L'AS Roma piange la scomparsa di Luis Del Sol, centrocampista spagnolo che in giallorosso collezionò 57 presenze e 4 gol nelle stagioni 1970-71 e 1971-72, giocando da capitano.
Ecco il ricordo dell'ex calciatore giallorosso.
Quando si parla della triplice cessione di Capello, Landini e Spinosi alla Juventus, la si considera spesso come una rovina sportiva per la Roma alla quale sicuramente i tre gioielli avrebbero fatto molto comodo. Ciò che non si dice quasi mai, però, è che nei due successivi campionati, la Roma fece meglio. Passò dall'undicesimo posto al sesto nel 1970-71 e settimo nel 1971-72.
In quei due campionati il capitano fu uno dei giocatori arrivati nell'ambito di quella operazione di mercato: Luis Del Sol. Centrocampista di qualità e sostanza, era stato un campionissimo nel Betis, nel Real Madrid di Puskas e Di Stefano e nella Juventus. A 35 anni, però, era ancora un campione. I tifosi romanisti, che lo avevano accolto con diffidenza, se ne accorsero presto.
Entrò nel cuore di tutti con un gol al Napoli, che era primo in classifica, beffando Zoff. Poi a fine stagione il primo di due trofei vinti in giallorosso, il Trofeo di Lega Armando Picchi conquistato battendo l’Inter in finale con un gol di Renato Cappellini.
"Luis è un campione che sa rimboccarsi le mani e stringere i denti"
- Gaetano Anzalone
Aveva già il volto da guerriero consumato e pochi capelli, vero. Ma sempre al vento, perché non si risparmiava mai, né in allenamento né in partita. Sapeva ancora fare tutto ciò che lo aveva imposto come uno dei più forti stranieri giunti in Italia: vincere contrasti e uscire palla al piede, mettere il pallone dove voleva, arrabbiarsi con un compagno se lo vedeva non dare il massimo, usare il fisico ma anche saltare tre avversari di seguito in dribbling.
Mai una giocata di troppo, ogni cosa che faceva era la più utile alla squadra in quel momento. Un dono raro, quello di saper ridurre tutto all'essenziale, per giocatori tecnici come lui. Correttissimo. Una volta fu espulso per un banale buffetto a Sogliano, del Varese. La corte di appello federale riconobbe l'errore e gli tolse la giornata di squalifica. Professionista serissimo, nonostante l'età migliorava nella seconda parte di stagione, quando magari alcuni compagni iniziavano a calare.
Padrone di un centrocampo che con l'estroso Cordova e il dinamico Salvori piaceva a tutti, dopo il primo anno rinnovò a furor di popolo. E nella seconda stagione, da regista puro, giocò ancora meglio. Il Ct della Nazionale Ferruccio Valcareggi lo elogiò pubblicamente in più di una occasione, i tifosi romanisti lo premiarono per lo spirito di sacrificio e l’attaccamento alla maglia, il presidente Anzalone disse chiaramente che “la giovinezza di un atleta si misura sul campo.
Luis Del Sol, per me, è un ventenne”. “L’ho visto sempre uscire dal campo stravolto. Con lui, ci sentivamo sicuri”, ha raccontato Alberto Ginulfi. Esempio e trascinatore, capitano vero. "Non lo dimenticheremo mai e sentiremo la sua mancanza", disse Ciccio Cordova.
Giocò la sua ultima partita il 30 maggio 1972 in campionato contro il Verona. Pochi giorni dopo, tornò in Spagna e lasciò proprio a Cordova l'onore di guidare la squadra nel Torneo Anglo-Italiano e di alzare una coppa conquistata da una squadra che lui aveva reso più forte.
“Giocare per la Roma è una cosa bellissima. Entri in campo e ti sembra di nuotare in un oceano di folla”
- Luis Del Sol
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