Ecco le parole del tecnico giallorosso.
Il rapporto tra nazionali e club è un problema antico. Calciatori che tornano nelle squadre all’ultimo prima della ripresa dei campionati. La sua idea in proposito?
“La mia idea? Hai ragione, è un problema da tanti anni. Ma hai ragione anche a dire che è difficile trovare una soluzione. Ci sono degli interessi diversi dei club e delle nazionali. Interessi diversi anche delle diverse istituzioni. Io ho deciso di non perdere tempo a pensare a soluzioni o a cose che non posso controllare. Ovviamente, nel nostro caso non è facile accettare che un giocatore ha giocato giovedì a mezzanotte e che arriva a Roma sabato di mattina. Però, magari siamo fortunati ad averne solo uno. Altri club possono avere situazioni più complicate. Ho deciso di non piangere, di non essere negativo, voglio essere positivo. Tanto non c’è niente da fare, dobbiamo eseguire”.
Intanto, complimenti per la millesima panchina con i complimenti di Sir Alex Ferguson. Poi, le chiedo, a che punto è Zaniolo e se lo aspettava già a questo livello?
“Grazie per i complimenti. Approfitto per l’opportunità di ringraziare la League Manager Associations, mi mette nel club dei 1000 in Hall of Fame. È una bella cosa. Ringrazio ovviamente sir Alex, le sue parole sono pesanti. In positivo. Dopo questo, ringrazio anche Dionisi del Sassuolo per le sue parole. Mi fa sentire con la bocca secca. Ho tanto rispetto per lui, per questa nuova generazione di allenatori che fanno percorsi come il suo. Come Italiano e altri. Un percorso che fa arrivare dove loro sono, con tanto merito. Zaniolo? Il club è stato cauto l’anno scorso perché già si parlava che Nico potesse allenarsi con la prima squadra, giocare qualche partita o essere convocato nel finale di stagione. Si è parlato anche degli Europei. Il club è stato cauto con lui, il ragazzo ha aspettato il momento giusto, dimostrando maturità”.
“Lui non è entrato subito quest’anno al lavoro con noi. Io per diverse ragioni non potevo arrivare ad allenare prima del primo luglio, ma qualche collaboratore mio è venuto prima ed è stato a lavorare con lui un paio di settimane prima del mio arrivo. Tutto è stato fatto già dall’anno scorso con Paulo e la struttura. La società è stata brava con lui. Quest’anno l’evoluzione è stata molto tranquilla. Lui doveva andare al di là delle cicatrici emozionali. Perché questi infortuni lasciano per tanto tempo cicatrici emozionali nei calciatori”.
“Ha avuto il suo tempo, è andato molto bene nella pre stagione. In questo momento è uno che ha completamente dimenticato il problema che ha avuto, sente fiducia nel suo corpo, ha fiducia nella gente che lavora con lui. E lui sta bene. Penso che è anche molto buono per lui di avere un nuovo Carles Perez. Perché il bravo Carles Perez di Barcellona non l’ho mai visto a Roma. Quest’anno si vede un Carles Perez fiducioso, quando gioca sta bene. Avere nella stessa posizione Nico e Perez è fantastico per la squadra e per loro. In Nazionale ha giocato da 9. È una scelta di Roberto. Roberto non fa commenti su di me e io rispetto le sue idee, la Nazionale, quello che decide per Nico decide bene”.
Zaniolo è tornato quello che ricordava prima dell’infortunio? E poi, dall’alto delle sue 1000 panchine, Zaniolo le ricorda qualche talento che lei ha allenato o conosciuto?
“È più facile per voi paragonare questo Zaniolo a quello prima dell’infortunio. Ma quando si fa un paragone, si fa un paragone anche su un ragazzo più grande rispetto a due anni fa. Con due anni in più. Ha avuto modo tempo per pensare alla sua vita, vissuta a 200 km per ora. È un ragazzo con più maturità. C’è spazio per evoluzione? Sicuramente sì. Sarei un allenatore molto scarso se non avessi niente da dare a un ragazzo di 22-23 anni. Ha sicuramente tanto da dare ancora. Deve imparare, conoscere il gioco meglio, saper giocare tatticamente in due modi diversi. Deve capire come giocare contro una squadra in blocco basso o con un pressing più alto. Deve imparare tante cose che arrivano con l’esperienza".
"Ma è un ragazzo che sta imparando bene, super professionale. Qualche informazione che ho preso prima di arrivare mi dicevano che a volte aveva poca maturità, poca responsabilità. Posso dire il contrario. Anche il rosso che ha preso con la Fiorentina con due gialli non è stato un rosso stupido. Ha voluto aiutare la squadra, avere una transizione positiva per la squadra. Posso solo parlare bene di lui. Il nostro rapporto è buono, tranquillo, aperto. Si sente a suo agio con me, ogni giorno. Sono contento per lui. Paragonarlo con qualche giocatore che ho avuto? Non mi piace fare tanto dei paragoni, però di giocatori con il suo potenziale fisico e tecnico non ce ne sono tanti”.
Si aspettava un impatto così determinato di Abraham? E Pellegrini ha accettato il suo consiglio di firmare il rinnovo dopo la sosta?
“Pellegrini ogni giorno che passa è un giorno che è sempre più vicino a firmare il suo contratto. Per me non c’è storia in questo. Io lo voglio tanto, il club lo vuole tanto, lui vuole tanto rimanere con noi. La situazione è vicinissima alla conclusione positiva. Ovviamente il procuratore cerca di fare il massimo per il suo assistito. Lui vuole essere qui con noi, essere parte del nostro progetto. Io all’inizio dovevo capire delle cose, imparare a conoscere i giocatori non solo individualmente, ma anche nel gruppo. Anche quando Dzeko era qui io non ho mai voluto decidere chi era il capitano”.
“Volevo capire delle cose di gruppo, culturali, di personalità. Senza aver detto niente pubblicamente, Pellegrini con noi per tanti anni è il nostro capitano. Mancini è il secondo e Cristante è il terzo. Però questo capitano deve essere un capitano per oggi e per domani. Per questa ragione non l’ho mai detto ufficialmente che Pellegrini era il nostro capitano prima che firmasse il contratto. Però sono così convinto che firmerà presto presto. Potrò dire che sarà il nostro capitano per tanti anni, con due bravi capitani come Mancio e Cristante insieme a lui”.
“L’impatto di Abraham? Come giocatore me lo aspettavo, però poi c’è sempre un dubbio legato alla provenienza. Veniva dal suo habitat naturale, viveva con la sua famiglia a Londra. Un ragazzo di Londra sarà sempre un ragazzo di Londra. Loro non escono tanto da lì. Il dubbio era solo sul suo adattamento. Il mio dubbio poi è finito lì. Io credo che a lui piaccia veramente tanto stare qui. È già perfettamente integrato nella squadra dal punto di vista umano. Ha i suoi amici, ha una vita con loro qui, ma anche una vita con loro fuori da Trigoria. Siamo molto contenti per lui e lui molto contento con noi”.
Si è parlato dei mondiali ogni due anni, il suo pensiero? E si sente cambiato da un punto di vista tattico, magari per allinearsi alla nuova generazioni di allenatori alla Dionisi che ha menzionato?
“Non voglio parlare delle nazionali. Io un giorno quando allenerò una nazionale, a 80 anni, risponderò a questa domanda sui mondiali. Ora non voglio rispondere. Per il resto, dico di no. Io sono diverso come tutti noi siamo diversi. Anche tu, magari, prima avevi più capelli di adesso… Io qualcuno di meno ce l’ho. No, è solo l’evoluzione naturale delle cose. I mezzi che noi abbiamo a nostra disposizione, a livello di analisi di gioco, per forza causa dei cambi nelle idee e nel modo di lavorare. Ai tempi del Barcellona e del Porto ho fatto l’analista delle partite. Io dovevo andare allo stadio con carta e penna”.
“È così che si faceva l’analisi. Dopo arrivavo a casa, se avevo la fortuna di avere il video della partita, dovevi mettere la cassetta a fare i corti di qua, i corti di là. A paragone con oggi è una cosa totalmente diversa. E questo implica anche un cambiamento a livello di analisi, di lavoro. Non dico che oggi è più facile per tutte le informazioni che hai, ma devi essere più bravo a fare l’informazione che è buona per te e per quella che deve arrivare ai giocatori. Ieri abbiamo fatto una riunione di otto minuti e anche oggi di 8 minuti. Io con il mio staff otto ore al giorno, per tre giorni. Il calcio è cambiato a questi livelli. E se noi diciamo che non vogliamo questo, sbagliamo”.
Il mercato è chiuso, almeno fino a gennaio. Lei più volte ha ricordato attraverso i numeri le differenze tra la Roma dello scorso anno e la distanza con la vetta. Ma sono numeri anche le cessioni di Ronaldo, Lukaku, Donnarumma. Lei sei sente di dire che il distacco è un po’ calato?
“Abbiamo giocato due gare, non venti. Dopo due gare la distanza per l’Inter non sono 29 punti. Gli stessi punti, ma solo un gol più di noi. Adesso rispetto alla Juventus abbiamo 5 punti in più. Ma non mi interessa. Non significa niente. Non siamo in un momento di pensare agli altri, dobbiamo pensare a noi. Alla nostra evoluzione come squadra. A gennaio, dopo 20 partite, vedremo dove siamo noi e dove stanno gli altri. A quel punto potremmo fare certi discorsi. Ora non dobbiamo altro che pensare alla prossima partita, a giocare bene e vincere. Mi è piaciuta una frase di Allegri, quando dice che alla fine i risultati contano. È stato bravo a sottolineare il valore dei punti”.
“Noi non possiamo scappare da questo. Siamo una squadra diversa da loro. Juve, Inter, Atalanta: hanno ambizioni perfettamente definite. Noi siamo una squadra in crescita. Se la gente è contenta, anche io sono contento, però non dobbiamo pensare che siamo già una squadra fantastica. Chi ha giocato 999 partite dice contento, contento, ma anche tranquillo, tranquillo”.
Come stanno Pellegrini, Zaniolo e Smalling?
“Stanno tutti bene. Tranne Vina arrivato un’ora, gli altri sono tutti a disposizione per giocare”.
La Roma avrà sette partite nelle prossime tre settimane. Sta pensando ad un turnover?
“Non ho pensato ancora al turnover perché non ho pensato ancora a sette partite. Io capisco quello che dici, quello che tu dici io lo so, ho uno schermo nel mio ufficio con tutto questo, ma ho pensato solo alla gara di domani. Nemmeno alla seconda. E domani non c’è turnover, giocheranno i giocatori che sono i migliori per questa partita. Come accennavo prima, se un giorno gioca Carles Perez e non Zaniolo per me non è turnover, ma un’opzione. Quando hai giocatori buoni nella stessa posizione, è così. Karsdorp-Reynolds? Ibanez può fare il terzino. Ovviamente non un terzino offensivo, ma un terzino di stabilità. Ha fatto questo nel pre stagione, lo può fare”.
Il mercato è finito. La Roma può trovare esperienza nella rosa a sua disposizione? E nel mercato di gennaio si può fare qualcosa?
“Una cosa importante è che io, il direttore, la proprietà siamo tutti d’accordo. Se io dico ci serve un giocatore in più, loro non dicono di no. Siamo tutti d’accordo. Però ci sono delle circostanze in cui qualche volta non è possibile. L’esperienza non si compra, si costruisce. Non possiamo avere altri giocatori fino a gennaio, il mercato è chiuso. Dobbiamo pensare ai giocatori che abbiamo. È Reynolds, Zalewski, Bove, Calafiori. Anche per loro è un modo per crescere. La verità è che se noi paragoniamo la nostra rosa a quella dei club che sono alti in classifica, c’è una differenza significativa. Ma non ne voglio parlare. Io mi fido dei ragazzini. Se devono giocare, giocano. Poi vediamo che succede a gennaio”.
La preoccupa di più il recupero fisico dei nazionali o far ritrovare la concentrazione necessaria per affrontare una gara impegnativa?
“Nessuno di voi mi ha fatto una domanda sul Sassuolo… Devo parlare io del Sassuolo. È una squadra molto difficile. E non lo dico solo per i risultati della Roma contro di loro negli ultimi anni. Lo dico con consapevolezza. È una squadra difficile, abbiamo bisogno di giocare molto bene se vogliamo i tre punti."
"Vado con i giocatori che possono fare bene per noi. Non penso alla Conference League, a chi è stato impegnato con le nazionali, Cristante e Mkhi hanno giocato 90 minuti due giorni fa. Vedremo oggi, ma mi sembrano abbastanza bene per giocare. Mancini e Pellegrini hanno recuperato senza problemi. Così Zaniolo. Siamo là. Dobbiamo cercare di vincere”.
Come definirebbe in una parola i tifosi romanisti?
“Appassionati. Facile”.