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    Historic XI: quando Losi diventò “Core de Roma”


    Roma-Sampdoria 3-2 dell’8 gennaio 1961 è una di quelle partite che restano nell’immaginario del tifoso romanista

    Gare non necessariamente legate ad un traguardo conquistato o che abbiano determinato chissà cosa al termine di una stagione. Una di quelle vittorie agguantate quando sembra tutto perso. O quasi.

    In questo caso le avversità si erano palesate al gran completo. Infortuni, risultato a sfavore, condizioni climatiche non ideali.

    Dopo essere andati in vantaggio con Lojacono all'inizio del secondo tempo, la Samp pareggia e poi sorpassa con i gol Cucchiaroni e di Brighenti. Ma la Roma di Foni non si scompone. Immediato il pari di Pedro Manfredini, che realizza il punto del 2-2.

    Intanto, il difensore e capitano Giacomo Losi si procura uno stiramento. Ma resta in campo, nonostante il dolore, perché Guarnacci era stato a sua volta costretto ad abbandonare il terreno di gioco per un altro infortunio.

    Losi si sistema all’ala per limitare i danni. Tuttavia, più che una mossa conservativa, la nuova collocazione forzata si rivela una scelta vincente in quel momento del match.

    Al 69’ Lojacono batte il calcio d'angolo e Losi è lì, presente al centro dell’area di rigore. Salta in aria, attende il pallone arrivi sulla testa e chiude gli occhi nonostante il dolore incalzi. Sorprende il dirimpettaio doriano, prendendogli il tempo. Ed è gol.

    Come in un sogno, quasi, la palla va in rete e la Roma vince la partita. Per Giacomo è il primo gol in giallorosso. Ne segnerà soltanto un altro, in 455 presenze complessive.

    In Roma-Sampdoria 3-2 dell’8 gennaio 1961 Losi diventa “Core de Roma”. Lui, lombardo di Soncino, entra definitivamente nel cuore di tutti i romanisti e nei volti immortali della Città Eterna. Il soprannome va attribuito a Walter Chiari, qualche giorno prima della contesa con i blucerchiati. All’ingresso nella trasmissione "L'oggetto misterioso", il conduttore saluta il difensore con queste parole: “Ecco a voi er Core de Roma, Giacomo Losi!”.

    Ecco gli undici protagonisti di quel match storico.

    Fabio Cudicini: portiere di rendimento e agilità. Vinse una Coppa Italia e la Coppa delle Fiere. Fu costretto ad andare via per una precisa richiesta di Pugliese. “Andai via da questa città in lacrime. (…) Io mi trovavo bene con tutti, ma in particolare strinsi un bel rapporto con Giacomo Losi. Anche le nostre mogli erano amiche e capitava spesso di ritrovarci insieme. Abitavamo entrambi a Monte Mario, portavamo i nostri figli nella stessa scuola. (…) Giacomo era il capitano. Il suo attaccamento alla maglia lo trasmetteva anche agli altri”. 210 presenze

    Alfio Fontana: terzino solido e titolare nel quadriennio 1960 e 1964. L’unico gol in campionato con la maglia della Roma lo segna alla squadra dalla quale la Roma lo aveva preso, il Milan. Per dire che gli ex segnano spesso anche a nostro favore, non solo il contrario. 164 presenze, 2 gol.

    Luigi Giuliano: centrocampista di rendimento, che il presidente Sacerdoti portò in giallorosso dal Torino nel 1954, affidandolo inizialmente al tecnico Jesse Carver. Nella Roma resta otto anni, convivendo anche con qualche infortunio di troppo. Segna anche in un derby, ma non serve per evitare la sconfitta. 161 gare, 11 gol.

    Paolo Pestrin: centrocampista, abile in regia e nei compiti di copertura. Giocatore con il ricorrente vizio del gol, almeno nella Roma. Non a caso entra nel tabellino dei marcatori nella finale di ritorno di Coppa delle Fiere contro il Birmingham, nel successo giallorosso per 2-0 contro gli inglesi, contribuendo al successo. 230 presenze, 23 gol.

    Giacomo Losi: nel gradino più basso del podio dei calciatori romanisti di tutti i tempi per presenze complessive tra Serie A e coppe. 455 partite, che senza la diarchia Totti-De Rossi sarebbero bastate per essere il più presente di tutti, di sempre, dal 1927. Oggi è terzo, alle spalle delle 786 presenze del 10 e le 616 del 16. “Ma i record sono fatti per essere battuti e sono contento di avere davanti Francesco e Daniele”, ha detto Losi a più riprese. Lui, Core de Roma. 455 gare, 2 gol.

    Egidio Guarnacci: centrocampista, che il cronista Rai Sandro Ciotti accostò a Attilio Ferraris e lo definì “un median di statura internazionale”. Si infortuna seriamente al ginocchio durante Roma-Sampdoria dell’8 gennaio 1961. 147 presenze, 5 gol.

    Alberto Orlando: attaccante, capace di fare più cose in campo. Ma, soprattutto, di amare la Roma nella vita. “Per la Roma mi sono adattato a ricoprire un ruolo non ideale. Io ero un centravanti, ma l'arrivo di Manfredini e il declino di Ghiggia mi costrinsero a spostarmi all'ala destra. Sono un figlio della Roma. La Roma mi ha insegnato ogni cosa. La romanità è un valore incredibile. La Roma è tutto”. 177 presenze, 42 gol.

    Francisco Ramon Lojacono: attaccante con tanta qualità nei piedi. Argentino di nascita, fu anche naturalizzato italiano. Arriva in giallorosso nel 1960, mettendo subito la sua impronta sulle partite della Roma. Segna 5 gol nelle prime 6 apparizioni con la maglia marchiata dalla lupa. La sua media realizzativa sarà quasi di mezzo gol a partita. Contribuisce alla Coppa delle Fiere del 1961. 74 presenze, 36 reti.

    Pedro Waldemar Manfredini: bomber, numero 9 atipico. Rapido, amante dell’uno contro uno, ma anche altruista. Con 104 gol in 164 presenze nelle competizioni ufficiali è il quinto miglior marcatore della storia della Roma dopo Francesco Totti, Roberto Pruzzo, Amedeo Amadei e Rodolfo Volk. Impressionante la sua media-gol: 0,63 reti a partita, solo Volk (0,66) ed Enrique Guaita (0,68) hanno fatto meglio.

    Juan Alberto Schiaffino: definito uno dei calciatori più forti di tutti i tempi. Non solo della sua nazione, l’Uruguay, alla quale regalò il “Maracanazo” nel Mondiale che sarebbe dovuto essere del Brasile. In Italia ha vestito le maglie di Milan e Roma. In giallorosso arrivò sul finale della carriera, ma portò in dote la sua esperienza per i giovani che si affacciavano. Tipo Giancarlo De Sisti: “Dico solo che è stato uno degli uomini fondamentali nella mia crescita professionale. Dava sempre dimostrazione della sua classe. Sul terreno di gioco e fuori. Di lui ammiravo soprattutto l’umiltà: veniva ad allenarsi con la Seicento o spesso anche in autobus. 47 gare, 3 gol.

    Arne Selmosson: attaccante, svedese, il primo a riuscire a fare gol nel derby della Capitale vestendo entrambe le maglie. A distanza di tanti anni, Aleksandar Kolarov eguaglierà il medesimo primato. 101 partite, 33 gol.