatore che è bravo a leggere le partite.

    “Però non è un allenatore risultatista, è talento. Loro proveranno a togliere la profondità alla Roma? È normale, è la dialettica del gioco. Loro vorranno determinate dinamiche. Quando io non voglio perdere la nostra identità di gioco, non voglio essere naif. Non voglio regalare e offrire alla Juventus quello che loro preferiscono avere, tu devi cercare di dare all’avversario cose che non piacciono. Anche a me durante la partita piace leggere le partite, cambiare le cose, ma per me è più difficile farlo rispetto a lui. Molto più difficile”.