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I giorni di Batistuta alla Roma e l'urlo di gloria dell'Olimpico


Il 6 giugno 2000, la Roma comincia la corsa verso il terzo Scudetto: all'Olimpico viene presentato il Re Leone. Ripercorriamo le tappe della trattativa

6 giugno 2000, Gabriel Omar Batistuta è un giocatore della Roma e viene presentato allo stadio Olimpico. Davanti a una curva Sud gonfia di gente, d’amore e baciata dal sole. Fa caldissimo. 30 gradi, circa.

Ma facciamo un passo indietro. Rewind. La storia inizia poco meno di un mese prima, il 14 maggio 2000. È la trentaquattresima giornata di campionato, l’ultima. C’è un vincitore, poi gli altri verdetti tra qualificazioni alle coppe europee e zona retrocessione. Lo scudetto è della Lazio, ma la gloria non sarà eterna.

A Firenze, al termine di Fiorentina-Venezia 3-0, dopo che Batistuta supera Kurt Hamrin nella graduatoria dei marcatori viola, realizzando una tripletta, a fine partita il numero 9 argentino dichiara: “Non dirò mai cosa mi ha dato fastidio della società. Io voglio fare il calciatore, con il club non condivido tantissime cose. Ritengo giusto cambiare, per non soffrire più”. Parole inequivocabili, che significano addio dopo 9 anni.

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L’agente del calciatore, l’italoargentino Settimio Aloisio, è già al corrente della situazione e sta vagliando le migliori offerte per portare via Batistuta da Firenze e soddisfare le alte richieste economiche della società gigliata. Si fa avanti l’Inter di Moratti, che da sempre ammira il “Re Leone”.

Ci fa un pensiero pure la Lazio di Cragnotti, alla ricerca di un centravanti e nel casting è presente anche Batistuta, oltre a Vieri e Crespo. Ma la più decisa è la Roma di Franco Sensi, che gode anche di un canale privilegiato di Vittorio Cecchi Gori.

“Se devo vendere Batistuta, lo vendo alla Roma”, aveva dichiarato in precedenza il patron fiorentino. L’offerta è monstre: 70 miliardi alla Fiorentina e 12 di ingaggio annui al giocatore per tre anni. Fino al 2003. Bati ha 31 anni e questo può essere davvero il contratto più importante della sua vita.

La definizione della trattativa tra il calciatore e la Roma è complessa e si sviluppa tra il 22 e il 23 maggio. Arriva nella Capitale Aloisio per concludere l’affare, con una piazza in fermento. Sono ore febbrili, le contrattazioni appaiono snervanti e infinite. C’è il timore che possa saltare tutto. I tifosi seguono ogni evoluzione.

C’è chi si apposta davanti agli alberghi “chiacchierati” nella vicenda o nei pressi di uffici di noti avvocati romani. Altri sono incollati dalla mattina alla sera alla radio per avere notizie. L’argomento delle trasmissioni dell’etere romanista è sempre lo stesso: “Batistuta che fa?”. “Batistuta, ma quando firma?”. “Non è che ce lo soffiano all’ultimo?”.

Internet non è ancora fonte d’informazione primaria, allora si ricorre agli aggiornamenti del Televideo. Rai o Mediaset non fa differenza. Le pagine 201 e 244 diventano più gettonate di un quotidiano sportivo perché l’aggiornamento delle stesse è immediato. Almeno, così pare. Sul telecomando non c’è il tasto “refresh”, ma digitando le tre cifre lo scenario può cambiare. La notizia può apparire da un momento all’altro.

L’intesa definitiva arriva martedì 23 maggio, nello studio legale di via Gramsci nel quartiere Parioli. Sono presenti alla riunione la dirigenza della Roma, Sensi compreso, e il tosto manager Aloisio. Sette ore di trattative, poi alle dieci di sera Aloisio esce dalla sede. "Ci siamo, è quasi fatta, manca solo firma, che Gabriel potrebbe mettere in Argentina. Non possiamo ancora dare l’annuncio per problemi tecnici, ma c’è solo la Roma, presto definiremo tutto”, dice il procuratore.

E Batistuta? Durante le fasi dell'affare è a Milano. In serata si reca a Malpensa, dove nella notte si imbarca sul volo per Buenos Aires. Virtualmente da giallorosso. Qualche giorno di vacanza, fino ai primi del mese entrante.

Il nastro della storia torna al punto iniziale. Il 6 giugno è in programma la presentazione a Roma. All’Olimpico. Batistuta – capello lungo in tiro – si mostra tra l’elegante e lo sportivo con una giacca chiara e una maglia scura sotto. Sorridente. Prima l’incontro con i giornalisti per esaudire tutte le curiosità di un affare imponente, poi ri volge il saluto alla gente che già lo ha acclamato idolo incontrastato.

Sono tredicimila, più o meno, le anime presenti sugli spalti. È mattina inoltrata, il sole è a picco sullo stadio e la temperatura percepita è più che estiva. C’è chi ha marinato la scuola, chi ha preso un permesso a lavoro, chi è andato e basta perché è un giorno storico. Chiamato dallo speaker, il nome di “Batistuta” viene scandito dai presenti con potenza. Gabriel capisce di aver fatto la scelta giusta.

"Sono qui per vincere", dice. È il primo (concreto) passo della Roma 2000-01 verso il terzo Scudetto. Tolto ai detentori pro tempore dell’anno precedente. “Tutto il mondo sa, che ora giallorossa è la sua maglia. Quando segnerà, sotto la curva ce fa la mitraglia. Tutti sanno che si chiama Gabriel Omar Batistuta. E noi sappiamo che è un grande campione e lo chiamiamo il Re Leone”.