Serie A, Domenica, 15 DIC, 18:00 CET
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    La Coppa Italia nell'era della presidenza di Dino Viola


    Dalla Coppa Italia iniziò e si concluse un’epopea magica nella storia della Roma. Quella di Dino Viola.

    Dopo il solco tracciato da Gaetano Anzalone, l’elegante e antesignano signore di Aulla diede la sua impronta gestionale al club, portandolo a livelli d’eccellenza. “Dirigere un’azienda calcio è molto più difficile che dirigere un’azienda industriale, ma io ho adottato lo stesso metodo” .

    Sotto la sua reggenza la società mette in bacheca 1 scudetto e 4 coppe nazionali, anche se – di fatto – le Coppa Italia sono 5 contando il titolo del 1990-91. Il successore, Giuseppe Ciarrapico, subentra alla famiglia Viola solo in primavera, a stagione già inoltrata, con la squadra già in volo verso le due finali che avrebbe disputato. Di Coppa UEFA e Coppa Italia.

    Già, la Coppa Italia, la competizione che la Roma si appresta a iniziare in questo 2020-21 e che destinò la presidenza Viola a partire dal maggio del 1980.

    COPPA ITALIA 1979-80

    Nella prima fase di questa edizione i giallorossi – in quella stagione con la maglia Pouchain di fondo bianca, con inserti giallo, arancioni e rossi – affrontano Perugia, Ascoli, Sampdoria e Bari nel girone eliminatorio. La prima partita è contro gli umbri, in trasferta. Vince la Roma 1-0 con gol di Agostino Di Bartolomei. È anche la vittoria numero 1 in gare ufficiali della presidenza Viola. Al termine del raggruppamento, i giallorossi chiudono al primo posto con 7 punti. Nei quarti di finale superano il Milan, in semifinale la Ternana e in finale il Torino.

    Particolare l’ultimo atto della competizione, disputato in gara unica all’Olimpico. La Roma conquista il trofeo ai calci di rigore, grazie soprattutto alle parate di Franco Tancredi che contribuisce a neutralizzare quattro penalty quando tutto sembrava già scritto e deciso in direzione granata. La celebrazione finale dello stadio è da brividi. Con una serie di torce a illuminare la serata. La squadra, allenata da Liedholm, con il successo, oltre a mettere in bacheca la terza Coppa Italia del suo corso, torna a giocare in Europa (in Coppa delle Coppe) dopo 5 anni.

    COPPA ITALIA 1980-81

    I giallorossi iniziano il torneo nei quarti di finale, affrontando la Fiorentina tra andata e ritorno. Il primo atto è deciso da un giovanissimo Alberto Di Chiara, uno che in futuro sarebbe diventato proprio un simbolo della squadra viola. Il gol fa la differenza ai fini della qualificazione, dato che la seconda sfida si conclude sullo 0-0. In semifinale la Roma fa fuori la Juventus, più o meno con le stesse modalità. Vittoria in casa (1-0) e pareggio fuori (1-1). In finale l’avversario è lo stesso dell’anno precedente, il Torino. Stavolta si gioca al meglio dei due match.

    Entrambi si concludono con il medesimo risultato, 1-1. Servono di nuovo i calci di rigore. Tancredi è ancora una volta decisivo e a realizzare il punto decisivo dagli undici metri è Paulo Roberto Falcao. Il brasiliano arrivato nell’agosto del 1980, l’uomo che avrebbe contribuito – insieme a Viola – a cambiare le sorti della Roma. Lui segna e consegna la quarta Coppa Italia alla storia della società.

    COPPA ITALIA 1983-84

    Dall'ultima vttoria in Coppa Italia, la formazione di Liedholm aveva già conquistato il secondo Scudetto (nel maggio 1983) e l'accesso alla finale di Coppa dei Campioni. Il 30 maggio 1984 la squadra non sale sul tetto d’Europa, stavolta per dei rigori avversi. Si consola – per modo di dire – in Coppa Italia circa un mese dopo sconfiggendo il Verona nella doppia finale. Rimini, Arezzo, Atalanta, Padova, Reggiana, Milan, Torino gli avversari affrontati e battuti nel corso del torneo precedentemente passando per un girone eliminatorio, poi ottavi, quarti, semifinale e finale. La coppa la alza Di Bartolomei, nella sua ultima apparizione da capitano e giocatore della Roma prima di passare al Milan.

    COPPA ITALIA 1985-86

    Stavolta la vittoria in Coppa Italia arriva per attenuare la delusione in campionato, con il titolo sfuggito alla penultima giornata all’Olimpico contro il Lecce già aritmeticamente retrocesso. La Roma di Eriksson capitola sul più bello, lasciando il passo alla Juventus. Ma la stagione non è conclusa. C’è l’altra rassegna nazionale da onorare. E la Roma lo fa, vincendo pure con tanti giovani del vivaio. Da Stefano Impallomeni a Antonio Di Carlo, passando per Sandro Tovalieri e Stefano Desideri.

    In finale la squadra giallorossa supera la Sampdoria in un doppio impegno tra andata e ritorno. Il gol della tranquillità, allo stadio Olimpico, lo segna Toninho Cerezo. “All’ultimo minuto, nel suo ultimo minuto”, racconta via etere Alberto Mandolesi in lacrime per la commozione. Cerezo il giorno dopo avrebbe cambiato squadra dopo tre stagioni nella Capitale. Per andare a giocare proprio nella Sampdoria.

    COPPA ITALIA 1990-91

    È l’ultima stagione della gestione Viola. Contrassegnata dalla scomparsa del presidente il 19 gennaio 1991. La Roma, allenata da Ottavio Bianchi, per onorare la memoria del suo “ingegner Roma”, arriva in fondo a due competizioni. In finale di Coppa UEFA e in finale di Coppa Italia. Nell’ambito della coppa europea, i giallorossi cedono il passo all’Inter nella doppia finale vincendo per 1-0 all'Olmpico dopo un sconftta per 2-0 all’andata.

    In Coppa Italia, invece, la squadra capitata da Giuseppe Giannini ottiene il settimo titolo nazionale. Batte in finale ancora una volta la Sampdoria, mostrando al cielo di Marassi il suo trofeo. Un’affermazione non banale, conquistata dopo aver superato – tra i tanti – avversari come Juventus e Milan, oltre che la Samp di Boskov Vialli e Mancini fresca campione d’Italia. È già iniziata la presidenza Ciarappico, ma a Genova la coppa è alzata anche da Flora Viola, moglie di Dino.

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