Ecco le parole del dirigente giallorosso.
L’attualità porta alla questione Dzeko-Fonseca. C’è stato l’incontro tra i due stamattina. Com’è ora il loro rapporto, qual è la posizione della società e chi sarà il capitano?
“Non voglio certamente sfuggire la questione. È importante chiarire. È stato detto e scritto molto a questo proposito. È importante capire che nel mondo del calcio i club vivono con le dinamiche di una famiglia. Le famiglie possono avere dei problemi, le famiglie solitamente risolvono i problemi, di solito quando li risolvono ne escono più forti. Edin è un grande professionista, un grande calciatore, un uomo con un carattere molto forte. Ha scritto pagine importanti nella storia della Roma. Come è vero che Fonseca è il leader del nostro progetto sportivo, ha svolto un ottimo lavoro qui alla Roma. È la persona alla quale abbiamo affidato il nostro futuro immediato e a medio termine. Negli ultimi giorni abbiamo avuto delle riunioni io, il mister e Edin volte a rafforzare questo sentimento di fiducia reciproca. Sono stati dei momenti importanti, riunioni da cui siamo usciti felici, fiduciosi di poter raggiungere successi con la Roma. Adesso dobbiamo concentrarci unicamente su questo perché il bene collettivo della Roma è più importante degli interessi dei singoli. Per quanto riguarda la fascia di capitano, sono altresì convinto che un club debba reggersi sulla disciplina, sulle regole, su norme da condotta da seguire e da rispettare. In questo momento Edin non è il capitano della squadra. Per quanto riguarda il futuro, lavoreremo nell’interesse della Roma ed Edin sarà sicuramente il primo a lavorare in questo senso”.
Restando sul tema dei capitani, lei nel giorno della sua prima conferenza stampa aveva detto che dopo il mercato sarebbe arrivato il momento anche per parlare del rinnovo dell’attuale capitano, Lorenzo Pellegrini, che ha un accordo in scadenza nel 2022. Avrà dei tempi stretti su questo? E poi, può fare un bilancio sul mercato di gennaio appena concluso?
“Per quanto riguarda Pellegrini, tengo a ricordare che è stato l’unico calciatore del quale ho parlato individualmente nella mia prima conferenza stampa. L’ho fatto perché tutti nel club, Dan, Ryan, io, il mister, riteniamo che rappresenti perfettamente i valori del nostro progetto. È un calciatore giovane, di talento, con una forte identità nel club, ma al tempo stesso è un team worker, un forte lavoratore, molto dedito al lavoro. Siamo ottimisti, a breve ci incontreremo con il suo agente e contiamo di risolvere tutto. Quanto al mercato, sono una persona ambiziosa ed esigente con se stessa. Per quanto riguarda il mercato in entrata, ritengo che l’arrivo di El Shaarawy e Reynolds siano due calciatori che rientrano nel progetto del club, sono due acquisti importanti, credo che possano aiutare la squadra a diventare più forte fino al termine della stagione. Ma abbiamo lavorato per trovare delle soluzioni anche in uscita, per quei calciatori che giocavano meno, trovando meno spazio sono anche meno felici. Purtroppo per una ragione o per l’altra queste opportunità non si sono concretizzate. Questo resta un punto che non può lasciarmi soddisfatto prima di tutto con me stesso”.
Se la Roma non arrivasse in Champions, sarebbe costretto a vendere alcuni pezzi pregiati come successo già con altri suoi predecessori?
“Rispetto la domanda, ma oggi siamo al 3 febbraio. Questa è una domanda che ci proietta a scenari di fine maggio, di fine stagione. E non sono in grado di fare previsioni o di predire il futuro. Posso dire che siamo tutti impegnati, io, la mia squadra, la proprietà, l’allenatore, i calciatori, tutti i dipendenti a Trigoria, nel cercare di costruire una mentalità basata sulla quotidianità, sulla mentalità che si gioca di partita in partita, per cercare di conquistare sempre i tre punti per raggiungere i nostri obiettivi alla fine della stagione. Al momento, la nostra priorità va alla partita di sabato, prepararla al meglio per vincerla”.
Qual è la situazione di Pastore, Fazio e Santon? Arriveranno a scadenza di contratto? E che disponibilità hanno dato per trovare una soluzione?
“Nella nostra esperienza, sia nel calcio sia nello sport in generale, è normale che un giocatore quando non gioca non può essere felice. Il professionista vuole scendere in campo. A maggior ragione come nel caso di Pastore, ad esempio, se non lo può fare per un infortunio. Ecco, già come detto, con gli agenti dei calciatori abbiamo lavorato per trovare delle soluzioni che permettessero di conciliare gli interessi della Roma, con quelli dei ragazzi. Per una ragione e per un’altra non si sono concretizzate. È un po’ il discorso che vale per una squadra, durante la partita gioca, costruisce un gioco per creare delle occasioni, ma non sempre le riesce a concretizzare. Detto tutto questo, adesso il mercato è chiuso, siamo una famiglia, questi sono i componenti della nostra famiglia, tutti lavoreremo al meglio per i successi della Roma”.
Può garantire che Fonseca sarà l’allenatore del prossimo anno?
“Prima di tutto voglio garantire che tutte le notizie circolate in merito a riunioni che avrei avuto con altri allenatori, assolutamente non rispondono al vero. Sono vere e proprie bugie. Nulla di tutto ciò è mai successo. In secondo luogo, sia Dan, Ryan e io siamo soddisfatti del lavoro di Paulo Fonseca. Con il quale lavoriamo per il presente e il futuro della Roma. Tengo ad aggiungere che la mia relazione con Paulo è molto buona, il mister non è preoccupato per queste voci, non è distratto, è solo concentrato sulla prossima partita di campionato, di sabato, e sulle successive che verranno”.
È stato un mercato difficile nel quale nessuno ha lasciato la Roma, è deluso dal comportamento di Fazio e Juan Jesus che sono stati infatti esclusi dalla lista UEFA? Con i conti economici pensa di essere a posto lo stesso?
“Sono tre questioni diverse. La prima riguarda la lista UEFA. All’interno della quale c’è spazio soltanto per 22 nomi. Anche alla luce degli acquisti che abbiamo effettuato 2 giocatori sono stati inseriti, altri 2 sono usciti. Questa è una scelta che compete allo staff tecnico. La seconda è una questione che riguarda i conti. Non possiamo nascondere che la pandemia, il Covid, abbiano determinato alcuni nuovi e seri problemi per i club, quindi devono cercare di gestire al meglio tutte le soluzioni e se non lo fanno questo comporta degli ulteriori problemi. La terza questione non sta a me essere deluso per determinati comportamenti. Come già ho spiegato, ho lavorato intensamente con gli agenti dei calciatori per trovare delle soluzioni. Alcune erano state trovate, poi non si sono concretizzate per una questione o per l’altra. Il mercato si è chiuso il 2 febbraio oggi siamo al 3, stiamo tutti insieme per lavorare nel bene della Roma”.
Come è nata la trattativa Sanchez-Dzeko? Nella decisione di non portarla avanti ha inciso l’umore della piazza?
“In primo luogo vorrei far mie le parole di un dirigente molto esperto e competente come il direttore Marotta. Tutto ciò che ha detto risponde al vero. Il mio atteggiamento nei vostri confronti sarà sempre di massima apertura e trasparenza, è vero che ho incontrato Piero Ausilio a Milano. È un professionista che stimo molto, si è dimostrato particolarmente gentile e cordiale. Abbiamo parlato di diverse questioni in una riunione. Ma non siamo mai arrivati a intavolare una vera e propria trattativa. Per quanto riguarda la questione della piazza, l’umore dei tifosi, ritengo che la grandezza di un club dipenda direttamente dalla grandezza dei propri tifosi e della propria tifoseria. La Roma è un grande club riconosciuto in tutto il mondo proprio in virtù dei propri tifosi, questo è un fatto che io rispetto e ammiro molto. Peraltro vengo da un club con una tradizione simile. Detto questo, le decisioni che dobbiamo prendere vanno nell’interesse del club, devono corrispondere a quelle che sono le strategie della proprietà ed essere fedeli alle nostre idee per migliorare e rendere vincente la squadra. Ma, detto tutto questo, nella fattispecie tutto ciò non si applica neppure perché non si è mai arrivati ad intavolare una trattativa”.
La società chiederà a Fonseca di far giocare Dzeko? E sulla fascia di capitano chi decide?
“Sono due questioni ben diverse. La prima attiene alla strategia del futuro del club. Decidere a chi assegnare la fascia di capitano è una questione strategica coinvolge certamente il mister, ma anche tutta la società. Pertanto bisognerà arrivare ad una scelta condivisa. Quanto alle scelte tecniche, il mister gode della sua autonomia, ci mancherebbe altro. È lui che sceglie i calciatori, la formazione, le sostituzioni. Non c’è alcuna influenza da parte della società e non potrebbe essere diversamente”.
È ancora dell’idea che non servono altri dirigenti dopo questo primo mese di lavoro con la Roma?
“Confermo ciò che ho già detto. Per quanto riguarda l’area sportiva, io sono il responsabile, in stretto contatto con Dan e Ryan. Ora, giunti al termine del mercato, devo avere del tempo per concentrarmi sulla struttura che ruota attorno al club. Ci sono delle aree come la segreteria sportiva, altre aree che fanno da supporto, da puntello alla quotidianità del club che andranno rafforzate e migliorate. Per poter dotare il club di una struttura professionale, solida, forte. Ma, per quanto riguarda ciò che voi chiamate la direzione sportiva, non ci saranno nuovi arrivi”.
Mkhitaryan le ha comunicato di voler esercitare l’opzione per il rinnovo?
“Per quanto riguarda Mkhi, è un calciatore molto importante per noi. Se non ricordo male, è il secondo giocatore in Europa per gol fatti e assist forniti. È alle spalle di Bruno Fernandes. Questo testimonia un rendimento straordinario sul campo. Ma è anche un professionista eccellente, un esempio per tutti. In questo progetto può essere un elemento molto importante, per aiutare anche i giovani. È vero, nel suo contratto c’è una clausola che gli permette di esprimersi per il rinnovo. Ma lui ha già dichiarato di essere felice qui a Roma, non mi aspetto problemi, sono già d’accordo con il suo agente che ci incontreremo a breve per risolvere la questione. Tutte le parti hanno interesse a continuare per essere felici insieme”.
La precedente gestione teneva alti i costi di gestione del club per mantenere alta la competitività della squadra. Continuerete su questo percorso o avete altre idee in merito?
“Non mi piace esprimere dei commenti sul passato. Nel passato c’è stata una gestione con un proprio orientamento strategico. Sono stati fatti investimenti, con determinati risultati. Lascio a voi le valutazioni. Io posso dire che dal primo giorno che ci siamo visti con Dan e Ryan, abbiamo concordato che il denaro non è tutto. Non è una corsa a cui spende di più. Ma ci siamo sempre detti che dovevamo essere rigorosi, disciplinati, equilibrati nella gestione del denaro. Siamo disposti a spendere denaro, a fare investimenti, ma quello che conta di più non è la quantità di denaro investito, ma la qualità. Dovremo fare delle scelte con estremo criterio, per prendere quei calciatori giusti per rendere la Roma competitiva in ogni competizione. Questo mercato di gennaio credo abbia lanciato un segnale preciso, un esempio di ciò che vogliamo fare. Abbiamo preso due giocatori che corrispondono ai profili che cerchiamo per il proprio progetto. Un nazionale italiano e uno dei migliori talenti della MLS. Due operazioni che saranno utili in chiave futura”.
Può raccontare che giocatore è Reynolds? I suoi pregi e i suoi difetti?
“Reynolds è un giocatore che abbiamo per i prossimi 5 anni, non per farlo scendere in campo sabato con la Juventus. È un calciatore che da due mesi non scende in campo. Ha terminato il campionato negli Stati Uniti e ha avuto il Covid. Crediamo molto in lui. Non so se sarà a disposizione per la prossima. Sono molto felice di questo acquisto. So bene quanti club avevano mostrato interesse nei suoi confronti. Sono contento che abbia scelto noi. È un calciatore con potenziale elevato, nonostante abbia 19 anni. Ha caratteristiche offensive molto interessanti. Dal punto di vista difensivo può migliorare, ma è nel campionato giusto per lavorare su questo aspetto. Fisicamente è molto forte, ha caratteristiche straordinarie. Abbiamo in mano un gioiello che dobbiamo raffinare”.
Quanto è importante nel vostro progetto scegliere giocatori come El Shaarawy, entusiasti di legarsi a questo club?
“Questa è una buona domanda. È una delle sfide che abbiamo e quando dico abbiamo mi riferisco al panorama mondiale. Individuare anche le caratteristiche psicologiche ed emozionali dei calciatori. Ci sono giocatori che finiscono con il non integrarsi in una nuova realtà. Certamente la motivazione e la dedizione, l’impegno, la felicità del calciatore per arrivare in un posto è un fattore determinante ai fini dell’ambientamento. Per me è la nota positiva di questo mercato, il fatto che Stephan e Bryan abbiano deciso di abbracciare questo progetto con tale entusiasmo. Nel caso di Stephan, ci tengo a dirlo anche pubblicamente, lui ha sempre voluto fortemente tornare alla Roma. La sua volontà è stata determinante. Senza questa sua volontà, sarebbe stato difficile concretizzare il suo trasferimento. È un motivo di grande soddisfazione, prendere un grande giocatore, pienamente dentro il progetto”.
Il bilancio delle sue prime settimane di lavoro a Roma?
“Ci sono stati dei momenti in queste settimane in cui mi sono sentito come quel personaggio di Voltaire, Candido: dove metteva il piede lui, succedevano problemi… Scherzi a parte, sono stati dei mesi difficili. Sono arrivato in un nuovo paese, con una nuova lingua, nel mezzo del mercato invernale. Ho potuto godere del sostegno di tutte le persone che lavorano qui alla Roma, della fiducia dei proprietari che mi hanno trasmesso in ogni momento. Ho potuto avvalermi della competenza delle persone con cui collaboro quotidianamente nel club. Questo è un club con un grande potenziale per costruire una struttura ancora più vincente. A partire da oggi potrò dedicarmi a tutta questa struttura. Ai calciatori, allo staff tecnico, a chi lavora, ma soprattutto per sviluppare tutti i vari dipartimenti che serviranno a rendere questo club ancora più forte”.