Il programma è dedicato a Willy Monteiro, il ragazzo brutalmente ucciso nel 2020 a Colleferro.
Con la presenza dell’allenatore della Roma, un uomo di sport da oltre mille panchine in carriera, collegato online, tantissime sono state le curiosità e le domande poste dagli studenti dell’Istituto Comprensivo “Sandro Onofri”. Il tema di discussione alla base dell’incontro è stato il fair play, uno dei fondamenti principali alla base dello sport.
L’allenatore giallorosso ha ricordato di essere stato in passato anche un educatore in una scuola. “Prima di diventare allenatore sono stato un insegnante di bambini per 5 o 6 anni. È una cosa che mi piaceva tanto fare. I bambini sono incredibili. Anche oggi con due figli di 25 e 21 anni, ho tanta nostalgia di quando loro ne avevano 9-10 o 11. Un’età fantastica. Penso che i maestri abbiano più responsabilità degli allenatori, perché ti preparano alla vita. Spesso questo si dimentica, ma io sono figlio di un insegnante e sono stato io stesso insegnante e per questo ho grande rispetto per il loro lavoro".
Il rispetto dell’avversario non deve mai mancare. “Qualche volta nel calcio e nello sport si utilizza la parola “il nemico” o “i nemici”, ma in realtà è una parola che non esiste nel nostro vocabolario. Per me bisogna parlare di avversari per alcuni minuti, ma non dopo la partita. Non a caso, dopo le stesse partite arrivano immagini bellissime di avversari che si salutano, magari sono compagni di nazionale o si ritroveranno nella stessa squadra nel futuro. In fondo, siamo tutti della stessa famiglia, che è la famiglia dello sport”.
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