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Dario Rossi: "Il mio quarto di finale di Coppa UEFA nel 1991..."


Bruxelles, minuto 25 della ripresa di Anderlecht-Roma, ritorno dei quarti di finale di Coppa UEFA. Il gioco è fermo per una punizione a favore dei giallorossi.

Sul pallone – posizionato sulla parte destra del campo, più o meno all’altezza della trequarti avversaria – c’è Giuseppe Giannini, ma il capitano deve attendere che venga effettuato il cambio. Se ne occupa il massaggiatore, Giorgio Rossi. A Tonino Tempestilli con il numero 5, subentra Dario Rossi con il 13. Difensore per difensore. Muta poco o nulla dal punto di vista tattico. Giorgio Martino, storico cronista della Rai, racconta la sostituzione: “Per il giovane della Primavera dovrebbe essere un debutto internazionale”.

Così è. Sarà anche l’unica presenza nelle coppe per il centrale di Alatri in tutta la sua carriera. E subito dopo l’avvicendamento, accade qualcosa di insolito.

Ricorda quell’istante?

“Fu particolare. Entrai io e la Roma fece gol con Rudi Voeller pochi secondi dopo, servito proprio da Giannini da un calcio di punizione, sfruttando un’indecisione dei difensori avversari. La segnatura portò il risultato sul 3-0 per noi”.

Tanto che lo stesso Martino lo fece notare in sede di cronaca: “Mentre si stava annotando l’ingresso di Rossi, il gioco è ripreso, il pasticcio dei difensori e Rudi Voeller firma una tripletta”.

“Di fatto, la gara si decise in quel momento. All’andata era finita 3-0, quella rete ci mise completamente al sicuro da sorprese. Al termine dei novanta minuti fu 3-2 per noi”.

Cosa provò in quel momento?

“A livello personale un ottimo ricordo, una grande esperienza. Io sono di Alatri, avevo vissuto al collegio Nazareno per qualche anno proprio da giocatore delle giovanili. Erano i primi passi che facevo con i grandi, dopo mesi di allenamento, il ritiro in montagna e di preparazione con il mister Ottavio Bianchi”.

Ebbe qualche raccomandazione dal tecnico prima di fare l’ingresso in campo?

“No, no. Sono dell’idea che in un frangente del genere è meglio parlare poco per essere più leggero e spensierato sul terreno di gioco. E così fu. Mi trovai a mio agio, probabilmente anche perché avevamo un risultato comodo da gestire e perché i compagni mi aiutarono. Ricordo Gerolin che mi parlò non appena entrai”.

Fu un traguardo importante per voi all’epoca, quello del raggiungimento della semifinale di Coppa UEFA.

“Decisamente. Il periodo che attraversava la squadra non era dei migliori, almeno per il possibile passaggio di proprietà della società dalla famiglia Viola a Ciarrapico. Si parlava molto in questo senso. E poi la squadra aveva avuto delle difficoltà in campionato. L’Europa rappresentava un obiettivo importante per risollevare la stagione. Così come poi la conquista della Coppa Italia in finale con la Sampdoria. Ricordava un po’ la situazione della Roma di oggi, almeno facendo il raffronto tra il campionato e il cammino europeo”.

Quella stagione, 1990-91, può essere paragonata a quella attuale?

“Ci può stare. La differenza sostanziale riguarda la percezione che può dare il piazzamento in campionato. All’epoca se la Roma arrivava quarta, quinta o sesta ci si accontentava. Ora invece le aspettative si sono alzate. Ma non solo per la Roma, il calcio è cambiato tanto in questo senso”.

Dopo quella serata a Bruxelles non giocò nessun’altra partita in competizioni internazionali. E nella Roma la sua esperienza si esaurì con 13 presenze complessive nel 1994.

“Ma non provo rammarico o altri sentimenti di questo tipo. Ebbi un infortunio piuttosto lungo e riconosco che per rimanere a quei livelli bisognava avere qualcosa in più. Le occasioni non mi mancarono, poi ho fatto la mia carriera altrove, un percorso che era più nelle mie possibilità”.

Dal Belgio all’Olanda. Dall’Anderlecht all’Ajax. Tutto a distanza di 30 anni. Ora la Roma si gioca un’altra semifinale, partendo da un risultato di vantaggio maturato all’andata.

“Sarà una partita difficile, all’andata è stata sofferta. Poteva finire diversamente. La Roma, nonostante gli alti e bassi, ha dimostrato un gioco riconoscibile in stagione. Fonseca ha fatto un ottimo lavoro. Il percorso in linea con le potenzialità della squadra. La coppa diventa un obiettivo primario da non farsi sfuggire. Sarà necessario non fare errori. In ogni caso, il mio giudizio sulla Roma è positivo, considerando anche diversi infortuni”.

Lei da un mesetto circa sta lavorando nella Spal in Serie B come vice di Rastelli, subentrato a Pasquale Marino.

“Da tempo sono nello staff di Rastelli. Io vivo bene in questo ruolo. Ci stiamo togliendo delle soddisfazioni, a volte più e a volte meno. Stiamo costruendo qualcosa di buono qui a Ferrara. Stiamo lottando per tornare in Serie A. Ci giocheremo le nostre possibilità fino all’ultimo”.