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Diamoutene: "La maglia della Roma è magica, non la dimenticherò mai"


Sei partite. Gli sono bastate 6 partite per innamorarsi della Roma e ancora oggi ricordarla con affetto infinito, definendola “la mia Magica”.

Nell’immaginario di qualsiasi romanista di buona memoria, al nome di Souleymane Diamoutene il pensiero va inevitabile a Roma-Arsenal, ritorno degli ottavi di finale di Champions League. Lui giocò anche l’andata in Inghilterra, ma l’exploit vero e proprio ci fu all’Olimpico in coppia centrale con John Arne Riise. Una partita commovente, drammatica, che costò un’eliminazione ai calci di rigore e in qualche modo pregiudicò anche il futuro in giallorosso di quel numero 21: “Il presidente, Rosella Sensi, mi aveva assicurato che se avessimo passato il turno, mi avrebbe riscattato subito dal Lecce”. La sua carriera, invece, è continuata altrove in diverse piazze italiane. E iniziò tutto a Udine, nell’Udinese.

La sua esperienza non andò oltre quelle sei partite.

“Arrivai a Roma a gennaio, nell’ultimo giorno di mercato, in prestito. Per me fu anche un regalo di compleanno, considerando che sono nato il 30 gennaio. Il giorno dopo venne ufficializzata l’operazione tra Lecce e Roma. Purtroppo capitai in un momento storico particolare per il club, con qualche difficoltà societaria. Peccato, ma in ogni caso la Roma e la Roma resteranno sempre nel mio cuore. E lo dico con tutta la convinzione possibile. Ho indossato una maglia magica. E ‘namo, daje…”.

Le è rimasta anche qualche reminiscenza di romanesco, pare di capire.

“Ho avuto la fortuna di condividere lo spogliatoio con gente come Totti e De Rossi. Il capitano era una persona fantastica, sempre pronta alla battuta. Del giocatore nemmeno parlo, lo sanno tutti quanto fosse forte. Mentre Daniele ho avuto modo per frequentarlo di più fuori dal campo. All’epoca lui era single, non era sposato. E qualche volta andavamo in giro insieme. Mi ha portato a Ostia più di una volta. Lui è nato in quella zona lì. E anche se sono stato pochi mesi, ho capito quanto magica possa essere questa squadra”.

Nel corso del tempo, è mai tornato nella Capitale?

“Sì, certo. Ho tanti amici e mi è capitato di giocare non lontano da Roma. Come a Giulianova, Pescara, sono stato tesserato anche per la Lupa Roma”.

La sera di Roma-Arsenal quali furono le sue sensazioni?

“Che dire? Bellissime, anche se poi perdemmo ai rigori e non passammo il turno. Giocare in Champions allo stadio di Roma, con 80mila persone, ti dà carica come poche altre cose al mondo. A livello internazionale resta una partita che non dimenticherò mai. Ci sono stati altri momenti belli nella mia vita, anche con la nazionale, ma quel Roma-Arsenal rappresenta senza dubbio il punto più alto”.

Ha smesso di giocare?

“No, non intendo smettere. Mi diverto ancora, sto bene fisicamente, finché reggo voglio continuare. Sono svincolato, attendo una proposta di qualche squadra. Ma mi alleno da solo, in Francia, ogni giorno”.

In Francia?

“Sì, adesso vivo a Parigi con la mia famiglia. Finché non riprendo a giocare faccio le cose di tutti. Sto con la mia famiglia, porto i miei bambini piccoli a scuola, li faccio studiare. Grazie a Dio stiamo tutti bene”.

Come ha vissuto questo ultimo anno e mezzo convivendo con la pandemia?

“È un qualcosa che ci ha cambiati tutti. E secondo me ci darà la possibilità di cambiare in meglio. Forse era arrivato il momento di azzerare determinate cose per poi ricominciare. Per fortuna né la mia famiglia, né io abbiamo contratto il virus. Lo ripeto, grazie a Dio”.

E una volta che smetterà di giocare a calcio?

“Resterò in questo ambito, mi piace muovermi nel calcio. Probabilmente farò l’allenatore. Ho già preso il patentino UEFA B. Senza dubbio è una prospettiva che mi attrae”.

Anche il suo amico De Rossi ha deciso di fare l’allenatore.

“E secondo me sarà un grande tecnico. Ha tutte le qualità morali e di personalità per diventare tra i top a livello europeo. Il suo temperamento è da leader. Gli auguro tutto il bene del mondo. Ma sono convinto che il sottoscritto possa fare buone cose…”.

Giovedì, la Roma affronta l’Udinese in campionato. Per lei Udine rappresentò il punto di partenza.

“Mi notarono al mondiale under 17 del 1999 in Nuova Zelanda, che io disputai con il Mali. Mi presero subito e mi portarono a Udine. Però poi mi allenai poco con loro, andai quasi subito alla Lucchese e restai lì per due stagioni. Poi arrivò il Perugia dove Serse Cosmi mi fece esordire. Con il mister mantengo ancora oggi un grande rapporto”.

Così come con Roma e con la Roma.

“L’ho già detto, ho avuto l’onore di indossare questa maglia magica. Con l’occasione mando un saluto ai romanisti, che ancora oggi mi ricordano con amore. Grazie a voi per l’intervista, ragazzi. E forza Roma sempre”.